Che farà Atlantia senza più Autostrade? È la domanda che si pongono in molti dopo l’assemblea del 31 maggio che ha deciso la vendita a favore di Cdp, Blackstone e Macquarie. È vero che per il 10 giugno è in calendario un cda per deliberare formalmente la dismissione di Aspi, ma ormai il dado è tratto. Naturalmente la sua mission non termina qui: Atlantia vanta infatti un portafoglio di partecipazioni strategiche nel settore infrastrutture che abbraccia 24 Paesi. Dopo l’Italia, dove conserva il sistema aeroportuale della Capitale con Aeroporti di Roma accanto a partecipazioni di minore entità negli scali di Bologna e Genova, la holding è presente nel settore autostradale spagnolo, tramite Abertis, e soprattutto in Francia, dove controlla gli aeroporti di Cannes, Nizza e Saint Tropez, le reti autostradali che uniscono Parigi al Nord del Paese e dove è il socio più rilevante di Getlink, la concessionaria del tunnel sotto La Manica. Tra le acquisizioni avvenute negli ultimi due anni, va segnalata la maggioranza della messicana RCO (Red de Carreteras de Occidente) cui fa capo una delle più redditizie autostrade del Paese, e il controllo nella società che in Virginia gestisce i tunnel subportuali. Da molto più tempo, invece, sono in portafoglio le concessionarie autostradali di Cile e Brasile.
IL PUNTO DI PARTENZA
Sul fronte dei servizi di pagamento vale segnalare Telepass, una realtà il cui business si è saputo evolvere nel tempo verso il settore dei pagamenti digitali evitando in questo modo di soffrire l’impatto della pandemia. Questo è dunque il punto di partenza, o meglio dire di ri-partenza, per una delle ultime big-company rimaste con sede e testa in Italia, il cui valore in Borsa è di circa 13 miliardi, che al posto di Autostrade avrà una dote di alcuni miliardi da investire rapidamente per lasciarsi alle spalle i due anni orribili seguiti al crollo del Ponte Morandi. E sebbene la direzione strategica non è ancora del tutto tracciata, si può fin d’ora immaginare in quale direzione evolverà la holding veneta controllata dalla famiglia Benetton che, al netto di Autostrade, in tutto il mondo occupa circa 22.000 persone.
I PERNI DELLO SVILUPPO
A metà marzo l’amministratore delegato Carlo Bertazzo aveva abbozzato davanti alla comunità finanziaria le nuove linee strategiche del gruppo, pur considerando l’incognita rappresentata dal destino di Autostrade. A prescindere da ciò, il settore autostradale restava tra i perni dello sviluppo, accanto agli aeroporti e ai sistemi di pagamento digitali, mantenendo quindi il focus sui settori di gestione e sviluppo di infrastrutture e servizi per la mobilità in grado di incidere sull’esperienza del viaggio.
IL FONDO PER LE STARTUP
Atlantia quindi, da un lato proseguirà nella crescita dei suoi settori di business tradizionali, dall’altro si dedicherà a business più legati all’innovazione e alle nuove forme di mobilità sostenibili. In via immediata ciò avverrà applicando nuove tecnologie agli asset in portafoglio e sviluppando competenze che potranno favorire l’espansione in aree adiacenti alle attuali, consentendo alla società di giocare un ruolo di primo piano nell’innovazione della mobilità. Primo esempio di questa “filosofia”, la recente acquisizione di una quota in Volocopter, leader mondiale nella commercializzazione di soluzioni innovative e sostenibili per l’urban air mobility (in particolare gli air-taxi elettrici) e che il gruppo intende importare in Italia. Infine, non viene esclusa la creazione di un fondo di corporate venture capital promosso con alcuni partner capace di offrire servizi di coaching e go to market a start up innovative nel settore della mobilità sostenibile, con una dotazione a regime di alcune centinaia di milioni di euro.
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