L'idea del premier: tasse
sulla casa ridotte da tre a una

Il premier Enrico Letta
Il premier Enrico Letta
3 Minuti di Lettura
Martedì 29 Ottobre 2013, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 11:01


Enrico Letta l’aveva detto: Sar una legge di stabilit in due fasi. Una affidata al governo, che l’ha scritta ottenendo pi bocciature che benedizioni. L’altra consegnata al Parlamento. Ebbene, nel giorno in cui debutta il «metodo della collegialità» invocato a colpi di minacce di dimissioni dal viceministro all’Economia Stefano Fassina, il premier si affida al Parlamento per migliorare il provvedimento. Su due fronti. Il primo è il nocciolo della legge: il taglio del costo del lavoro. Il secondo è la tassa sulla casa.

NIENTE CABINA DI REGIA
Al pranzo «della collegialità» Letta ha invitato il vicepremier Angelino Alfano, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, il responsabile dei rapporti con il Parlamento Dario Franceschini e i due viceministri all’Economia, Luigi Casero e (naturalmente) Fassina. Un pranzo che ha anche un significato politico. «E’ il segnale», dicono a palazzo Chigi, «che a dispetto delle fibrillazioni nel Pdl e alle mosse di Berlusconi, Alfano partecipa pienamente all’attività del governo e che l’esecutivo ha un orizzonte programmatico ampio, ben oltre il contingente». Come dire: non ci facciamo spaventare dalle minacce di crisi che arrivano dal Cavaliere a causa del prossimo voto sulla decadenza da senatore. In più, forte dell’asse con Alfano, Letta boccia la cabina di regia invocata proprio ieri dai capigruppo del Pdl Renato Brunetta e Renato Schifani. «Per noi il nostro interlocutore è Alfano», affermano a palazzo Chigi, «la cabina di regia era una prassi antecedente al voto di fiducia del 2 ottobre». Quello che, secondo Letta, ha dato vita a una «nuova maggioranza» deberlusconizzata.

LE MODIFICHE
Equilibri politici a parte, il pranzo è servito a stabilire che il taglio del costo del lavoro va rivisto. Soprattutto «vanno resi più incisivi gli effetti del provvedimento». Come? Intervenendo sulla platea dei beneficiari, in modo che il vantaggio fiscale sia ben superiore ai 14 euro mensili stimati. Traduzione: il Parlamento potrà intervenire abbassando, ad esempio, la fascia di reddito sotto la quale scatta il taglio del cuneo. L’ipotesi più probabile è passarla a 40 mila, con premi fiscali per i lavoratori dipendenti con figli a carico.

Un aiuto potrà arrivare da alcuni interventi. Dall’accordo con la Svizzera sui capitali italiani, da nuovi prelievi sull’«economia digitale» e dal recupero - come propone il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia - di 3,4 miliardi di entrate mai incassate da precedenti condoni. Tutti soldi che secondo il governo potranno andare a sommarsi ai 10 miliardi stanziati per il taglio del costo del lavoro. Tant’è che Boccia suggerisce di «recuperare le nuove entrate e soltanto dopo affrontare la rimodulazione del cuneo fiscale». Obiettivo: rendere il taglio più sostanzioso e, dunque, percettibile.

Il Parlamento sicuramente metterà mano anche alla tassa sulla casa. La tripartizione tra Trise, Tasi e Tase prevista dalla legge di stabilità non piace a nessuno. Così spunta l’idea di puntare su una tassa unica, al massimo due. «Lavoreremo per evitare un aggravio fiscale e per scongiurare una tassazione eccessivamente complessa», dice un ministro del Pd.

LE PRIVATIZZAZIONI
Nel pranzo è stato affrontato anche il tema delle dismissioni di Eni, Terna, Fincantieri ecc. che dovranno essere decise entro la fine dell’anno. Nessun accenno alla Rai. «Saccomanni non ha mai pensato seriamente di dismettere viale Mazzini», assicurano al Tesoro. E il viceministro delle Comunicazioni, Antonio Catricalà, conferma che «non si sta assolutamente pensando a privatizzare la Tv pubblica».