Supplenze, Consulta boccia la Gelmini
Ministero: inevitabile rifare le graduatorie

I ministri Gelmini e Sacconi
I ministri Gelmini e Sacconi
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Mercoledì 9 Febbraio 2011, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 21:54
ROMA - Almeno 15.000 precari possono reclamare il ruolo e l'agognata cattedra. Ad offrire loro nuove speranze la sentenza della Corte costituzionale che dichiara illegittima una norma (articolo 1, comma 4-ter) del dl 134 del 2009 perch viola l'articolo 3 della Costituzione. La conseguenza che nell'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento il personale docente avrà diritto al trasferimento e all'inserimento a pettine secondo il proprio punteggio (merito), e non secondo l'anzianità di iscrizione in graduatoria.



La "querelle" sulle graduatorie va avanti da parecchio. Un paio di anni fa l'associazione Anief ha fatto ricorso (15.000 ricorrenti) contro l'inserimento in coda dei docenti che cambiano provincia, ma poi il Parlamento, in sede di conversione del cosiddetto salva-precari, ha votato una norma voluta dal ministro Gelmini che lo prevede. Per il Tar Lazio, però, questa disposizione viola palesemente gli articoli 24 e 113 della Costituzione. Di qui il ricorso alla Consulta.



«A questo punto - dichiara il presidente nazionale dell'Anief, Marcello Pacifico - il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente». Secondo Pacifico, la sentenza «spazza via ogni dubbio anche a chi, in questi giorni, ha proposto la proroga delle graduatorie in emendamenti specifici al Milleproroghe in discussione al Senato: è evidente, infatti, che un blocco o una cancellazione delle stesse graduatorie violerebbe i principi richiamati dal giudice delle leggi».



Soddisfatto per il pronunciamento della Consulta il Pd. Sottolineando che la sentenza «avrà effetti devastanti perché l'amministrazione sarà costretta ad assumere tutti quei docenti che, collocati in coda, nelle graduatorie aggiuntive, si sarebbero trovati in posizione utile per l'immissione in ruolo», Tonino Russo, componente della Commissione cultura della Camera, sollecita le dimissioni del ministro dell'Istruzione:«A fronte dei danni incalcolabili causati dalle norme eufemisticamente definite "eccentriche" dalla Consulta, alla Gelmini non resta che un ultimo atto di dignità: rassegnare le dimissioni». Anche per la responsabile scuola del partito Francesca Puglisi la sentenza della Corte «certifica l'incapacità di un ministro che procede non per atti ma per pasticci». «Ora che il danno è fatto, la Lega, che ha tentato di innescare una guerra tra poveri all'interno delle graduatorie a esaurimento, voti insieme a tutte le opposizioni il rinvio della terza tranche di tagli nella scuola e la stabilizzazione senza costi di centomila precari, così come proposto negli emendamenti al Milleproroghe presentati dai senatori del Pd» è l'invito che arriva da Partito democratico.



Ministero: sarà inevitabile rifare le graduatorie. «Sarà inevitabile rifare le graduatorie, e stiamo preparando un emendamento da inserire nel Milleproroghe che, rifatte le graduatorie, congeli il meccanismo - dice il capo dipartimento del ministero della Pubblica istruzione, Giovanni Biondi - Rispettiamo la sentenza, ma quello che non è stato valutato approfonditamente è che queste sono graduatorie ad esaurimento, quindi il principio del merito che viene invocato nella sentenza vale per graduatorie dinamiche in cui un insegnante può aggiornare i suoi titoli continuamente. Pensiamo che le graduatorie chiuse invece, che contiamo di esaurire con la progressiva entrata in ruolo degli insegnanti, non dovessero essere sottoposte a questo principio».



Gilda: ora intervento legislativo. Sulla questione delle graduatorie, il legislatore intervenga con regole certe. Lo chiede la Gilda alla luce della sentenza della Corte Costituzionale in materia. «E' ancora presto per valutarne gli effetti, ma da una prima lettura della sentenza emerge che la Corte costituzionale ha abrogato la norma, contenuta nel decreto legislativo 134 del 2009, che prevedeva la possibilità delle code. A questo punto - osserva il coordinatore della Gilda, Rino Di Meglio - spetta al legislatore stabilire se gli aventi diritto debbano essere inseriti nelle graduatorie di una o più province. Da troppi anni la gestione delle graduatorie scolastiche si presta a un contenzioso infinito, e perciò chiediamo al legislatore di intervenire con regole certe e di non affidarsi ancora a regolamenti facilmente impugnabili».
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