Ferrovia Adriatica e Recovery Fund: Marche sveglia, per i miliardi bisogna muoversi adesso

Ferrovia Adriatica e Recovery Fund: Marche sveglia, per i miliardi bisogna muoversi adesso
Ferrovia Adriatica e Recovery Fund: Marche sveglia, per i miliardi bisogna muoversi adesso
di Martina Marinangeli
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Martedì 15 Settembre 2020, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 09:50

ANCONA - Un elenco mastodontico che si articola in 557 progetti dal valore totale di 667 miliardi di euro. Ogni ministero ha presentato la sua “lista della spesa” per accaparrarsi una fetta del Recovery Fund, che però vede l’Italia beneficiaria di “soli” 209 miliardi – 127 sotto forma di prestiti e 82 a fondo perduto –, dunque una richiesta su tre non avrebbe copertura finanziaria. Si tratta però di una scheda preliminare, in vista della presentazione del Piano di riforme che il governo Conte dovrà presentare alla Commissione europea entro il 15 ottobre. Tra le nove opere infrastrutturali reclamate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non ce ne sono di specifiche per le Marche, poiché per ora sono state circoscritte ai collegamenti di respiro europeo, come ad esempio la Torino-Lione. Nelle prossime settimane verrà operata una scrematura dal governo centrale per entrare più nel dettaglio del “Piano Marshall” del nuovo millennio, ed è perciò questo il momento, per la regione, di farsi sentire e pretendere risorse adeguate per un territorio troppo spesso lasciato indietro nella ripartizione dei fondi nazionali. 



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Al momento, infatti, non c’è certezza sulla cifra su cui le Marche potranno contare – si è parlato di 8 miliardi, ma è solo una stima – e si dovrà combattere fino all’ultimo centesimo per far finalmente uscire la regione dall’isolamento. La buona notizia è che, stando a quanto trapela dai palazzi romani, la ministra alle Infrastrutture Paola De Micheli punti molto sul potenziamento della linea ferroviaria Adriatica.
 
Ora, se questo significhi completare l’opera di velocizzazione a 200 Km/h già in corso (dal valore di 350 milioni di euro) o arretrare il tracciato per portare a casa l’Alta velocità (costo stimato dall’Ordine degli Ingegneri di Ancona: 12 miliardi), però, non è ancora dato sapere. L’occasione giusta per avere informazioni più precise arriverà domani, quando la titolare del dicastero sarà nelle Marche per un tour elettorale che avrà come tappa fondamentale quella di Fano durante la quale, insieme al candidato governatore Maurizio Mangialardi, presenterà il progetto del completamento della Fano-Grosseto. La E78 e la modernizzazione della linea Adriatica sembrano dunque essere la dote elettorale che la ministra consegna all’aspirante presidente del centrosinistra, un assist pesante ad una manciata di giorni dal voto. 
Le promesse elettorali
In campagna elettorale, però, si promette sempre molto e la Fano-Grosseto torna ricorrente come un mantra da troppo tempo per non destare qualche dubbio. Starà alla bravura della classe dirigente che guiderà le Marche nei prossimi cinque anni riuscire a farle rispettare quelle promesse, portando nel territorio la maggior quota possibile di risorse e facendole fruttare. Capacità nella quale la regione non ha mai brillato, stando al numero di opere rimaste al palo nelle ultime tre decadi.
Opere già finanziate
Va specificato che alcune opere infrastrutturali prioritarie per le Marche hanno già finanziamenti previsti, come la terza corsia della A14, oggetto dell’accordo tra Mit e società Autostrade, la variante alla Strada statale 16 e la stessa Fano-Grosseto, all’interno dell’accordo ministero-Anas, e dunque non hanno bisogno del Recovery Fund. Ma per le altre, quelle risorse saranno fondamentali per sbloccare l’impasse economico in cui sono intrappolate da anni e serviranno non poche pressioni sul governo per riuscire a non essere scavalcati dalle necessità delle altre regioni, come spesso accaduto in passato.

Basti pensare, appunto, alla Fano-Grosseto, ferma nel tratto marchigiano ma a buon punto in quello toscano. O alla velocizzazione dell’Adriatica, che in Emilia Romagna, ad esempio, procede in maniera decisamente più spedita. Quella della ripartizione del Recovery Fund è un’occasione d’oro che le Marche non possono proprio permettersi di sprecare, insomma.

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