Il Porcellum è incostituzionale
Bocciati il premio e le liste bloccate

Il Porcellum è incostituzionale Bocciati il premio e le liste bloccate
di Silvia Barocci
3 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Dicembre 2013, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 16:19
​ROMA - Bocciato. Con effetti non immediati - per quelli toccher attendere qualche settimana - ma il Porcellum non sar pi il sistema con cui andremo a votare alle prossime elezioni. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge elettorale del 2005. E lo ha fatto senza rinvii e in circa cinque ore e mezza di Camera di consiglio, nel corso della quale quindici giudici presieduti da Gaetano Silvestri hanno votato per tre volte su altrettante questioni, l’ultima delle quali passata per un solo voto. La mannaia della Consulta si è abbattuta su due capisaldi del Porcellum: l’attribuzione del premio di maggioranza senza la previsione di una soglia minima di voti, sia alla Camera che al Senato; le liste “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.



I PALETTI

In dodici righe di nota ufficiale la Corte si è però affrettata a fornire precisazioni non di poco conto. La prima è sugli «effetti giuridici» della decisione: decorreranno dal momento della pubblicazione della sentenza, che l’ex presidente dell’Antitrust Giuseppe Tesauro dovrà ora scrivere e sottoporre nelle prossime settimane a un nuovo esame della Corte. Nel frattempo, vale a dire da qui all’inizio del 2014, resta in vigore il Porcellum. Ma soprattutto - ed è questa la seconda precisazione della Consulta - «resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali». Frase, quest’ultima, messa nero su bianco quasi a prevenire le immaginabili critiche su un ruolo di supplenza arbitraria della Corte da parte di forze politiche per lunghi mesi incapaci di varare una riforma elettorale. Le reazioni non si sono fatte attendere: il Nuovo centrodestra di Alfano e il Pd s’inchinano alla Corte ma invocano una modifica parlamentare; Grillo e Forza Italia, invece, puntano a un ritorno immediato alle urne.



COSA RESTA

Quella operata dalla Consulta è una sorta di “cosmesi normativa” sul Porcellum. Senz’altro non tornerà a rivivere il Mattarellum, ma resterà in vigore un meccanismo proporzionale di attribuzione dei seggi, senza premio di maggioranza, con le differenti soglie di sbarramento previste per Camera e Senato. Inoltre, con una pronuncia tecnicamente definita “additiva”, la Corte ha reintrodotto le preferenze. È stato quest’ultimo un punto di divisione tra i giudici, perchè almeno sette di essi avrebbero voluto far rivivere il Mattarellum. Per il resto la Camera di consiglio avrebbe trovato una sostanziale unanimità. Il primo scoglio da superare era quello dell’ammissibilità della questione di legittimità sollevata dalla Cassazione su sollecitazione dell’avvocato Aldo Bozzi e di altri 26 cittadini elettori. Il dubbio che nei giorni scorsi era stato sollevato da diversi costituzionalisti era che vi fosse un «difetto di incidentalità» tale da comportare uno stop di inammissibilità al ricorso. I quindici giudici avrebbero invece convenuto, all’unanimità, che se fosse stata sposata questa tesi, la legge elettorale rischiava di cadere in una sorta di “zona franca”. Voto pressocché unanime anche sull’irragionevolezza del premio di maggioranza così congeniato dal Porcellum. L’ultima questione, quella relativa alle liste bloccate, è stata la più spinosa. Secondo alcuni, una pronuncia così circoscritta avrebbe comportato il rischio di un vuoto normativo, e dunque era preferibile la “riviviscenza” del Mattarellum. Ma la possibilità di far tornare in vita la legge elettorale con cui si è votato dal ’94 al 2001 è caduta automaticamente quando, per un solo voto, è passata la linea di dichiarare illegittime le norme sulle liste bloccate. Non sarà facile - fanno notare alcuni - scrivere le motivazioni della sentenza su questo punto. Ma dalla Corte vengono assicurazioni sul fatto che, a decisione depositata, resteranno comunque in vigore norme con cui si potrà andare al voto, sempre che il Parlamento non provveda prima diversamente.