Imprese, l'internazionalizzazione
è un'opportunità per le Marche

Imprese, l'internazionalizzazione è un'opportunità per le Marche
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Mercoledì 13 Novembre 2013, 19:00 - Ultimo aggiornamento: 19:01
FABRIANO - Il sistema manifatturiero delle Marche ha un livello di internazionalizzazione inferiore rispetto alla media nazionale, sia per le vendite sui mercati esteri sia per gli investimenti diretti all’estero, ed quindi un’opportunit ancora da sfruttare come leva di crescita, puntando sulla qualit dei prodotti e sull'innovazione.

E’ quanto emerge da un’indagine svolta in collaborazione tra Fondazione Aristide Merloni, Censis e la Facoltà di Economia 'Giorgio Fua” di Ancona in preparazione del Convegno di studi per il cinquantenario della Fondazione Aristide Merloni che si terrà venerdì a Fabriano, alla presenza del premier Enrico Letta e dell’ex premier Romano Prodi.



Lo studio, corredato da un’indagine del Censis, si occupa della trasformazione dei distretti industriali marchigiani, delle strategie messe in atto dalle imprese locali per superare la crisi e dei processi di internazionalizzazione. Pur nella consapevolezza che l’internazionalizzazione può essere la via d’uscita dalla crisi, le imprese manifatturiere regionali sono scarsamente presenti nelle aree geografiche più lontane ma con le maggiori prospettive di sviluppo: est Asia, Americhe, Africa.



Per entrarvi sono necessari tempi lunghi e la costruzione di rapporti duraturi con partner locali. Si tratta quindi di processi che non possono essere considerati come momentanea compensazione al calo della domanda interna, ma vanno visti in un’ottica di lungo periodo. Per la competitività, più che sui costi bisogna puntare sull'innovazione di prodotto e organizzativa, investendo in ricerca, sviluppo e formazione del capitale umano. Dall’indagine emerge anche una certa varietà di soluzioni organizzative della presenza estera, in base alle caratteristiche dei prodotti, dei mercati serviti e del business model, ma per cogliere a pieno queste opportunità bisogna fare leva sulle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.



Le imprese marchigiane sono in ritardo sulla presenza diretta all’estero, che serve comunque non a delocalizzare, ma come sostegno dell’export o all’acquisizione di quote di mercato. E per superare gli svantaggi delle dimensioni - il tessuto produttivo marchigiano è costituito soprattutto da Pmi - sono necessarie forme di aggregazione, soprattutto nei mercati geograficamente più lontani. Di fronte alle nuove e variegate forme dei processi di internazionalizzazione serve anche un deciso cambiamento nelle politiche pubbliche: più coordinamento tra gli enti, ma anche diversa focalizzazione degli obiettivi e delle modalità di intervento, meno sostegno all’export e più di promozione di partnership durature con operatori economici e istituzioni dei Paesi stranieri.
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