Missione Revamping, consorzi d'impresa contro il caro-bolletta

Missione Revamping, consorzi d'impresa contro il caro-bolletta
di Marco Barbieri
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 13:23 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 15:04

Revamping è l’espressione usata ai tempi di “Industria 4.0” per sollecitare la manifattura italiana a digitalizzare i propri processi produttivi, ammodernando gli impianti (l’età media dei macchinari industriali in Italia è di circa 13 anni) e mettendoli in connessione (il 70% non è interconnesso).

Il caro-bollette, che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese, ha aggiunto l’aggettivo “energetico” al nome revamping. Revamping energetico è oggi il mantra che tormenta il presente e il futuro di tutto il sistema produttivo, più o meno energivoro. Ammodernare gli impianti fotovoltaici e di cogenerazione, per chi li aveva già installati, o installarne di nuovi per chi non vi aveva ancora provveduto è diventato un obbligo. Una condizione per sopravvivere. Tutti i grandi colossi dell’energia, da Enel a Engie, passando per le maggiori utilities (da Hera ad Acea fino ad A2A) hanno costituito dipartimenti o società specializzate nell’offerta di servizi innovativi di ingegneria per far fronte a una richiesta incessante che viene dal mercato: costruire o ammodernare il proprio piccolo o grande impianto di produzione energetica.

Difficile stimare il valore del business innescato da questi nuovi e indispensabili investimenti di revamping energetico.

L’INVESTIMENTO

«Non credo che ci sia un investimento medio – sostiene un piccolo-medio imprenditore toscano che non vuole indicare il nome dell’azienda – abbiamo chiesto un intervento e una valutazione sia agli energy provider, sia alle società di servizi di ingegneria. Abbiamo un fatturato di circa 30 milioni di euro. Alla fine abbiamo installato un impianto fotovoltaico di mezzo megawatt in autoconsumo. Il tutto con una spesa di mezzo milione di euro». Sono sempre più numerose le aziende che cercano soluzioni di revamping energetico “in proprio”, senza utilizzare i servizi di ingegneria dei tradizionali energy provider. E si tratta anche di grandi aziende. Come è accaduto a esempio per Michelin che per i suoi stabilimenti in Italia si è trovata una bolletta energetica triplicata, e che ha iniziato a cercare partner per il proprio efficientamento energetico a tutto campo, sentendo le proposte anche delle società di ingegneria che possano allestire un progetto di autoproduzione energetica, senza passare dagli energy provider. Ovviamente, in questo caso non basta un investimento di mezzo milione di euro. Ma se ne deve immaginarne uno di decine di milioni.

Permitting, progettazione e costruzione dell’impianto, logistica, commissioning per la selezione dei fornitori sono le fasi in cui c’è bisogno di un regista, che di volta in volta è il dipartimento o la società di innovazione nata nei grandi energy provider, o è la società di servizi di ingegneria che assume un onere specifico, magari esportando su scala industriale le esperienze condotte nei progetti di efficientamento energetico dei condomini. «Noi lavoriamo da anni per assicurare ai grandi energy provider i servizi tecnici richiesti dai loro clienti per le operazioni di efficientamento energetico – racconta Rocco Marsico, direttore Green Energy di Proger – per ammodernare impianti fotovoltaici o di cogenerazione. Ma negli ultimi tempi ci capita sempre più spesso di ricevere richieste dirette da parte di piccole e grandi imprese». Alle società di ingegneria è richiesta la capacità di essere l’”owner engineer” al servizio dei clienti degli energy provider o direttamente a richiesta delle imprese energivore. Un nuovo spazio di competenza e di mercato.

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