Ruby, Berlusconi non va a procura Milano
Presto dai pm richiesta giudizio immediato

Silvio Berlusconi (foto Mjulien Warnand - Ansa)
Silvio Berlusconi (foto Mjulien Warnand - Ansa)
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Venerdì 21 Gennaio 2011, 12:13 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:55
ROMA - Dopo le dichiarazioni di ieri del cardinal Bertone, la vicenda Ruby si arricchisce di nuovi interventi da parte della Chiesa. In primis, il richiamo del Papa sull'esigenza di ritrovare la morale perduta, seguito dall'annuncio del cardinale Bagnasco che lunedì la Cei prenderà posizione sulla vicenda. Il Quirinale chiede di arginare le tensioni, mentre Umberto Bossi difende il premier ma lo invita a riposarsi un po'. Il tutto mentre prosegue l'offensiva delle opposizioni contro il governo. Per parte loro gli avvocati di Berlusconi ufficializzano la decisione di non presentarsi davanti ai pm. I quali vanno avanti e si preparano alla richiesta di giudizio immediato.



Il Papa: le istituzioni ritrovino la morale. «La società e le istituzioni pubbliche ritrovino la loro anima, le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all'azione pratica». Lo chiede il Papa nella udienza a dirigenti e personale della Questura di Roma. «Ai nostri giorni - ha detto il Papa - grande importanza è data alla dimensione soggettiva dell'esistenza. Ciò, da una parte, è un bene, perché‚ permette di porre l'uomo e la sua dignità al centro della considerazione sia nel pensiero che nell'azione storica. Non si deve mai dimenticare, però, che l'uomo trova la sua dignità profondissima nello sguardo amorevole di Dio, nel riferimento a Lui. L'attenzione alla dimensione soggettiva è anche un bene quando si mette in evidenza il valore della coscienza umana. Ma qui troviamo un grave rischio, perché‚ nel pensiero moderno si è sviluppata una visione riduttiva della coscienza, secondo la quale non vi sono riferimenti oggettivi nel determinare ciò che vale e ciò che è vero, ma è il singolo individuo, con le sue intuizioni e le sue esperienze, ad essere il metro di misura; ognuno, quindi, possiede la propria verità, la propria morale. La conseguenza più evidente è che la religione e la morale tendono ad essere confinate nell'ambito del soggetto, del privato: la fede con i suoi valori e i suoi comportamenti, cioè, non ha più diritto ad un posto nella vita pubblica e civile. Pertanto, se, da una parte, nella società si dà grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, dall'altra, la religione tende ad essere progressivamente emarginata e considerata senza rilevanza e, in un certo senso, estranea al mondo civile, quasi si dovesse limitare la sua influenza sulla vita dell'uomo».



La Cei si occuperà di Ruby. Il consiglio permanente della Cei, in programma lunedì ad Ancona, discuterà della vicenda Ruby. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco. «Lunedì se ne parla al Consiglio permanente della Cei, quello è il luogo istituzionale», ha annunciato il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco. Per preparare il Consiglio Bagnasco sarà domani a Roma, dove incontrerà papa Benedetto XVI.



Un consiglio a Berlusconi? «Di andare un po' a riposare da qualche parte che ci pensiamo noi». Lo dice il leader della Lega, Umberto Bossi che invece sull'ipotesi dimissioni afferma: «Si sa bene che quella cosa lì non la fa. È inutile chiedere cose che non servono a niente». E sul caso Ruby continua: «In un paese normale e democratico queste cose non avvengono: non si mette sotto pressione una persona così: è un presidente del Consiglio mica la Mafia. Berlusconi è stato praticamente circondato, tenuto sotto pressione, controllato da tutte le parti. È facile in questo caso trovare delle cose». Una battuta anche sulle osservazioni del Papa sulla morale da ritrovare: «Questo è giusto: d'altra parte se non lo dice lui chi lo deve dire?».



Berlusconi: le parole della Chiesa non sono riferibili a noi. Si tratta di dichiarazioni generiche, non riferibili direttamente a noi, quelle dei giornali sono forzature che non corrispondono al vero. Così Silvio Berlusconi aveva commentato in consiglio dei Minstri la presa di posizione della Chiesa sulla necessità di maggiore moralità e legalità contenuta nelle dichiarazioni del cardinal Tarcisio Bertone. Commento che però prescindeva dalle prese di posizione del Papa e del cardinal Bagnasco. Il premier ha ribadito l'intenzione di voler andare avanti con il governo, rassicurando i presenti sulle conseguenze che l'intera vicenda Ruby sull'esecutivo. Berlusconi ha fatto capire di essere stato in qualche modo rassicurato sul fatto che le parole di Bertone non erano riferibili a lui. Un accenno che i presenti hanno interpretato come se le rassicurazioni fossero venute da ambienti vaticani. Del resto, lo stesso Berlusconi ha ripetuto in queste ore il medesimo ragionamento, sostenendo appunto che le parole pronunciate dal segretario di Stato Vaticano non erano direttamente riferibili a lui.



Berlusconi ha annunciato tramite i suoi legali che non risponderà alla convocazione dei pm di Milano dove è indagato per concussione e prostituzione minorile in relazione alla vicenda Ruby. I difensori hanno fatto avere questa mattina una nota ai pubblici ministeri. Il diniego all'interrogatorio è motivato dal fatto che - a parere dei legali - i pm milanesi non hanno competenza funzionale ad indagare e che il fascicolo dovrebbe essere trasmesso al tribunale dei ministri.



I pm vanno avanti ed entro metà febbraio dovrebbero depositare la richiesta di giudizio immediato per il presidente del Consiglio. In sostanza con la comunicazione inviata oggi via fax dagli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo - una sorta di atto di cortesia -, tecnicamente è superato l'adempimento di legge dell'interrogatorio di garanzia, la cui fissazione era obbligatoria prima di inoltrare al gip la richiesta di giudizio immediato. La Procura, ancora prima di inviare l'invito a comparire al capo del governo, aveva valutato la questione della competenza territoriale e funzionale. Non è escluso che i legali di Berlusconi inviino ai magistrati milanesi una memoria più corposa per sostenere la loro tesi, e cioè che la competenza è del Tribunale dei ministri.



Pierluigi Bersani sfida Silvio Berlusconi: «Se andiamo al voto vinciamo noi, alla grande ed ora qualsiasi cosa accada è meglio di questa situazione, anche le elezioni. Il Premier deve dimettersi, levarsi lui dall'imbarazzo, levare l'Italia dall'imbarazzo». Ospite di Daria Bignardi alle Invasioni barbariche Bersani attacca il premier sul caso Ruby affermando che ora ci vuole «un moto dell'opinione pubblica. Stiamo parlando di una minorenne, a prescindere da tutto è una minorenne e va tutelata. E un uomo di 73 anni non gli fa nemmeno una telefonata ad una minorenne».



Il Pd avvierà la raccolta di firme per chiedere le dimissioni. L'obiettivo è di raccoglierne 10 milioni. Ecco il testo dell'appello con il titolo “Berlusconi dimettiti”: «Presidente Berlusconi, lei ha disonorato l'Italia agli occhi del mondo, non ha più la credibilità per chiedere agli italiani un impegno per il cambiamento e con la sua incapacità a governare sta facendo fare al Paese solo passi indietro. Lei dunque se ne deve andare via. L'Italia ha bisogno di guardare oltre, per affrontare finalmente i suoi problemi: la crescita, il lavoro, un fisco giusto, una scuola che funzioni, una democrazia sana. Noi dobbiamo dare una prospettiva di futuro ai giovani. Con la sua incapacità a governare e con l'impaccio dei suoi interessi personali lei è diventato un ostacolo alla riscossa dell'Italia. Per questo presidente Berlusconi lei si deve dimettere. L'Italia ce la può fare, dispone di energie e di risorse positive. È ora di unire tutti coloro che vogliono cambiare. È ora di lavorare tutti insieme per un futuro migliore».



Fli: spieghi in tribunale o si dimetta. «Questa crisi si puo risolvere solo se il presidente Berlusconi va nelle sedi competenti, nei tribunali, per spiegare, se può spiegare, quello che è accaduto. Altrimenti, se non può spiegare, faccia un passo indietro, si dimetta per consentire al paese di fare un passo avanti», dichiara il coordinatore di Fli, Adolfo Urso, a SkyTg24.



Casini: «Se il premier non vuol fare un passo indietro faccia un passo avanti, cioè andare alle elezioni. Il polo della Nazione che si è costituito è pronto ad andare al voto. Tirare a campare non serve a nessuno - dice il leader Udc - e vivacchiare non è quello che serve all'Italia. Allora se si possono fare le cose serie bene, se non si possono fare noi siamo pronti alle elezioni». Casini ha aggiunto che «sul piano politico il consiglio che do a Berlusconi è comunque quello di fare un passo indietro. C'è la possibilità di creare una coalizione di centrodestra più ampia. Non è che nella vita si debba fare solo il presidente dl Consiglio. Ci possono essere tanti ruoli importanti e significativi. Fare un passo indietro può essere anche strategico in certe circostanze anche se mi auguro che si possa trovare un'intesa per proseguire una legislatura in modo proficuo».



Di Pietro: Berlusconi vada dai pm. «La Procura di Milano fa quello che deve fare, cioè svolge l'obbligo dell'azione penale se c'è un'ipotesi di favoreggiamento di prostituzione minorile o di concussione. A Berlusconi non chiediamo di dichiararsi colpevole, ma di presentarsi davanti ai giudici per far valere le proprie ragioni. Il problema semmai è politico: si può tenere il Paese in queste condizioni di disagio morale, etico e di non credibilità istituzionale? Si possono tenere le istituzioni, come il Parlamento, bloccate a discutere di questioni che interessano a pochi potenti e non alla maggioranza dei cittadini?». Così il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.



Napolitano: basta tensioni. Alla giornata dell'informazione celebrata al Quirinale Giorgio Napolitano ha detto che bisogna trovare nella Costituzione e nella legge «i riferimenti di principio e i canali normativi e procedurali per far valere, insieme, le ragioni della legalità nel loro necessario rigore e le garanzie del giusto processo». Al di fuori di questo quadro, ha aggiunto, «ci sono solo le tentazioni di conflitti istituzionali e di strappi mediatici che non possono condurre, per nessuno, a conclusioni di verità e di giustizia». Il Capo dello Stato ha ribadito che «occorre nell'immediato scongiurare ulteriori esasperazioni e tensioni che possono solo aggravare un turbamento largamente avvertito e riconosciuto e suscitare un effetto di deprimente lontananza dallo sforzo che si richiede per superare le molteplici prove cui la comunità nazionale deve fare fronte». Napolitano ha chiesto più equilibrio fra chi governa e chi controlla: «Un valido equilibrio è sempre indispensabile nel rapporto tra chi è costituzionalmente deputato ad esercitare il controllo di legalità e ha specificamente l'obbligo di esercitare l'azione penale, e chi è chiamato, nel quadro istituzionale e secondo le regole della Costituzione, a svolgere funzioni di rappresentanza democratica e di governo». Napolitano ha definito «un rilevante banco di prova» per quanti operano nel mondo dell'informazione l'applicazione del Codice di Autoregolamentazione in materia di rappresentazione delle vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive. «Un senso del limite e della responsabilità - ha aggiunto - non può mancare nell'informazione, specie nella cronaca giudiziaria».
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