Investimenti, vademecum liquidità contro l'incertezza

Investimenti, vademecum liquidità contro l'incertezza
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Mercoledì 3 Marzo 2021, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:24

L’incertezza talvolta è cattiva consigliera. Al punto da spingere i risparmiatori a rimanere fuori dal mercato, in attesa di chiarezza sul futuro anche se le proiezioni dei suggeriscono che qualche rischio può essere corso. È ciò che sta accadendo nelle ultime settimane di volatilità dei mercati, tra interrogativi sull’epidemia, timori sull’inflazione e incognite sulle politiche di intervento delle banche centrali ma anche dei governi. Eppure, anche il difficile 2020 che non ha risparmiato soddisfazioni a molti ha dimostrato l’elevato costo/opportunità che si trova potenzialmente dietro il tentativo di anticipare l’andamento dei mercati. Poiché i tassi di riferimento sono destinati a rimanere inferiori al tasso d’inflazione ancora per un po’, nonostante l’incertezza è opportuno non eccedere con la componente liquidità. Per almeno quattro motivi. Anzitutto perché in presenza di tassi reali negativi, detenere liquidità in eccesso riduce il patrimonio in termini reali, poiché l’inflazione ne erode il potere di acquisto.

Agli attuali tassi, un investitore con un portafoglio di 5 milioni di dollari mantenuto in liquidità e una spesa annuale di 250 mila dollari che aumenta del 2% l’anno, a causa dell’inflazione perderebbe il 55% del suo patrimonio in soli 10 anni.

Poi ci sono altre valutazioni sulla liquidità: quella di cui si ha bisogno è probabilmente meno di quanto si pensi. Basti dire che i sette fondi pensione di maggiori dimensioni del mondo presentano una posizione di liquidità media di appena il 4% (contro almeno il 25% dichiarato dai privati), e una quota azionaria del 45%. Inoltre, alla maggior parte degli investitori privati basterebbe una quota di liquidità sufficiente a fare fronte alle esigenze di spesa a 3–5 anni al netto del reddito. E non tutta la liquidità deve essere mantenuta in contanti. La suddivisione in blocchi può favorire la generazione di rendimenti. Il blocco 1) può essere riservato per le esigenze quotidiane nei 6–12 mesi; il blocco 2) per fare fronte alle esigenze previste per i 2 anni successivi; il blocco 3) per cogliere potenziali opportunità d’investimento nei 2–5 anni. Se la liquidità dei blocchi 1) e 2) dovrebbe essere in contanti, quella del blocco 3) può essere temporaneamente impiegata in strumenti con rischio modesto, ad esempio investendo in un portafoglio obbligazionario diversificato. Infine, una quota può essere destinata all’acquisto di titoli con prospettive di crescita più elevate.

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