Coppa Italia, stretta del Viminale
Alfano: "Daspo a vita contro gli ultrà"

Coppa Italia, stretta del Viminale Alfano: "Daspo a vita contro gli ultrà"
di Valentina Errante
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Martedì 6 Maggio 2014, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 21:41
ROMA - Quale sia l’intreccio tra tifoserie, criminalit e club calcistici chiaro a tutti. E così, se non c’è stata una vera e proria trattativa tra il capo dei ”Mastiffs” e le forze dell’ordine, come ripetono al Viminale, è evidente che, per evitare il rischio di altri incidenti, i funzionari di polizia abbiano dovuto «comunicare» con gli ultra. Adesso le immagini di Genny 'a carogna, al secolo Gennaro Di Tommaso, capo della curva A del San Paolo, precedenti per spaccio, un padre affiliato al clan del rione Sanità, che discute con il capitano del Napoli e con i funzionari di polizia, mentre ostenta la maglietta inneggiante all’assassino di Filippo Raciti, basta per creare forte imbarazzo e dare seguito alle polemiche non ancora concluse con il Sap e una fetta delle forze dell’ordine. I quaranta minuti di ”conciliabolo” con autorità e calciatori sono un caso. Le immagini fanno il giro del mondo. Il più grande rammarico è per Marisa Raciti, vedova dell’ispettore ucciso nel 2007. E mentre il ministro dell’Interno Angelino Alfano annuncia misure durissime, come il ”Daspo” a vita, è chiaro a tutti che l’ipotesi di bloccare la partita non fosse percorribile per questioni di ordine pubblico, e che, per le stesse ragioni, l’incontro tra Napoli e Fiorentina non si sarebbe potuto svolgere se le migliaia di tifosi non avessero voluto: bombe carta e petardi avrebbero creato un rischio troppo alto per la sicurezza. Così Genny ’a carogna ha placato i suoi. Un capo popolo che ha garantito il normale svoglimento dell’incontro in uno stadio gremito.



IL VIMINALE

Alfano puntualizza: «Il capitano della squadra, Marek Hamsik, si è avvicinato alla curva in tensione perché i tifosi credevano che uno di loro fosse stato ferito nell’ambito di una faida tra sostenitori del Napoli e della Fiorentina, il capitano ha comunicato alla curva che quel tifoso era stato ferito al di fuori del contesto sportivo. Questo ha consentito l’allentamento della tensione». Qualcuno spiega che mandare a casa gli spettatori sarebbe stato pericolosissimo ma che, allo stesso modo, i tifosi avrebbero potuto impedire l’incontro creando il panico all’interno dello stadio stracolmo. Così è intervenuto Genny ’a carogna. Le immagini lo immortalano col pollice alzato: ”si gioca”. Perché Di Tommaso, con la maglietta sulla quale si legge ”Speziale libero” (Antonio Speziale sta scontando la pena a otto anni per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore Filippo Raciti) è il simbolo dell’intreccio malato. E’ il capo dei ”Mastiffs” Napoli e, dopo i disordini che hanno portato in fin di vita un tifoso, parla con Hamsik, con la polizia e placa la curva.



LA SPACCATURA

E’ la ”rivincita” del Sap, travolto dalle polemiche per l’applauso ai poliziotti responsabili della morte di Federico Aldrovandi. Perché, per Gianni Tonelli, segretario del sindacato di polizia, quelle immagini sono la prova che gli agenti vengono abbandonati nelle piazze e davanti agli stadi, mentre i violenti ottengono garanzie. «Vogliamo vedere - chiede Tonelli- la stessa indignazione dei vertici della nostra amministrazione e del Viminale, vogliamo capire se per le autorità i morti sono tutti uguali o qualcuno è più uguale degli altri». Marisa Raciti è indignata: «È una vergogna, lo stadio in mano ai violenti, lo Stato non reagisce e quindi ha perso». A chiamarla e a mostrarle solidarietà, dopo qualche ora, sono il presidente del Senato, Pietro Grasso, il premier, Matteo Renzi, il ministro Alfano, il capo della Polizia Alessandro Pansa.