Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Ferrari, l'inesperienza di Leclerc punisce un Cavallino già bastonato

Charles Leclerc e Sebastian Vettel
Charles Leclerc e Sebastian Vettel
di Giorgio Ursicino
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Lunedì 13 Luglio 2020, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 20:08
Non sparate sul pianista. Quando gira male, possono diventare animali feroci anche le docili pecorelle. Sulle verdi montagne austriache va in onda uno dei weekend più neri per il Cavallino della Ferrari. Sinceramente, in una stagione anomala penalizzata dalla pandemia, alla seconda gara del Campionato, è d’obbligo fare quadrato intorno alla nazionale Rossa perché altrimenti i giudizi sarebbero impietosi. Verrebbe addirittura da pensare che, su uno scenario talmente imbarazzante, stia per abbattersi la mannaia del presidente e proprietario John Elkann.

Altre volte in passato, il nipote dell’avvocato ha infatti detto di non sopportare figure ridicole da parte della Ferrari. Ieri è accaduto l’inverosimile. Al quadro tecnico già disastroso, che se tutto fila liscio vede veleggiare la SF1000 a metà schieramento, ci si è aggiunta la sfortuna. Eh sì, è il caso di appellarsi alla malasorte per spiegare cosa hanno combinato i piloti di Maranello, in particolare Charles Leclerc. Il giovane driver, su cui la Scuderia ha puntato tutto per il futuro e che aveva scatenato gli entusiasmi otto giorni fa salvando con un finale al cardiopalma un’altra giornata storta, è andato in tilt.

Purtroppo quello che è accaduto ci sta tutto perché in Formula 1 l’esperienza conta almeno quanto la velocità e Charles deve ancora crescere per concretizzare sempre il suo straordinario talento. In cuor suo il baby monegasco sognava il bis. Non avendo l’auto per vincere, voleva fare ancora il salvatore della patria anche per sdebitarsi con Binotto che, oltre a promuoverlo prima guida, l’aveva anche “liberato” della presenza ingombrante di un quattro volte campione del mondo come Sebastian. In più, ci si è messo un sabato da incubo con il mancato accesso in Q3 e la retrocessione sulla griglia per guida pericolosa.

Quando si è spento il semaforo, il ragazzo ha staccato la spina e, alla seconda curva, era in scia al compagno tedesco. Invece di frenare ed accodarsi, puntando ad una sicura “rimontina”, Leclerc si è infilato all’interno dell’altra Rossa in un punto dove non entrava nemmeno un monopattino. Seb stava facendo la sua linea e all’esterno aveva almeno un’altra macchina. Invece di un pilota della Ferrari, sembrava una gara di videogames a cui ha partecipato spesso e volentieri anche Charles nel periodo di lockdown. Risultato? La SF1000 del “principino” si è arrampicata sull’altra e sono finite entrambe fuori gara ancor prima di cominciare.

Lo ha fatto apposta? Non scherziamo. Leclerc avrebbe voluto scomparire se ce ne fosse stato il modo, ma ormai il patatrac era fatto. Ai box il pilota si è immediatamente scusato con il compagno e, soprattutto, con la squadra. Ha candidamente ammesso di non essere stato «bravo», ma indubbiamente molto ha influito la pressione di guidare un’auto dalla tradizione immensa completamente fuori palla. L’esperto Vettel ha capito al volo la situazione, ha accettato le scuse senza infierire, sembrando un lord rispetto ad altre situazioni simili.

Ora, oltre ai problemi della monoposto, ci saranno anche quelli dei piloti, perché Seb e Charles dovranno restare lontani per non ripetere una scena del genere. Certo, non è la prima volta che due compagni mandano dal carrozziere entrambe le monoposto della squadra. L’ha fatto pure sua maestà Hamilton (ieri è sembrato un pilota di un altro pianeta) con Rosberg, ma i due lottavano per il Mondiale. L’anno scorso è accaduto anche ai due galletti in Rosso a San Paolo, ma era in ballo almeno la “supremazia interna” stagionale.

Questa volta niente di tutto questo e viene il dubbio se la Ferrari tornerà competitiva, se sarà sufficiente l’esperienza di una coppia (Leclerc-Sainz) con sole due vittorie alla spalle per sfidare Lewis che, da solo, ha vinto 85 gran premi. Binotto ha fatto il suo lavoro, da team principal ha difeso i piloti perché tutti possono sbagliare. Molto più incandescente l’altra poltrona che occupa, quella di responsabile tecnico che è il suo vero lavoro nel quale è sempre stato stimatissimo. Mattia, buon comunicatore e persona sempre piacevole, ha fatto veramente fatica a spiegare le performance della vettura, lasciando intendere che, forse, non lo sanno neanche loro.

La chiusa a Toto Wolff, l’Hamilton dei team manager. Il condottiero austriaco ha parlato nel solito chiarissimo italiano dicendosi molto dispiaciuto per i problemi della Ferrari perché alla Mercedes non piace vincere senza il Cavallino. Poi ha sparato la rasoiata. Alla domanda se si aspettava una Rossa così in difficoltà, ha risposto di no, «tranne che per il motore». Visto come vanno le cose, il sassolino poteva anche lasciarlo nella scarpa in quanto non è elegante rivangare le polemiche dello scorso Campionato che, comunque è andata, le Frecce d’Argento hanno dominato in lungo e in largo.
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