La linea di Bezos: Amazon sostiene le imprese Made in Italy che vogliono vendere all'estero

La linea di Bezos: Amazon sostiene le imprese Made in Italy che vogliono vendere all'estero
di Francesco Malfetano
5 Minuti di Lettura
Martedì 22 Dicembre 2020, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:30

«Uno dei pochi modi per uscire da una scatola stretta è inventare la propria via d’uscita». Parola di Jeff Bezos, fondatore e azionista di controllo di Amazon. Oggi quella scatola è rappresentata dall’emergenza innescata dal coronavirus mentre la via d’uscita sono le vendite online, alle quali si sono aggrappati i marchi italiani che senza il commercio elettronico avrebbero visto quest’anno i loro ricavi ridursi ulteriormente per effetto della pandemia. Alla fine però a guadagnarci sarà soprattutto il colosso di Seattle, che punta nel 2021 a mettere definitivamente all’angolo il commercio fisico, in Italia e nel resto del mondo. Nel terzo trimestre del 2020 Amazon ha registrato il triplo dell’utile netto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 6,3 miliardi di dollari, e se i guadagni sono straordinari non è da meno il numero delle assunzioni, che tra gennaio e ottobre hanno sfiorato quota mezzo milione a livello mondiale. Per intenderci, Amazon potrebbe superare per numero di dipendenti la catena di supermercati Walmart che negli Usa è l’azienda con più lavoratori dipendenti.

LO STRAPOTERE DEL WEB

Lo strapotere di Amazon tuttavia può portare per riflesso al progressivo azzeramento della forza lavoro nei punti vendita fisici ed è per questo che le associazioni di categoria dei negozianti, da Confcommercio a Confesercenti, senza dimenticare il Consiglio nazionale dei centri commerciali, premono per fissare regole innanzitutto di carattere fiscale in grado di garantire una concorrenza leale tra retail online e offline. Tanto più nel contesto attuale, in cui secondo le stime di Confesercenti settantamila negozi rischiano di chiudere definitivamente i battenti a causa della crisi e di lasciare a casa circa 200 mila dipendenti. I commercianti hanno fortemente protestato in occasione dell’ultimo Black Friday, quando hanno chiesto di rinviare l’appuntamento con i maxi sconti online per tutelare le attività che non avrebbero potuto approfittare dell’abbuffata di acquisti perché in zona rossa.

Non c’è stato nulla da fare: nessun rinvio, ha vinto ancora Bezos. Insomma, quella che per le Pmi dello Stivale appare oggi come una via d’uscita dalle sabbie mobili della crisi e per Amazon è una strada lastricata d’oro, per il negozio tradizionale può essere la fine. Ma cercare di fermare il nuovo che avanza sarebbe come tentare di fermare il vento con le mani. Virus e lockdown stanno lentamente cambiando il modo di fare compere pure in Italia, dove per lungo tempo l’espansione dell’e-commerce si è scontrata con la diffidenza delle persone per gli acquisti online. Le sole vetrine di Amazon dedicate alle eccellenze della produzione italiana, disponibili sui siti Amazon.it, Amazon.co.uk, Amazon.de, Amazon.fr, Amazon.es e Amazon.com, sono arrivate ad accogliere quest’anno 2.500 imprese, soprattutto Pmi, e circa un milione di prodotti. Nel complesso ammontano già a 14 mila le Pmi dello Stivale che oggi sfruttano i vari canali ideati da Amazon per vendere online in Italia e all’estero (nel 2019 hanno registrato vendite all’estero per più di 500 milioni di euro).

LA DIGITALIZZAZIONE

Numeri che appaiono destinati a crescere esponenzialmente nel 2021, l’anno della grande trasformazione digitale per le aziende italiane di ogni dimensione. Ed è proprio sull’esigenza di digitalizzarsi delle nostre aziende che Amazon punta per crescere ancora nel nostro Paese. «Dal giorno in cui abbiamo lanciato Amazon in Italia al 2019, abbiamo investito oltre 5,8 miliardi allo scopo di costruire l’infrastruttura digitale e fisica per fornire prodotti e servizi a milioni di clienti italiani e aiutare lo sviluppo digitale delle oltre 14 mila piccole e medie imprese che vendono attraverso la nostra piattaforma», spiega Ilaria Zanelotti, che dirige la divisione Seller Services di Amazon in Italia. In vista del 2021, il gigante del commercio elettronico ha messo in pista nuovi strumenti innovativi a supporto delle pmi. Il progetto “Accelera con Amazon”, un programma di formazione gratuito realizzato insieme al Politecnico di Milano, l’Ice, Confapi e Netcomm, teso ad accelerare la crescita e la digitalizzazione di oltre 10 mila piccole e medie imprese italiane, ha preso il largo a novembre. È stato anche lanciato il programma “Intellectual property accelerator”, che supporta le Pmi lungo il percorso di registrazione e tutela del proprio marchio, mettendo in contatto gli imprenditori con una rete selezionata di studi legali e di consulenza europei specializzati in questo ambito.

Leggi anche:

Fabrizio Palenzona, presidente Prelios: «Infrastrutture e Ue, solo così si può ripartire»

Massimo Nordio, Ceo Volkswagen Italia: «L'auto elettrica sarà per tutti, prezzi sempre più competitivi»

LA SCATOLA-TRAPPOLA

 «In Italia l’e-commerce è in salute, ma continua a rappresentare una piccola parte degli acquisti complessivi, inferiore al 10% attualmente. Ci auguriamo che attraverso questi strumenti sempre più imprese possano cogliere le opportunità derivanti da un approccio multicanale», auspica la manager di Amazon. Dalle ultime rilevazioni emerge che appena un terzo delle nostre Pmi è digitalizzata e solo una su sette tra quelle con più di dieci impiegati ha una presenza online significativa. A novembre Amazon ha annunciato l’apertura di quattro ulteriori vetrine dedicate al Made in Italy di Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Puglia. Durante questo periodo natalizio le pmi italiane hanno venduto finora una media di 203 prodotti al minuto sui canali Amazon. Oltre il 60% delle piccole e medie imprese italiane presenti su Amazon.it ha venduto all’estero e se si guarda solo a quelle attive nella vetrina Made in Italy l’asticella arriva al 45%. Tra le Pmi che di recente hanno brillato di più si citano NaturaleBio di Roma, Dalle Piane Cashmere di Prato e la Dulàc Farmaceutici di Torino. Non è però tutto oro quel che luccica. Secondo l’Osservatorio e-commerce B2C promosso dalla School of management del Politecnico di Milano e da Netcomm, l’incidenza del valore delle vendite online sul totale delle vendite in ambito retail, cresciuta dal 6 all’8% nel 2020, rimane bassa. E se le previsioni sulla crescita dell’e-commerce nel 2021 dovessero rivelarsi troppo ottimistiche, allora chi avrà puntato tutto sulle vendite online rischia di rimanere comunque incastrato nella scatola di Jeff Bezos.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA