L'enigma Andrea Pignataro: faro delle banche sulla catena Ion che parte da Cayman

Il no della Bce all’acquisto della Cassa di Volterra ha acceso le curiosità sulle attività del finanziere-imprenditore bolognese

L'enigma Andrea Pignataro: faro delle banche sulla catena Ion che parte da Cayman
di Rosario Dimito
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Mercoledì 5 Aprile 2023, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 09:42

Lo stop della Bce al qualifying holding (processo autorizzativo) per acquistare una partecipazione qualificata nella Cassa di Volterra e i dubbi delle grandi banche italiane a concedergli 780 milioni di finanziamento per acquisire Prelios, hanno acceso un faro su Andrea Pignataro, il finanziere-imprenditore di Bologna, 53 anni, residente a Londra, matematico grazie a un Phd nella City, sbocciato quasi dal nulla e balzato alla ribalta nel marzo 2021 per aver rilevato Cerved, Cedacri, il 7% circa di Illimity e per gli ambiziosi obiettivi che si è dato.

Va detto che Pignataro è tra i maggiori specialisti nel trattamento dei dati finanziari mettendo in comunicazione i flussi del mercato dei titoli di stato con gli operatori. L’indicazione di Francoforte su Volterra è di fine marzo. Qualche giorno dopo le interlocuzioni con Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, la sua richiesta di aprire i rubinetti a condizioni giudicate “non bancabili” hanno messo in guardia i banchieri, da tempo con le antenne alzate per non pochi motivi: il finanziere chiedeva un pricing del 5%, flessibilità sui covenants (rapporto debito netto/ebitda) e 500 milioni sui 700 della tranche a medio termine con rimborso bullet (alla scadenza) mentre 80 milioni sarebbero stati in una linea di conto corrente.

DOMICILIATO ALL’ESTERO

Per cercare di fare chiarezza, di recente i banchieri italiani hanno chiesto ragguagli a un collega estero vicino a Pignataro, dal quale è giunto un set di informazioni che hanno consentito di avere un quadro preciso sulle abitudini e sulle condizioni di un personaggio particolarmente schivo (forse troppo) che in pochissimo tempo ha costruito una fortuna. Secondo la ricostruzione effettuata da MoltoEconomia sulla base di tale testimonianza, la galassia di società facenti capo a Pignataro al 90% è domiciliata all’estero: Ion Investment è la holding capogruppo basata in Irlanda; controlla quattro subholding, anch’esse irlandesi, e da questa catena vengono gestite le partecipazioni. Ma sopra Ion ci sono alcune scatole (sarebbero non più di 5) con sedi alle Cayman, un paese a pieno titolo nella black list, che rappresentano il vero schermo che tiene al riparo da occhi indiscreti gli interessi del finanziere italiano. Di lui non si conoscono bilanci consolidati, strutture societarie organiche e ordinate, Proprio per questo la Bce non ha esitato a dare lo stop all’operazione Volterra: nemmeno Francoforte è riuscita a ricostruire ruoli e responsabilità nella catena societaria di Pignataro.

Non a caso è scattata la ricerca della “provenienza fondi”, la procedura che in banca viene eseguita per capire l’origine delle ricchezze e del proof of funds (documento che attesta la capacità di eseguire una transazione). Si consideri che l’uomo d’affari, nella cascata societaria, è presente come semplice consigliere in una sola società: Macron, gruppo fashion di Bologna che produce e vende nel mondo divise sportive per club professionistici dal calcio al rugby e a cui fanno capo una quarantina di società. Ma sono tre i dati che hanno suggerito alle banche di mettersi in allerta: la galassia di Pignataro avrebbe un carico di debiti vicino a 13 miliardi (la maggior parte dei quali bullet) a fronte di un attivo vicino a quella cifra e a un Ebitda di circa 2 miliardi.

SUBHOLDING

Se gran parte del reticolo di attività resta al buio, il lavorìo di ricerca ha portato ad alcune evidenze. Per esempio le subholding sono in pegno alle banche italiane ed estere. A cominciare da Cedacri, società di servizi informatici per banche e finanziarie controllata dalla DGB Bidco Holdings Ltd (irlandese) che è in pegno a Kroll Trustees Services, JpMorgan, Uncredit, Goldman Sachs a fronte di linee di credito ricevute. Stesso copione per Kojima Ltd, socio al 58,5% di Macron, che vanta ricavi per 180 milioni, un Mol di 37,6 milioni, un utile di 23,6 milioni. Kojima è in garanzia a JpMorgan, Unicredit, Deutsche Bank, Goldman. Quanto a Cerved, il 100% è nei libri di Castor Bidco Holdings Ltd con diritto di pegno di Lucid Trustee Services Ltd, Lucid Agency Services Trustee, JpMorgan, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Unicredit. Riguardo la parte italiana delle partecipazioni, la situazione appare più chiara, ma è ancora poco: Intesa Sp, Unicredit, Bpm, Credem sono i principali creditori. Secondo la Centrale rischi di Bankitalia, tra dicembre 2022 e gennaio 2023, un istituto italiano deve aver revocato fidi a scadenza: l’accordato è sceso da 242,9 a 203,4 milioni mentre l’utilizzato da 71 a 64,4 milioni. Sono queste ultime le uniche certezze su un impero quasi interamente estero che le Vigilanze bancarie hanno messo sotto osservazione. 

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