Sciopero in sala operatoria, i pazienti
chiamano: in reparto arrivano i carabinieri

Carabinieri davanti all'ospedale di Pordenone (archivio Gazzettino)
Carabinieri davanti all'ospedale di Pordenone (archivio Gazzettino)
di Loris Del Frate
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Sabato 28 Gennaio 2012, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 20:16
PORDENONE - Si blocca la sala operatoria a causa di uno sciopero, saltano gli interventi programmati, ma i pazienti, esasperati perch costretti a tornare a casa senza la prestazione chiamano i carabinieri in reparto e presentano una denuncia. È quanto accaduto ieri mattina, poco dopo le otto, all’ospedale di Pordenone nel reparto di Oculistica, diretto da Giorgio Beltrame.



Per la verità c’è subito da dire che gli oculisti e il personale infermieristico del reparto erano tutti al lavoro. Ad aderire allo sciopero convocato dai sindacati di base sono stati alcuni anestesisti e gli strumentisti di sala operatoria. Tanto è bastato per bloccare gli interventi chirurgici in Oculistica, Ortopedia e Otorino. Ma un gruppo di pazienti ricoverati la stessa mattina per un intervento alla cataratta non ha alzato bandiera bianca e ha deciso di contrattaccare. Arrivata la certezza che non sarebbero stati operati, prima hanno protestato, poi si sono attaccati al telefonino e hanno chiamato sia polizia che carabinieri.



Poco dopo due pattuglie sono entrate in reparto. I pazienti hanno esposto il caso e hanno sottoscritto il verbale della denuncia ai militi dell’Arma: interruzione di pubblico servizio. È la prima volta che capita un fatto del genere all’ospedale di Pordenone e - in una stagione di scioperi come quella che si sta preannunciando - c’è il concreto rischio che non sia l’ultima. Del resto chi ieri mattina è stato rispedito a casa non solo era già stato preparato per l’intervento con tanto di gocce per dilatare la pupilla e una siringa di antibiotico, ma era arrivato su quel tavolo operatorio dopo una attesa di almeno otto mesi. Questo è il tempo per operarsi una cataratta. Ora c’è il rischio di aspettare ancora chissà quanto.



A raccontare quanto accaduto ieri mattina è Michele, residente a San Vito, uno di quelli che hanno deciso di chiamare i carabinieri. C’è da aggiungere che si tratta di un intervento in day surgery, quindi i pazienti, dopo aver fatto tutti gli esami all’esterno arrivano all’ospedale all’alba del giorno previsto per l’operazione. Le dimissioni sono per la serata o al massimo per la giornata successiva.



«Eravamo circa in sedici - racconta Michele - tutti arrivati verso le sei di mattina. Ci hanno fatto spogliare e ci hanno assegnato i letti. Poi è entrato il medico per un controllo. Il primario era già in reparto. Verso le sette ci hanno messo le gocce negli occhi e subito dopo ci è stata fatta una puntura di antibiotico.



Quando ci avevano già indicato i turni di entrata in sala e dovevano iniziare gli interventi sono arrivati due infermieri che ci hanno detto che l’equipe della sala operatoria non era completa perchè qualcuno aveva aderito allo sciopero. Tutti a casa senza fare nulla. Alcuni se ne sono andati, altri, tra cui il sottoscritto, hanno invece deciso di chiamare i carabinieri per denunciare il fatto. Nessuno di noi era contro il diritto allo sciopero, ma siamo stati trattati come animali. Potevano avvertirci. Io mi sono preso una siringata di antibiotico per niente e dopo aver aspettato otto mesi l’operazione adesso non so più quando potrò tornare».
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