Processo breve, Napolitano: valuterò
Berlusconi: con il Quirinale chiariremo

Giorgio Napolitano (foto Paolo Giandotti - Ansa)
Giorgio Napolitano (foto Paolo Giandotti - Ansa)
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Giovedì 14 Aprile 2011, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 23:06
ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, valuter il provvedimento sul processo breve approvato ieri dalla Camera e che ora passa al vaglio del Senato.



Lo ha detto lo stesso capo dello Stato, sottolineando che ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione. A chi gli chiedeva cosa pensasse delle molte preoccupazioni espresse dall'Associazione nazionale magistrati e dalle famiglie delle vittime di Viareggio sul fatto che la legge possa fare saltare molti processi, Napolitano ha detto: «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in Parlamento».



Il Quirinale: nessun intervento preventivo. Successivamente, rispondendo a una specifica domanda, ambienti del Quirinale hanno preciato che l'espressione «vicini al momento» significa che il capo dello Stato comincerà ad esaminare il testo alla vigilia della decisione che gli toccherà prendere a proposito della promulgazione. Le stesse fonti aggiungono che interpretare le parole del presidente Napolitano come annuncio di un intervento preventivo è del tutto arbitrario.



Intanto, incassato il sì della Camera al disegno di legge sulla prescrizione breve con 314 si e 296 no, il premier Silvio Berlusconi esulta: noi compatti, l'opposizione è a pezzi.



Davanti a Montecitorio popolo viola e vittime di alcuni grandi processi a rischio prescrizione ieri hanno contestato il governo. Protesta anche l'Anm, che parla la di una sconfitta per lo Stato e dice che si «affossa definitivamente il processo». Nel frattempo Berlusconi annuncia alla stampa estera l'intenzione di non ricandidarsi alla elezioni del 2013, lanciando la candidatura di Angelino Alfano. Ipotesi sulla quale ha però frenato il portavoce del premier: solo ipotesi.



Dobbiamo «chiarire» con il Colle è spiegare bene gli effetti di questo provvedimento, ha detto Berlusconi, nel corso del vertice di oggi a palazzo Grazioli con i capigruppo della maggioranza. Il premier è tornato sulla necessita di avviare un «dialogo» con il capo dello Stato, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, dicendosi convinto che anche il Colle comprenderà le ragioni del provvedimento.



C'è molta disinformazione su questo provvedimento, dobbiamo spiegarlo meglio alle persone, ha detto Berlusconi. Bisogna andare in giro e dire alle persone - ha aggiunto il Cavaliere - che non è assolutamente vero che la strage di Viareggio e quella dell'Aquila resteranno impunite. Dopo il bel risultato che abbiamo ottenuto ieri andiamo avanti con la legge sulle intercettazioni perchè intorno a questo provvedimento c'è un grande consenso popolare, la gente non vuole sentirsi spiata, ha aggiunto il premier.



Dovunque vada c'è una standing ovation ogni volta che parlo della necessità di tutelare la privacy, ha poi sostenuto Berlusconi sempre durante il vertice di oggi a palazzo Grazioli, dove avrebbe espresso la volontà di andare avanti anche con la legge sulle intercettazioni. Il Cavaliere, raccontano, avrebbe ribadito la necessità di evitare la pubblicazione sui giornali di cose irrilevanti penalmente. La gente è stanca, non vuole sentirsi spiata al telefono, sarebbe stato il ragionamento de premier.



la precisazione di Bonaiuti. «Leggiamo con stupore su alcune agenzie di stampa che al presidente Berlusconi viene attribuita una ipotetica intenzione di "convincere" il Quirinale in merito al cosiddetto processo breve. Questa intenzione, per il rispetto che si deve al Capo dello Stato, non è stata mai espressa ed è assolutamente inventata», ha poi precisato Paolo Bonaiuti, portavoce del presidente del Consiglio.



Bersani: vulnus di incostituzionalità. Per il Pd il processo breve ha «un vulnus di incostituzionalità»: lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ospite della trasmissione «Otto e mezzo» su La7. «Le leggi - ha detto Bersani - hanno un loro percorso; c'è il vaglio del presidente della Repubblica e della Corte costituzionale. A nostro giudizio questa legge non garantisce la parità dei cittadini, quindi ha un vulnus costituzionale».



«Berlusconi non è più degno e nemmeno in grado di governare. L'Italia non può continuare così», ha detto in una intervista al Financial Times, il vicesegretario del Pd Enrico Letta che auspica un passaggio di mano nell'ambito dello stesso centrodestra o elezioni anticipate. «L'ideale per il Paese - ha spiegato Letta - sarebbero immediate elezioni generali. Credo che le vinceremmo largamente con una coalizione larga, a patto di guardare più all'unità di intenti che alle differenze. Meglio della situazione attuale sarebbe comunque un nuovo primo ministro cambiato in corsa dentro la stessa coalizione di governo, come accadrebbe in qualunque altra normale democrazia europea».



«Non chiamamolo processo breve», attacca il quotidiano della Cei Avvenire, bocciando la legge approvata dalla Camera. «Al di là delle partigianerie - scrive Danilo Paolini nell'editoriale - i nodi della giustizia non saranno sciolti». Perchè come tali «non vanno intese le urgenze del Presidente del Consiglio di risolvere i propri guai con taluni magistrati di Milano». Secondo il quotidiano dei vescovi, «sarebbe meglio chiedersi a che cosa non servirà questa legge definita solo per convenzione sul processo breve perchè la risposta, purtroppo, è che non servirà affatto ad accorciare i tempi dei processi. Come tutti i testi analoghi già presentati in passato, si limiterà alla fotografia e non alla cura del male. Perchè di volta in volta si potrà soltanto prendere atto del fallimento di uno Stato che non garantisce in tempi ragionevoli ai processi di arrivare a sentenza».







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