Allarme medicine salvavita introvabili
I farmacisti: "Export verso estero"

Allarme medicine salvavita introvabili I farmacisti: "Export verso estero"
di Carla Massi
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Venerdì 17 Gennaio 2014, 15:55 - Ultimo aggiornamento: 15:57
ROMA - Non si trova il “Clexane” che evita la formazione dei trombi e neppure lo “Spiriva” per il trattamento delle malattie respiratorie. Medicinali, per la stragrande maggioranza dei pazienti, considerati dei “salvavita”. Nelle farmacie non si trovano. Oppure si riescono a comprare per alcune settimane e poi spariscono di nuovo. Qualcuno sta stivando l’armadietto per i tempi di magra, qualcuno ha chiesto aiuto agli ospedali e qualcuno si è rivolto ad altre regioni dove la situazione, rispetto a Roma, sembra essere meno allarmante.



Scaffali vuoti Certo è che, dall’estate scorsa, un buon numero di farmaci non è più quotidianamente disponibile. Una situazione che ha scatenato allarme tra chi sta male e ha portato i farmacisti a parlare di vera e propria «emergenza». Roma soffre da tempo ma anche il resto d’Italia ha paura per gli scaffali vuoti.

L’elenco dei medicinali introvabili è lungo: ci sono gli antitumorali, le eparine a basso peso molecolare, gli antipsicotici e i broncodilatatori. Ma anche prodotti per il trattamento del morbo di Parkinson e dell’ipertensione.



Il business La denuncia arriva da Federfarma (l’associazione che riunisce i farmacisti)di Roma che dopo un esposto a luglio scorso ha scritto all’Agenzia italiana del farmaco. Sarebbe un mercato parallelo in paesi europei più redditizi dell’Italia a determinare la mancanza dei farmaci. «Sì - spiega Franco Caprino presidente di Federfarma Roma - esiste un mercato parallelo dei medicinali destinati al nostro paese ma venduti all’estero dove si guadagna di più. E’ questo che provoca la mancanza di certi prodotti proprio nelle nostre farmacie».

La ricostruzione del business ipotizza che i grossisti, come aziende o farmacisti, comprano dei medicinali destinati al mercato italiano ma poi li vendono dove si guadagna di più, come la Germania o la Gran Bretagna. Un super affare che porterebbe alla carenza o anche all’irreperibilità di alcuni farmaci. C’è l’ipotesi di contingentamento, di partite messe da parte in attesa che i paesi stranieri facciano richiesta.

A luglio nell’esposto, sempre di Federfarma Roma, si trovavano vari esempi: il “Mirapexin 2,1” per il trattamento del Parkinson, in Italia costa 53,10 euro (al netto dell’Iva e dello sconto) mentre in Germania il costo in farmacia è di 275,10 euro.



In Germania «Se un farmaco da noi costa 20 euro ed in Germania 200 - aggiunge Caprino - si verifica che l’acquirente italiano di quel medicinale lo acquisti per poi rivenderlo in Germania determinando un guadagno per sé ed una rarefazione del prodotto sul nostro mercato». A distanza di sei mesi la situazione è esattamente la stessa. Anzi, secondo i pazienti e i farmacisti sarebbe anche peggiorata. Nel senso che è sempre più difficile riuscire a trovare alcuni medicinali e sempre più complesso, per i medici, cambiare le terapie secondo le disponibilità del mercato.

Il vantaggio, dunque, per chi opera nel mercato parallelo è puramente economico: l’esportazione viene effettuata solo per quei farmaci che in Italia hanno un prezzo al pubblico inferiore rispetto a quello degli altri paesi europei.