De Girolamo sola nell'aula vuota
Neanche il marito la applaude

L'abbraccio tra Nunzia De Girolamo e Barbara Saltamartini
L'abbraccio tra Nunzia De Girolamo e Barbara Saltamartini
di Mario Ajello
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Sabato 18 Gennaio 2014, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 09:36
ROMA - ​Lei. Ma forse pi interessante lui. Nunzia, ma soprattutto Francesco. Il marito. Sta seduto nell’aula di Montecitorio in mezzo ai suoi colleghi del Pd - quelli che stanno, un po’ sì e un po’ no, chiedendo la testa della sua signora - e sfoggia il broncio dell’imbarazzo, è musone perchè nella «situazione kafkiana» di cui parla la consorte ministro è finito anche lui e vorrebbe stare altrove ma se non fosse qui nell’emiciclo sai quanti pettegolezzi: è fuggito? l’ha mollata? Eccolo, mentre non applaude - dunque non segue il cuore di marito ma la ragion di partito anche se popi la consorte in serata assicurerà in televisione: «In famiglia le larghe intese reggono» - quando Nunzia ha finito il suo discorso, condotto «con la coscienza in pace e il cuore in subbuglio». Soltanto quelli del Nuovo Centrodestra, e neanche sono arrivati tutti in aula, fanno il battimani alla ministra sotto accusa. Ma prima del suo non applauso - e mentre De Girolamo dice tra l’altro «non mi sono mai occupata della nota vicenda delle mozzarelle di Benevento e non ho mai, mai e poi mai fatto telefonate di raccomandazione su questo» - Boccia si mette le mani sugli occhi o, spesso, le unisce nel gesto della preghiera. Sta pregando perchè si salvi lei e pure lui? Prega perchè oggi è venerdì 17, dunque giornata presumibilmente infausta e sarà forse per questo - ma no, è altro - che il premier Letta non è venuto a Montecitorio a difendere almeno con la sua presenza la ministra in difficoltà? «Enrico mi ha mandato un sms, per dirmi che non poteva venire», racconterà lei in serata.



IL CUORE

Le mani in preghiera di Francesco (non si tratta in questo caso del Papa) intanto sono accompagnate dall’invocazione interiore di lui ai propri colleghi del Pd perchè non infieriscano troppo: fatebenefratelli? Oddio, no. Guai a usare, anche nel chiuso della propria coscienza, questa parola in questo contesto. Visto che il Fatebenefratelli è uno degli ospedali di Benevento al centro della storiaccia rimproverata - magari a torto a Nunzia - ed è meglio non tornare anche in spirito sul luogo del ”delitto”.

L’ex vice-ministro Fassina si dirige verso Francesco e lo saluta affettuosamente. Il cuore in politica conta. E non può stare fiori da qui. «In subbuglio» anche quello di Francesco, ma Nunzia assicura che «lui è sereno ma deluso quanto me». E lei rimprovera a se stessa «soltanto le parolacce» (quelle disseminate nella registrazione galeotta dei suoi discorsi casalinghi) e certe trascorse ingenuità: «Oggi sono ministro, prima ero una ragazza in un mondo di lupi». Con Francesco, attraverso l’aula, si scambiano sguardi. La coppia regge. Eccome. Entrambi sono provati dalla vicenda. Ma la sintonia va discretamente in scena. Su un set che, al netto della presenza loro e di pochi altri, è un deserto. L’aula è vuota. Una cinquantina di presenti appena: ma non doveva essere la giornata della fine del mondo o almeno della fine del governo Letta trascinato nel baratro da Nunzia detta Nunziatina al suo paese? I cinquanta diventano via via di meno, a un certo punto in aula restano in cinque. Il vuoto significa che tutti danno già per morto il governo e non serve nemmeno la spallata per aiutarlo a cadere? Chissà. I grillini stanno, come spesso gli capita sul tetto? Su 106 deputati 5 stelle, in aula sono appena in 11. Vogliono l’abbattimento di Nunzia, ma non si scomodano a venire a vedere la sua sorte. Si sono subito adeguati a una delle peggiori abitudini dell’odiata casta - la settimana corta - e dunque, dal venerdì al martedì, ci si riposa. No?