Parolisi non risponde ai pm di Ascoli
La rabbia della famiglia di Melania

Parolisi esce dal tribunale di Ascoli Piceno
Parolisi esce dal tribunale di Ascoli Piceno
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Sabato 25 Giugno 2011, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 20:38
dal nostro inviato Nino Cirillo

ASCOLI PICENO - Decidendo di non rispondere ai magistrati - come diritto di un indagato, anche per omicidio volontario - Salvatore Parolisi ieri pomeriggio ha fatto molto di pi: ha gettato alle ortiche le ultime accorate speranze che la famiglia di Melania continuava ostinatamente a riporre in lui. Lo avevano pregato, implorato, educatamente sollecitato a dire finalmente tutta la verità sull’omicidio della sua giovane moglie, e invece il caporal maggiore ha tirato dritto, scavando tra lui e loro, papà Gennaro e mamma Vittoria, e il fratello Michele, un fossato a questo punto incolmabile. L’hanno gridato ieri sera da Somma Vesuviana: «Stiamo malissimo, siamo delusi».



Eppure la scelta - una scelta le cui conseguenze giudiziarie non sono ancora facilmente valutabili - era nell’aria. Lo si era capito da alcune dichiarazioni sibilline dei suoi legali proprio alla vigilia - gli avvocati perugini Biscotti e Gentile -, lo si temeva anche per una certa dichiarata indisponibilità della procura di Ascoli a mettere sul tavolo, già da questo primo interrogatorio, tutte le sue carte.



Ha spiegato Biscotti alla fine: «Parolisi è stato già ascoltato in tre occasioni come persona informata dei fatti, per quaranta ore complessive. Tutto quello che doveva dire l’ha detto. Ma siccome il quadro accusatorio resta ancora molto fluido, aspettiamo che si chiarisca. E poi saremo noi a farci avanti, a chiedere di essere di nuovo ascoltati». Un quadro fluido, per tradurre Biscotti, significa che la procura di Ascoli non ha ancora tirato fuori né i risultati definitivi dell’autopsia, né tanto meno le intercettazioni e i supertabulati telefonici di cui tanto si è parlato. Parolisi, insomma, vuole difendersi ma conoscendo anche quelli, soprattutto quelli.



E’ stato un afoso pomeriggio di inutile attesa. Parolisi si è presentato puntualissimo a palazzo di giustizia, alle 16.24, mezzo rambo e mezzo stagionato scugnizzo come è sempre sembrato. La jeep con i vetri oscurati ha fatto prima un giro attorno al palazzo e poi si è fermata davanti all’ingresso principale. Ne è uscito lui in pantaloni beige e una camicia a righe, e i soliti occhiali da sole, quelli che si ritiene siano appartenuti a Melania.



Ha dovuto affrontare una piccola folla di gente che ce l’aveva proprio con lui. Chi gridava «Vergognati, hai una bambina», chi lo accusava («Hai detto un sacco di bugie») e chi lo sbeffeggiava («Ecco, è arrivato George Clooney...»). E dopo gli ascolani, i taccuini e le telecamere. S’è fatto avanti di gomiti, il bel Parolisi, assestando maligni colpetti a destra e a manca come forse avrà imparato nelle esercitazioni militari. E alla fine è entrato.



Al secondo piano erano state preparate addirittura tre stanze per lui. Una per interrogarlo, con i pm Monti e Picardi già pronti, un’altra per riscontrare in diretta le sue affermazioni con i fascicoli dell’inchiesta, una terza per proiettargli foto e filmati sull’omicidio della moglie. Non ce n’è stato bisogno. Alle 18.33, due ore e nove minuti dopo, Parolisi era già di nuovo nella jeep con il motore acceso, pronto a ripartire per Frattamaggiore.



Non è facile ricostruire cosa sia accaduto in queste due ore. Di sicuro, parecchio tempo è andato via per le formalità. Di sicuro i due pm, esaurite queste formalità, hanno cominciato a snocciolargli le prime serie contestazioni. Se ne conoscono almeno un paio e forse non si è davvero andati oltre. E riguardano la versione che lui ha sempre fornito: non è vero - gli hanno contestato i pm - che Melania è stata a Colle San Marco, non ne esiste una sola prova, anzi sono state raccolte tutte prove del contrario. E non è neppure vero che Parolisi è stato sul pianoro dalle due e mezza in poi di quel pomeriggio, il primo riscontro della sua presenza è delle 15.27.



Ecco, è bastato questo, perché il marito di Melania si decidesse a pronunciare la formuletta: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». «Una scelta giuridicamente ineccepibile - commentava in serata l’avvocato di parte civile Mauro Gionni -, ma umanamente incomprensibile».
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