Fisco, la valanga detrazioni sta ingrossando: ora pesa 125 miliardi

Invece di ridurle, tutti i governi hanno aggiunto nuovi sconti per i contribuenti: il conto oggi è 626 voci, 182 in più rispetto a sette anni fa

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
di Luca Cifoni
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 14:43 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 07:36

Nel 2022 sono cresciute fino a toccare quota 626, ma in realtà contando anche le norme in vigore a livello locale si arriva a 740.

In valore invece c’è stato un lieve assestamento, da 83,2 a 82 miliardi, ovvero 125,6 miliardi (invece che 128,6) che comunque valgono il 6,3 per cento del Pil. Stiamo parlando delle cosiddette “spese fiscali”, la massa di agevolazioni di varia forma e natura che ogni anno riducono le entrate dello Stato e quelle di Regioni e Comuni. Detrazioni e deduzioni, ma anche regimi speciali ed esenzioni, che riguardano non solo le persone fisiche ma anche le imprese. Le tax expenditures (nella definizione originale inglese) rappresentano in realtà un banco di prova per qualsiasi governo che voglia cimentarsi in una riforma. Perché abbassare la pressione fiscale in modo trasparente per la grande massa dei contribuenti richiede di mandare in soffitta almeno una buona parte degli sconti particolari che si sono accumulati nel tempo, in non pochi casi in forma di favore a questa o quella categoria.

IL CENSIMENTO

Ma cosa c’è effettivamente dentro questa massa di agevolazioni e bonus? Il censimento viene fatto ogni anno dall’apposita commissione costituita presso il ministero dell’Economia, come previsto dalla legge. Ogni singola misura a favore del contribuente – tra quelle direttamente a carico dello Stato centrale – viene poi confrontata con la “missione” del bilancio a cui si riferisce: si cerca di capire insomma quale ambito dell’attività economica e sociale vada a favorire, almeno nelle intenzioni. Non sorprendentemente, i due capitoli più toccati sono la missione 11 (“Competitività e sviluppo delle imprese”) con 112 voci e la 24 (“Diritti sociali, politica sociale e famiglie”) con 102. In entrambi i casi per la verità il numero assoluto degli interventi è stato ulteriormente spinto verso l’alto da quelli decisi a seguito della pandemia, che comunque hanno per lo più una valenza temporanea e dunque sono destinati a venir meno nel prossimo futuro. Al terzo posto con 90 voci troviamo la missione 29 che corrisponde a un’etichetta un po’ più indistinta, quella delle “Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica”: ne fanno parte esenzioni Iva e regimi speciali a beneficio di enti pubblici, i quali in molti casi non hanno nemmeno un effetto sul bilancio precisamente quantificabile. Il che ci fa capire che non tutte le agevolazioni di cui si parla vanno concretamente a beneficio dei contribuenti.

Altre due missioni con un numero significativo di misure (55 ciascuna) sono la 26 (“Politiche per il lavoro”) e la 19 (“Casa e aspetto urbanistico”). Ci sono poi tre capitoli che si vedono attribuire una trentina di interventi agevolativi ciascuno: l’energia, l’agricoltura e la tutela dei beni culturali e paesaggistici. Nell’elenco, il numero delle voci si riduce gradualmente. Può essere interessante anche osservare le due missioni che si ritrovano con zero misure di favore censite: si tratta di quelle relative al commercio internazionale e all’immigrazione e accoglienza.

I VALORI FONDAMENTALI

È chiaro che al momento di mettere mano a una riforma, non tutte le spese fiscali potranno essere trattate allo stesso modo. Tra quelle che toccano direttamente le persone fisiche e quindi le famiglie, ce ne sono alcune collegate a valori fondamentali richiamati anche dalla Costituzione, quali la tutela della salute, il lavoro e la stessa istituzione familiare. Anche la norma del 2020 che ha cancellato le detrazioni Irpef per i redditi superiori a 240mila euro l’anno, riducendole proporzionalmente tra 120mila e 240mila, esclude prudentemente dal taglio sia la detrazione per le spese sanitarie sia quella relativa ai mutui per l’abitazione principale. Va notato però che le classificazioni contabili hanno dei limiti e possono risultare fuorvianti. Ad esempio, dal 2023 risulteranno completamente eliminate dall’elenco delle detrazioni Irpef quelle relative ai figli a carico di età inferiore ai 21 anni (restano invece quelle per i ragazzi che superano questa soglia e per il coniuge a carico). Una voce che da sola vale oltre 6 miliardi l’anno. Che cosa è successo? Semplicemente che il relativo beneficio per i nuclei familiari è stato incorporato nel nuovo assegno unico e universale, insieme ad altre misure di sostegno già presenti nell’ordinamento. Dal punto di vista del bilancio dunque non figurerà più nella colonna delle entrate come una riduzione del gettito tributario, ma tra le uscite come spesa sociale a favore delle famiglie. Una scelta probabilmente più trasparente che però dal punto di vista formale contribuisce ad aumentare – pur se in piccola misura – la pressione fiscale. 

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