Casini dice addio al sogno centrista: torno
nel centrodestra con Alfano e Forza Italia

Pier Ferdinando Casini
Pier Ferdinando Casini
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Sabato 1 Febbraio 2014, 15:49 - Ultimo aggiornamento: 15:50
ROMA - Io per costruire il centro ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all'opposizione. Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo, mentre Berlusconi e Bersani, che pure governavano con noi, si sono defilati. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il nostro terzo polo era evaporato. Anzi, l'aveva fatto Beppe Grillo»: così, intervistato da Repubblica, l'ex leader Udc Pier Ferdinando Casini dice addio al sogno centrista.



«A noi moderati - dice Casini - spetta il compito di lavorare sullo schema del Ppe con Ncd e Fi. Aveva senso pensare a un terzo polo di centro, e dunque dare battaglia contro uno sbarramento così drastico, quando ancora si poteva immaginare uno schema tedesco, con socialisti, democristiani e liberali. Oggi, tuttavia, la partita che stiamo giocando è un'altra, quella contro un populismo anti-europeo e anti-istituzionale, che mette a soqquadro il Parlamento e attacca in maniera dissennata il capo dello Stato».



Secondo Casini «le forze responsabili - centrodestra e centrosinistra - sono chiamate a serrare le file. Non servono a niente le battaglie di retroguardia. Al punto in cui siamo l'unico antidoto allo sfascismo è l'accordo fra Renzi e Berlusconi per fare la riforma elettorale, quella del Senato e del Titolo V. Io voterò un emendamento sulle preferenze, penso che ci sia ancora spazio per migliorare la legge elettorale, ma vada come vada: meglio l'Italicum che continuare così».



Per quanto riguarda Renzi, Casini dice: «Può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche, ma non voglio mettergli i bastoni tra le ruote. La costruzione del Ppe italiano sarà con Alfano ovviamente. Ma da Toti a Fitto, insieme a slogan del passato, ho sentito anche cose sensate».



Infine, il capitolo Berlusconi: «Le divaricazioni drammatiche che ci sono state - dice Casini - non possono essere ricomposte con una battuta ma con un dibattito politico serio».