Banca Marche, dossier
dei sindacati a Renzi

Banca Marche, dossier dei sindacati a Renzi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Giugno 2014, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 10:54

JESI - Un lungo e articolato dossier su Banca Marche stato consegnato dai sindacati al premier Matteo Renzi. I sindacati, con numeri, date e percentuali sostengono che la genesi della crisi sarebbe da imputare alla “nuova policy sul credito problematico, posta in essere dal nuovo direttore (Luciano Goffi, ndr) e dai suoi uomini a partire dall'ottobre 2012”. Una policy di valutazione del credito a rischio e di accantonamenti “oltre la media di sistema” che, secondo il dossier, avrebbe generato il deficit di quasi 800 milioni di euro tra 2012 e 2013,consumato il patrimonio della banca ed abbassato il Total Capital Ratio sotto i limiti di Basilea, aprendo di fatto la via del commissariamento di Bankitalia e agevolando il possibile ingresso di un “cavaliere bianco, ovvero di quell'istituto che, con modesti investimenti, si appropria di importanti mercati”. Il dossier sottopone a Renzi una possibile via d'uscita: “semplicemente adeguando i parametri di Banca Marche alla media di quanto applicato dal Sistema Bancario Nazionale, sarebbe possibile recuperare una buona parte del fabbisogno patrimoniale tra le pieghe del bilancio, nel pieno rispetto delle regole”.

Muovendo due sole leve - l' adeguamento del coverage ratio sugli incagli, e l'adeguamento della copertura dei crediti in bonis - o sindacati stimano che “il patrimonio di vigilanza tornerebbe ad assestarsi intorno al 950 milioni di euro, Banca Marche potrebbe riaprire i rubinetti del credito, l'intera economia dell'Italia centrale potrebbe tornare ad essere sostenuta”.

Nella ricostruzione sottoposta al premier, si legge che “l'insieme delle nuove regole fu la causa della devastante perdita dell'esercizio 2012, pari a ben 518 milioni di euro”. “L'aumento esponenziale degli accantonamenti - prosegue il dossier - fu determinato per il 70% all'applicazione della policy voluta dal direttore Goffi”, ed in particolare da due elementi di rilievo: la svalutazione delle garanzie immobiliari in egual misura per sofferenze e incagli “quando invece, la totalità del sistema bancario utilizza percentuali diversificate e comunque di dimensione ridotta”, ed inoltre “la singolare svalutazione del valore dei crediti chirografari ad incaglio, in misura fissa e molto più consistente di quasi tutti gli istituti concorrenti presi in esame”.

Stessi criteri applicati nel bilancio semestrale 2013, la cui bozza presentata in cda il primo agosto prevedeva una perdita di circa 50 milioni di euro, risultato che - secondo i sindacati - permetteva ancora alla banca di “galleggiare” nei limiti del patrimonio di vigilanza. Dopo Ferragosto, la semestrale venne riconsiderata per attestare una perdita di 232 milioni di euro, perdita dovuta - si legge nel dossier – “alla riapertura e al consistente appesantimento di posizioni già esaminate, nonché all'innalzamento a livelli stratosferici (lo 0,97% quasi il doppio di banche concorrenti anche in campo nazionale), degli accantonamenti sui crediti generici (in bonis)”. Il precipitare del Total Capital Ratio al 6,64% e inoltre le riconosciute irregolarità amministrative e gestionali aprirono la via al commissariamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA