Caccia all'evasore: al via tra le polemiche l'algoritmo fiscale di “Minority report”

Caccia all'evasore: al via tra le polemiche l'algoritmo fiscale di “Minority report”
di Andrea Bassi
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 07:34

L'algoritmo è stato battezzato.

Si chiama Vera. Sta per “Verifica dei rapporti finanziari”. L’intelligenza artificiale scandaglierà i conti correnti, gli estratti delle carte di credito, gli investimenti finanziari, i registri automobilistici, le banche dati catastali e, alla fine, estrarrà una lista di contribuenti che mostrano “incongruenze” rispetto alle loro dichiarazioni dei redditi. Ne uscirà fuori una lista in cui i nomi dei presunti evasori saranno mascherati dietro degli pseudonomi. Poi toccherà all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza andare a verificare se chi l’algoritmo ha identificato come “Pluto” o “Topolino” abbia dribblato i propri obblighi fiscali. L’era della caccia agli evasori con l’intelligenza artificiale sta per iniziare. Il decreto che autorizza l’uso dell’algoritmo è stato approvato a giugno, ma per ora non è stato ancora utilizzato. Il pericolo, almeno secondo l’allarme lanciato dagli avvocati tributaristi che poi saranno chiamati a difendere le ragioni dei contribuenti, è che ci si trovi da un giorno all’altro fiondati in un mondo che somiglia a quello descritto nel film di Steven Spielberg Minority Report. Una realtà in cui i criminali sono arrestati e imprigionati prima che commettano un delitto grazie all’azione della “precrimine”, una sorta di polizia preventiva che riesce ad anticipare le intenzioni dei malviventi, ma dalla quale secondo la narrazione filmica è praticamente impossibile difendersi.

IL NODO

Il punto è proprio questo. Come faranno i contribuenti finiti nella “lista nera” del Fisco perché segnalati dall’intelligenza artificiale a dimostrare di essere innocenti? Una domanda che si sono posti soprattutto gli avvocati tributaristi. Il Congresso forense che si è riunito a ottobre a Lecce, ha approvato a larghissima maggioranza una mozione proposta dall’Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati Tributaristi proprio per chiedere che «i criteri in base ai quali le autorità decidono con il supporto dell’intelligenza artificiale siano ampiamente noti ed accessibili».

Quali sarebbero altrimenti i problemi? Molti. Anzi, moltissimi secondo i tributaristi. Per esempio, l’algoritmo farà una scansione di tutti i contribuenti e ne tirerà fuori una lista di presunti evasori.

LA SALVAGUARDIA

Ma siamo sicuri che l’intelligenza artificiale abbia sempre dati completi e aggiornati? Cosa succede, insomma, se l’algoritmo sbaglia? «C’è il rischio», spiega Antonio Damascelli, presidente dell’Unione Nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi, «che il contribuente abbia come unica strategia difensiva quella della dimostrazione dell’errore in cui è incorso l’algoritmo. Ma questa», aggiunge, «sembra essere una prova cosiddetta diabolica non avendo la possibilità di conoscere come è stato impostato l’algoritmo». Il tema, insomma, è più o meno questo. L’algoritmo ha accesso a una mole impressionante di banche dati, quasi 150 in tutto. Dai conti correnti alle carte di credito, alle bollette della luce e del gas, ai dati catastali degli immobili, alle detrazioni per ogni tipo di spesa, dai bonus edilizi fino alle spese sportive. L’occhio del Fisco può guardare davvero a fondo nelle tasche e nelle vite dei contribuenti. Ma in base a quale “ragionamento” stabilisce se una data partita Iva o un certo imprenditore o, persino, un lavoratore dipendente deve essere indicato nell’elenco dei presunti evasori da accertare? Non è noto, dicono i tributaristi. Il punto è anche un altro. «Chi lavora a questo algoritmo», spiega ancora Damascelli, «è il ministero dell’Economia insieme all’Agenzia delle Entrate, in coordinamento con la Guardia di Finanza. Sono parti interessate al pari del cittadino-contribuente che, invece, non partecipa in nessuno modo a questo procedimento». Da qui, insomma, la richiesta che venga garantito, attraverso la costituzione di un’Autorità terza e indipendente, che la progettazione e la gestione degli strumenti di intelligenza artificiale applicati al processo tributario e al procedimento amministrativo, siano effettuati in modo da salvaguardare il rispetto dei diritti costituzionali del contribuente. Un tema, quello del riequilibrio dei rapporti tra Fisco e cittadini, emerso anche nel dibattito per la fiducia del nuovo governo.

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