Un'emergenza, quella dei senza impiego (d'ogni età) del Mezzogiorno d'Italia, immortalata dall'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, che nella città lucana hanno promosso un convegno su sviluppo e legalità al Sud; nella Penisola, viene ricordato, sono «inattive il 34,4% delle persone fra i 15 e i 64 anni», con differenze notevoli sul territorio, visto che, ad esempio, nel 2018 la provincia con la quota più elevata di persone fuori dal mercato occupazionale è Caserta (52,5%), invece quella col tasso più basso è Modena, dove soltanto il 23,2% delle persone non ha incarichi, e neppure cerca una chance.
Fra gli under35, poi, il 36,6% dei ragazzi meridionali rientra nel novero dei cosiddetti 'Neet' (l'acronimo di matrice anglosassone che indica chi non lavora, né è impegnato in percorsi formativi, ndr), a fronte del 16,3% di chi risiede al Nord.
Percentuali contenute di occupati, inoltre, si rilevano nella provincia di Trapani (38,4%), preceduta da Napoli (38,7%) e da Agrigento (38,8), mentre in vetta vi sono tre "virtuose" zone settentrionali, ossia «Bolzano, con il 73,5% di attivi, Bologna con il 72,4% e Belluno con il 70,4%».
Il Sud, recita il dossier, tiene ben saldi i primi posti in classifica per tasso di disoccupazione: prime province sono «Crotone e Agrigento (27,6%), seguite da Messina, dove più di un quarto della popolazione è in cerca di un impiego (25,5%)». Uno Stivale, dunque, che tende sempre più a separarsi, tra tessuti produttivi che viaggiano spediti ed altri che arrancano: la sola Lombardia, infatti, realizza «il 22,1% delle ricchezze del Paese, mentre le 8 regioni del Sud arrivano complessivamente al 22,5%». La linfa vitale per il Mezzogiorno, osserva il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro Rosario De Luca, può arrivare dopo un «abbattimento strutturale del costo del lavoro» e attraendo «investimenti in infrastrutture e tecnologia».