Coronavirus, la fuga dei turisti. L'esperta: «Disdicono tutti, sarà un'estate da piangere»

Coronavirus, la fuga dei turisti
Coronavirus, la fuga dei turisti
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Lunedì 2 Marzo 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 12:45

Soggiorni disdetti. Voli bloccati. Gite sospese. Paesi che sconsigliano viaggi in Italia. Limiti all'arrivo e alla circolazione dei connazionali. Nell'emergenza per il coronavirus, il turismo conta i danni e guarda con preoccupazione al domani.

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Ivana Jelinic, presidente Fiavet, la federazione delle imprese di viaggi e turismo, l'Italia ora fa paura a tanti. La stagione è a rischio?
«La Pasqua è già fortemente compromessa, il rischio è che lo sia l'intera stagione estiva. In parte il danno è stato già fatto. Ci vorrà uno sforzo straordinario per ritornare ai numeri di prima. Stiamo perdendo il mercato cinese e quello americano. E il mercato europeo è attento all'evoluzione della situazione. Se vengono messi blocchi sull'intero Paese come destinazione, altri sfrutteranno la situazione. Francia, Turchia, Croazia hanno subito alzate barricate, nonostante abbiano sempre avuto il sostegno italiano».

A quanto ammontano i danni per il settore?
«Circa il 70% delle prenotazioni è stato disdetto ed è una media territoriale purtroppo destinata a crescere con le disposizioni di chiusura che stanno prendendo i governi. Una prima conta dei danni ammonta a 350 milioni di euro ma è una stima molto al ribasso, perché il comparto turistico si porta dietro tutto l'indotto, come pubblici esercizi e trasporti. Il rischio reale è l'implosione del sistema economico del comparto turismo».

Molti saranno costretti a chiudere?
«Se gli operatori non riusciranno ad avere i rimborsi, si rischia che si trovino esposti in modo insostenibile. E il problema si sta espandendo in maniera drammatica, con Paesi che continuano a chiudersi, come Usa e Turchia, mercati di riferimento per noi. Una situazione del genere non era prevedibile e neppure le reazioni all'estero. Non ci sono mai stati blocchi e restrizioni così numerosi e significativi. Neppure per Ebola o Sars e qui forse parliamo solo di un'influenza».

Intanto il turismo paga.
«Gli operatori non possono essere lasciati soli. Lo Stato deve intervenire, ma serve anche l'Europa».
 

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