Cryptovalute, se Bruxelles tarda servono regole nazionali. Il caso Lehman sia di esempio

Cryptovalute, se Bruxelles tarda servono regole nazionali. Il caso Lehman sia di esempio
di Angelo De Mattia
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 14:13 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 06:25

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha paragonato l’attività in criptovalute alle scommesse che si fanno in un casinò; altri parlano di Far West o, peggio, di Wild West; altri ancora, riferendosi agli scricchiolii che sempre precedono le grandi crisi finanziarie, affermano con certezza che c’è altro che può venire a galla e quindi bisogna attendersi nuovi collassi.

Del resto, l’effetto contagio innescato da FTX ha già fatto un’altra vittima: l’americana BlockFi a metà novembre ha fatto anch’essa richiesta del Chapter 11, ovvero la bancarotta assistita. Secondo i documenti presentati in tribunale, BlockFi avrebbe oltre 100.000 creditori e passività tra un miliardo e 10 miliardi di dollari. A poco a poco cominciano a emergere gli “altarini” e le cronache riportano anche le tipologie di quanti nel dissesto della piattaforma FTX vengono considerati “truffati” e, fra di essi, solo il 3% sembra avere posizioni superiori a 1 milione di euro; il 90% degli italiani opererebbe, invece, con poche migliaia di euro. FTX all’inizio della crisi aveva chiesto un sostegno a Binance, la maggiore “Borsa” del settore, ma il suo appello non era stato accolto. Di qui la voragine che, ricordiamo, potrebbe a breve interessare parte delle 20mila crypto scambiate a livello globale. Intanto restano al palo l’adozione di regole e l’introduzione di controlli, anzitutto in sede internazionale. Eppure è di somma urgenza agire coerentemente e in primis svegliare l’iter del Regolamento Mica dell’Ue, rompendo un ingiustificabile temporeggiamento. Il presidente della Consob, Paolo Savona, ha più volte sottolineato che le crypto stanno ibridando anche parti dell’operatività del settore finanziario e bancario tradizionale.

Sicché un effetto-domino delle crisi potrebbe facilmente estendersi a quest’ultimo. Sempre più spesso si ricordano il caso Lehman e la mancata previsione, ma soprattutto i ritardati interventi pubblici in quel dissesto che fu il primum movens della crisi finanziaria globale e poi di quella, soprattutto in Europa, dei debiti pubblici e delle banche. Sia chiaro, la vicenda Lehman non è paragonabile alle prime difficoltà delle crypto, tuttavia quel caso insegna che bisogna agire d’anticipo, ponendo in essere un’opera adeguata di prevenzione. Vi è l’esigenza della tutela del risparmio nelle diverse sue forme che, per l’Italia, è sancita dalla Costituzione, ma è presente esplicitamente in tutti gli ordinamenti statuali e nei Trattati dell’Ue.

EFFETTO EMERSIONE

Non si può lasciare questo settore al caveat emptor, alla sola autotutela, quasi sempre inadeguata, di chi vi opera. Non bastano le informazioni, i richiami, i moniti delle autorità competenti che segnalano la prevalente opacità del settore, la volatilità degli investimenti. Sono necessarie regole e supervisione, per quanto quest’ultima sia non facile in considerazione della tecnologia impiegata nel settore, dei problemi delle chiavi di accesso per lo stesso supervisore, dei raccordi tra autorità a livello internazionale necessari per il tipo di attività che non conosce confini. Nella Manovra varata dal governo Meloni sono previste norme per l’emersione degli investimenti in criptovalute, una variante della tradizionale voluntary disclosure che introduce una sanzione dello 0,5% per ogni anno di possesso nascosto al fisco e, per i redditi ricavati da tali operazioni, un’imposta sostitutiva del 3,5%. Per le rivalutazioni è altresì prevista un’imposta del 14% ai fini della determinazione delle plusvalenze. A tale iniziativa possono essere rivolte le considerazioni che si svolgono in generale per i condoni. Nel caso specifico, accanto all’effetto dell’emersione che, se si realizza, è positivo, vi è poi da considerare che le operazioni vengono alla luce in una “tabula rasa” normativa. Di qui la necessità rafforzata di operare per norme e controlli e, intanto, pur nella consapevolezza della richiamata ridotta efficacia di regole solo nazionali, unire ai profili fiscali, che saranno oggetto di approfondimento in sede parlamentare, l’adozione di una disciplina che possa avere positive ricadute.

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