Marche, gli scenari che cambiano
"Dai distretti alle filiere lunghe"

Marche, gli scenari che cambiano "Dai distretti alle filiere lunghe"
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Sabato 9 Novembre 2013, 15:42
FABRIANO - "In questi anni la Fondazione Aristide Merloni rimasta una dotazione collettiva del territorio, e ha sviluppato un lavoro tutto orientato allo sviluppo non tanto della famiglia e dell’azienda che l’hanno originata, quanto di ogni riferimento esterno ad esse: le Marche, la linea adriatica, lo stesso Sistema Italia nei suo processi di innovazione tecnologica e internazionalizzazione".



Sono le parole del sociologo Giuseppe De Rita nella prefazione alla ricerca del Censis sull'internazionalizzazione che verrà presentata il 15 novembre a Fabriano, in occasione dei 50 anni della Fondazione Aristide Merloni.



Al convegno, dal titolo "Dai distretti alle filiere lunghe. Modelli di internazionalizzazione delle imprese e competitività del territorio", è annunciata la presenza del premier Enrico Letta, dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, dell’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra, del presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, oltre che del presidente della Fondazione Francesco Merloni.



Secondo gli organizzatori, l’incontro sarà l’occasione per valutare “scenari e soluzioni per uscire al più presto dall’attuale fase recessiva”. I sistemi di piccola e media impresa caratteristici del modello di sviluppo italiano e marchigiano, rileva il Censis, hanno tradizionalmente fondato la loro capacità competitiva sulle relazioni di filiera nell’ambito locale: filiere corte che hanno favorito la specializzazione, l'efficienza produttiva e la diffusione delle innovazioni.



Questa situazione è rapidamente mutata nel corso dell’ultimo decennio per effetto dei profondi cambiamenti dello scenario competitivo globale: “nel nuovo contesto competitivo le relazioni in ambito locale non sono più sufficienti. E' necessario collegarsi alle filiere produttive e commerciali che si sviluppano a livello internazionale, anche attraverso processi di internazionalizzazione attiva, basati cioè sul controllo diretto di attività produttive e commerciali all’estero. Inoltre, l’orizzonte di rifermento dovrà essere costituito non solo dall’Europa, tradizionale arena competitiva del nostro sistema manifatturiero, ma sempre più dalle grandi aree emergenti dell’est Asia, del sud America e dell’Africa. Ciò impone profondi cambiamenti nelle strategie competitive delle imprese ed un ripensamento nel modo di concepire i rapporti fra impresa e territorio”.
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