Statali, Madia: "Dipendenti in uscita
In 4 anni potremo liberare 60mila posti"

Il ministro Marianna Madia
Il ministro Marianna Madia
di Andrea Bassi
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Domenica 15 Giugno 2014, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 13:20
ROMA - Ministro Mada, nemmeno 24 ore dall’approvazione della riforma della Pa e la Cgil gi la boccia dicendo che non ci sono misure che favoriscono il rapporto con i cittadini ma piuttosto norme che manomettono la rappresentanza sindacale...

«Lasciamo che siano i cittadini a decidere se i servizi saranno migliori o peggiori. Ma su un punto voglio essere chiara. Il taglio dei permessi sindacali, così come quello del finanziamento ai partiti politici, sono richieste arrivate dai cittadini e sulle quali i cittadini hanno già deciso. Mi creda, non c’è nessun intento punitivo».



La filosofia di fondo della riforma sembra chiara, svecchiare i ranghi della Pa pensionando i lavoratori più anziani e facendo entrare giovani. Ma per un'amministrazione che ha perso negli ultimi anni 200 mila dipendenti, 15 mila nuove assunzioni in tre anni non sono poche?

«La stima dei 15 mila nuovi posti riguarda una sola delle norme approvate, l’abolizione del trattenimento in servizio. Poi ci sono altre cose. Credo sia l'insieme di tutto che può cambiare marcia alla pubblica amministrazione».



Quali sono le altre misure per favorire la staffetta generazionale?

«Innanzitutto c’è il divieto assoluto per chi è in pensione di lavorare per la pubblica amministrazione. Poi ci sono le regole di turn over più flessibili, ossia nessun altro paletto alle assunzioni oltre al vincolo delle risorse. L’agevolazione del part time, con la possibilità negli ultimi cinque anni di lavorare un numero di ore ridotto ma avendo la pensione piena al ritiro. E, infine, c’è una norma secondo me molto importante in grado di liberare molti posti e che è stata poco considerata».



Di che norma si tratta?

«Per i lavoratori che sono arrivati al massimo della contribuzione, l’amministrazione può, unilateralmente, decidere di farli andare in pensione».



Avete una stima di quanti statali hanno i 42 anni di contributi che li metterebbe in questa condizione?

«I numeri sono alti».



Quanto alti?

«Da qui al 2018 sono 60 mila persone. Ma bisogna considerare che una parte di questi lavoratori probabilmente sceglierà autonomamente di andare in pensione. E non è detto che tutte le amministrazioni scelgano di applicare la norma. Il bacino è questo, ma non posso dare un numero preciso dei possibili ingressi».



Ci sono altre norme che possono favorire assunzioni?

«C’è il blocco per due anni dei concorsi per dirigenti, che saranno sostituiti con concorsi per funzionari, quindi con qualifiche più basse che permetteranno a più giovani di entrare nella pubblica amministrazione».



I sindacati parlano della necessità di almeno 100 mila nuovi ingressi. È un obiettivo raggiungibile?

«L’obiettivo è il massimo possibile. Questo non solo perché abbiamo il 40% di disoccupazione giovanile, che basterebbe a giustificare l’assunzione di giovani, ma perché se vogliamo un’amministrazione il più digitale possibile abbiamo assoluto bisogno di nuove professionalità».
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