Sexgate in Abruzzo, le quattro
amanti a spese della Regione

Sexgate in Abruzzo, le quattro amanti a spese della Regione
di Andrea Taffi
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Martedì 11 Febbraio 2014, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 18:11
L'AQUILA - Non c’ solo il governatore Chiodi nel sexgate d’Abruzzo, la costola pruriginosa della Rimborsopoli locale nel quale sta affondando la giunta uscente di centrodestra e mezzo consiglio regionale a poco pi di tre mesi dalle elezioni.

All’incrocio pericoloso tra scappatelle, spese folli nelle missioni istituzionali e presunti incarichi alle amanti si affaccia anche lui, il bel presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano che ieri ha scelto le entrate secondarie del tribunale per salire al quarto piano della Procura dove, davanti ai Pm di Rimborsopoli Bellelli e Di Florio, ha chiarito in un quarto d’ora la sua posizione riservandosi la possibilità di presentare una memoria difensiva.



GLI ADDEBITI

Quindici minuti lontano dal filo del rasoio, secondo i suoi legali, nonostante una lista piuttosto imbarazzante di scelte per le sue missioni. Al presidente, come appreso dalle carte dell'inchiesta, erano contestati diversi pernottamenti in hotel a 5 stelle quando il top arrivava a quattro. Ad esempio a Roma, a Sanremo, a Rimini, a Venezia, a Sirmione, a Barcellona, Caracas, Miami, Toronto, Mosca, Innsbruck. Per il suo soggiorno a Sanremo, la Regione avrebbe pagato 900 euro per tre notti. E nella casella di Pagano erano finiti pranzi o cene con più commensali sempre a spese dell'ente. In tutto quindicimila euro non giustificati, secondo solo al governatore Chiodi.



LA DIFESA

Pagano ha detto di non aver sperperato i soldi di rappresentanza, anzi di averli ridotti rispetto a quanto avveniva prima. Nel merito, invece ha chiamato in causa - anche lui come molti di quanti lo hanno preceduto in Procura - gli uffici che avrebbero compilavano i rimborsi in maniera inesatta. In più avrebbe alzato a giustificazione una legge statale speciale che sostanzialmente non ammette tetti alle spese o alla classificazione degli alberghi viste le sue mansioni di rappresentanza e la prestigiosa presidenza del Calre, la conferenza delle assemblee legislative delle regioni europee, che Pagano ha rivestito tra 2011 e 2012.



Neanche una parola invece sull’aspetto oscuro che così come a Chiodi, potrebbe creargli i problemi più spinosi. Pagano, infatti, nell’informativa dei carabinieri di Pescara si segnala per aver passato otto notti in compagnia quando dichiarava di essere da solo: agli atti sono finite la moglie ma anche quattro amanti. Una di queste, è finita anche a libro paga del consiglio regionale in una determina dei primi mesi del 2013. Una fornitura diretta - l’importo, versato in due tranche, si aggira intorno ai 1500 euro e non contempla la necessità del bando di gara - per servizi consegnati alla struttura speciale di supporto stampa. «Smentisco favoritismi: solo falsità e coincidenze» ha detto la donna, raggiunta al telefono. Anche gli uffici cadono dalle nuvole: «Avevamo un fornitore aquilano per il web, abbiamo fatto una ricerca e poi un colloquio per cui la sua ditta ci era sembrata idonea».



L’ACQUISIZIONE DEGLI ATTI

Quella determina, come per il bando e l’incarico di consigliera di parità a Letizia Marinelli da parte della Regione, sarà acquisita nelle prossime ore dai carabinieri e sarà la magistratura a valutare se ci siano stati profili di illegittimità. C’è dunque una seconda dama bianca sullo sfondo del sexgate d’Abruzzo che sta rimettendo in discussione anche gli assetti politici verso la grande corsa delle Regionali. Chiodi, che era candidato in pectore è stato spinto dal clamore mediatico in una zona grigia dove il male minore potrebbe essere lo spostamento alle Europee anche se ufficialmente la sua casella è ancora proiettata verso il mandato-bis. Il paradosso è che il suo primo sostenitore è proprio Nazario Pagano, fresco di nomina berlusconiana nella riunione di piazza San Lorenzo in Lucina, a coordinatore regionale di Forza Italia dopo la frattura con il Nuovo Centrodestra. Alla finestra dirimpetto, silenziosi, osservano interessati il Pd e soprattutto Luciano D’Alfonso: cinque anni fa veniva disarcionato da sindaco di Pescara dopo un’inchiesta e il relativo processo è terminato con una piena assoluzione. Corsi e ricorsi? Macchè: è l’Abruzzo, bellezza.