L'astronauta Parmitano racconta la passeggiata nello spazio: «Io, sospeso sul tramonto»

Autoscatto di Luca Parmitano
Autoscatto di Luca Parmitano
di Paolo Ricci Bitti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Luglio 2013, 18:40 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 15:59
Abbiamo spedito in orbita un astronauta e va a finire che, a novembre, con le foglie, ci ricadr sulla Terra un poeta. Che poi è lo stesso Luca Parmitano a dire sempre che ci vorrebbe un poeta per descrivere quello che vede e quello che sente (nel cuore) da lassù. Citiamo allora qua e là dal suo racconto ai cronisti della prima passeggiata nello spazio toccata a un italiano.

“Mi sono sentito sospeso sul tramonto”

“Alle spalle è sorta, improvvisa, l'alba”

“Guardate le stelle e se ne vedete passare una più lucente sappiate che quello è vostro papà. E se pensate che questa sia una cosa bella, allora vuol dire che sto facendo un buon lavoro”.

(Questa era rivolta alle figlie Maia e Sara, 3 e 6 anni. Ma ve le immaginate le due piccole a scuola alla domanda: "Che cosa fa vostro padre? L'astronauta? Eh, dai, rispondete seriamente”)

E ancora:

“Più in alto si mira più lontano volerà la freccia”



SANTI, POETI E NAVIGATORI

Insomma, nato in un paese di santi, poeti e navigatori, il primo skywalker italiano è già parecchio avanti nel ruolo di navigatore (chi più di lui, che attraversa le stelle? E non si è nemmeno buttato via per un eventuale viaggio sulla Luna e quindi su Marte) mentre in fatto di rime gli manca solo di cominciare a pigiare i tasti del computer, perché di sonetti leopardiani ce ne manda già tutti i giorni sotto forma di fotografie della Terra che tolgono il respiro. E chissà che non gli venga voglia, quando siede mirando gli interminati spazi dalla finestra a cupola della stazione, di dedicarci L'Infinito e l'Inno alla Luna. Se ci pensate, con l'adeguato accompagnamento di archi e le immagini dell'immensità che scorrono dietro di lui, verrebbe un capolavoro per youtube anche più della fenomenale Space Oddity di David Bowie cantata dal collega Chris Hadfield.



PALLINE DA TENNIS

Torniamo con i piedi per terra, anzi sulla stazione spaziale internazionale da dove Parmitano ha raccontato gioie (tante) e dolori (pochi) della sua prima passeggiata. Intanto al rientro aveva le mani esauste perché per 6 ore e un quarto ha continuamente compresso e rilasciato palline da tennis (così ha descritto la fatica di avvitare e svitare bulloni con quei guantoni pressurizzati più rigidi di quelli di un palombaro). E poi ha dovuto coprire da solo l'ex portale che serviva per far attraccare lo Shuttle perché il collega Chris Cassidy era alle prese con il più temuto pasticcio che ci capita quando addobbiamo l'albero di Natale in giardino: si era aggrovigliato (e da 10 anni...) un cavo elettrico e l'americano (pensate sempre a quei guantoni) ha sudato freddo per venirne a capo.



PRIMO AD USCIRE

“Quando sono uscito dal portello l'ho fatto con i piedi e per un momento mi sono sentito disorientato – ha raccontato poi Parmitano - perché sotto di me intravedevo la terra, poi c'è stata la prima alba (la stazione spaziale sfreccia a 28mila kmh e completa sedici volte al giorno l'orbita terrestre) e sono restato senza fiato per la meraviglia. Non c'è niente da fare: sarò emozionato anche quando guarderò la Terra da quassù per la miliardesima volta”. Per il resto l'astronauta dell'Esa ha confermato che è andato tutto bene e che anzi è riuscito ad affettuare più compiti del previsto inserendone anche di quelli riservati alla prossima passeggiata, il 16 luglio, per la quale c'è un'importante variazione: “Quel giorno sarò il primo a uscire, un onore e una responsabilità riservate al leader della missione” ha detto Parmitano rispondendo a una domanda di Enrico Saggese, presidente dell'Agenzia spaziale italiana. E ancora: “Con queste passeggiate stiamo aumentando il know how per le futture esplorazioni spaziali”.



CHE BRAVA KAREN

Con molta galanteria, il pilota collaudatore dell'aeronautica militare ha anche tirato in ballo la collega Karen Nyberg, l'americana che dall'interno dell'Iss ha manovrato il braccio meccanico a cui lui e il collega Cassidy sono stati attaccati mentre facevano manutenzione alla stazione spaziale: “Si sente subito quando il braccio è sotto il controllo diretto di Karen: si procede con grande regolarità, senza strappi, con grande dolcezza, mentre quando il braccio è mosso automaticamente si avvertono di più gli scatti della macchina”.



Infine la conferma che stanno procedendo bene, a bordo, gli esperimenti medici, a partire da quello che prevede la sperimentazione di una piccola macchina che fa ecografie alla spina dorsale: uno strumento che permetterà a basso costo e alta agilità quegli esami possibili adesso solo con complesse e costose apparecchiature per la risonanza.



NIENTE DOCCIA

Purtroppo però, alla fine dell'estenuante passeggiata, Parmitano non ha potuto naufragare dolcemente in alcun mare o vasca o doccia che sia: sulla stazione spaziale ci si può lavare solo a pezzi, ha ricordato lo stesso astronauta.

paolo.riccibitti@ilmessaggero.it

@paoloriccibitti
© RIPRODUZIONE RISERVATA