Marche, empasse coronavirus sull'export: «Agenti rispediti indietro e appuntamenti cancellati»

Marche, empasse coronavirus sull'export: «Agenti rispediti indietro e appuntamenti cancellati»
Marche, empasse coronavirus sull'export: «Agenti rispediti indietro e appuntamenti cancellati»
di Aandrea Taffi
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Mercoledì 26 Febbraio 2020, 11:59 - Ultimo aggiornamento: 12:01

ANCONA - Le materie prime, i calendari degli ordini che rischiano l’intasamento, la gestione delle maestranze in una regione manifatturiera. Tutto vero. Ma purtroppo c’è anche altro nella lista nera delle conseguenze pesanti per la nostra economia. In inglese si chiama reliability, cioè affidabilità: è la considerazione complessiva che un sistema economico acquisisce in base alla qualità dei suoi prodotti, la sostenibilità dei suoi business plan, il rispetto degli impegni, eccetera. Il Coronavirus e soprattutto i riflessi mediatici internazionali stanno portanto altri nuvoloni sulle aziende delle Marche che fanno export. Sandro Paniccia, presidente di Ica, player mondiale delle vernici green da oltre 120 milioni di fatturato con canali aperti in tutto il mondo racconta allibito i report dei suoi agenti all’estero: «Abbiamo fermato quelli che potevamo fermare, qualcuno invece si trova già fuori - racconta al telefono da Civitanova - e mi dicono che le aziende clienti non ci ricevono. Ho una persona in Russia, un’altra in Gran Bretagna e altri due tra Grecia e Romania. Non saranno ricevuti, ci hanno fatto direttamente saltare gli appuntamenti. E adesso voglio sperare che me li rimandino indietro». 



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La considerazione generale
In buona sostanza, ci considerato gli untori d’Europa. «Esatto, una situazione molto molto complessa - continua Paniccia - sarebbe ora che chi di dovere ci dicesse a cosa siamo difronte. Nelle Marche non c’è nessun caso di contagio: non è possibile che ci sia una chiusura totale di questo genere. Peraltro siamo penalizzati dal nostro autolesionismo da controlli quando altre nazioni che hanno ben altri regimi». Fabio Giulianelli, amministratore delegato Lube, colosso cuciniero e mobiliero da 210 milioni di fatturato distribuito per il 90% in Italia stenta a credere alle sue orecchie. Tre giorni fa la sua Lube Civitanova ha vinto la sua sesta Coppa Italia. E dal duemila in avanti è quella ha vinto più di tutti in Italia a tutte le latitudini. «Non riesco a godermi questo trionfo - racconta dal quartier generale di Treia -. Io sono allibito. Nelle due regioni nel cuore dei focolai non riusciremo a consegnare per almeno 15 giorni. Se va bene. Dovremo rivedere tutto il calendario della produzione industriale». Fosse solo quello. «Purtroppo quando irrompe una rottura di questo genere, le conseguenze sono micidiali sul lungo periodo. C’è un sentiment, intelaiato faticosamente nei mesi scorsi che, nel giro di 10 giorno, è stato smontato pezzo per pezzo. Una botta che ci porteremo dietro per sei mesi». 
Il vero problema
Ma per Giulianelli c’è un problema molto più serio a monte: «Manca un segnale dall’alto. Nella tempesta non possiamo scoprire che il nostro timoniere non è capace neanche di assolvere ai compiti di un marinaio. Ascolto rimbalzi di colpe, valutazioni che oscillano tra estremi troppo distanti e nessuno, dico nessuno che si preoccupi di allestire misure di contenimento per chi produce: sgravi fiscali, contributivi, costi fissi della logistica. Niente di niente. Parliamo di Lombardia e Veneto ma anche di tutta Italia. Vedo un’incompetenza totale al governo».
L’opportunità da cogliere
Tra quelli che hanno canali aperti con la Cina c’è Innoliving, azienda anconetana dell’healthcare. «Il ritardo della riapertura dal Capodanno cinese, si tradurrà in forte ritardo - spiega il direttore commerciale - Francesco Tamberi, nell’arrivo dei numerosi container che dovevano partire in febbraio.

Tuttavia grazie alle scorte molto importanti abbiamo performato molto bene. I prossimi mesi risentiranno sicuramente della merce che non è arrivata e di un mercato, che a causa dell’allarme virus, rallenterà inevitabilmente. Ci stiamo quindi attrezzando per adeguarci al mercato: abbiamo appena chiuso un accordo per la produzione di 300mila pezzi di igienizzanti per le mani a nostro marchio, che avremo entro il 6 marzo.... stiamo trattando da paesi fuori allarme virus, vari lotti di mascherine che intendiamo commercializzare a prezzi dignitosi e senza speculare. Ricollocarsi è fondamentale ma non è semplice. E questo è il momento anche di riconfigurare gli assetti preventivi. Abbiamo fatto proiezioni per vari scenari, per essere pronti con misure adeguate. Sarà un periodo difficile, ma siamo certi di mantenere in equilibrio l’azienda».. 

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