Norman Atlantic, altri indagati
tra i membri dell'equipaggio

Norman Atlantic, altri indagati tra i membri dell'equipaggio
di Isabella Maselli
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Giovedì 1 Gennaio 2015, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 09:48

BARI - Nuovi indagati per il naufragio della Norman Atlantic.

Saranno formalmente iscritti domani mattina. Dal momento dell'imbarco a quello dell'evacuazione dei passeggeri ci sono altre responsabilità che la magistratura barese intende approfondire. E non convince gli inquirenti la giustificazione data da alcuni membri dell'equipaggio che il forte vento avrebbe impedito di gestire al meglio la propagazione delle fiamme.

Si sta valutando, a questo riguardo, se i mezzi, camion e auto, sul ponte 4 - dove si ritiene si sia originato il rogo - erano troppo vicini uno all'altro. Ed anche se le dotazioni di sicurezza antincendio, che risulterebbero funzionanti, sono state attivate troppo tardi. A queste e molte altre domande dovranno trovare risposta le indagini della Procura di Bari sull'incendio della motonave, che domani arriva a Brindisi.

Al momento risultano indagati il comandante, Argilio Giacomazzi, difeso dall'avvocato Alfredo Delle Noci e l'armatore, Carlo Visentini, difeso da Gaetano Castellaneta. Rispondono, in concorso colposo tra loro, di naufragio, omicidio plurimo e lesioni. Sono tuttavia in corso di identificazione da parte degli inquirenti baresi i membri dell'equipaggio che avrebbero avuto ruoli di responsabilità nelle fasi relative all'imbarco di passeggeri e mezzi, e in quelle dell'evacuazione successive al rogo.

L'indagine della capitaneria di porto di Bari, coordinata dal procuratore Giuseppe Volpe e dal sostituto Ettore Cardinali, punta a verificare anche il numero esatto delle persone a bordo, passeggeri e clandestini, e soprattutto dei mezzi. Da indiscrezioni si apprende che nel lungo interrogatorio della notte scorsa, il comandante avrebbe dichiarato di aver caricato a bordo della motonave il 75 per cento degli automezzi consentiti dalla capienza massima. E poi saranno accertate le responsabilità connesse alla fase di evacuazione.

A partire dall'allarme che, stando alle dichiarazioni di alcuni naufraghi, sarebbe stato dato in ritardo.

Nell'interrogatorio reso nella capitaneria di porto di Bari, il comandante avrebbe però chiarito di aver «rispettato tutte le procedure», pur spiegando di aver lanciato prima un allarme interno all'equipaggio per verificare l'entità del rogo e non creare panico tra i passeggeri, e solo dopo quello generale all'intera nave.

Gli inquirenti temono che le fiamme abbiano distrutto il giornale di bordo ma confidano di recuperare la scatola nera che si trova sul relitto da cui arriveranno le prime verità. Attraccata a Brindisi, la motonave sarà messa in sicurezza per poi effettuare un primo sopralluogo. Agli atti del fascicolo della Procura barese ci sono al momento centinaia di testimonianze rese da passeggeri ed equipaggio sbarcati nei giorni scorsi sulle coste pugliesi, l'interrogatorio del comandante, i video dei telefonini privati acquisiti dagli inquirenti, la documentazione già acquisita dalla Compagnia armatrice.

Si attendono poi gli esiti delle autopsie, che saranno eseguite nei prossimi giorni e, soprattutto, gli accertamenti tecnici irripetibili sul relitto. Ma gli inquirenti non dimenticano che a bordo del relitto potrebbero trovarsi i corpi di altre vittime. Una squadra di medici legali, guidata dal professor Francesco Introna, è già pronta ad occuparsi di eventuali accertamenti su corpi carbonizzati.

C'è poi un giallo che riguarda il numero dei dispersi, diverso tra quello che riferiscono fonti greche e italiane. La Guardia Costiera ha comunicato al ministero degli Esteri, alla Procura di Bari e al Governo greco la lista nominativa delle 477 persone tratte in salvo sul traghetto in fiamme. Questo significa, rispetto ai complessivi 499 stimati a bordo dai magistrati baresi e alle 11 vittime accertate fino a questo momento, che ci sarebbero ancora 11 dispersi.

Solo ieri, però, il procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe, ha parlato di 98 persone di cui non si conosce la sorte, non escludendo, però, che molti di loro possano trovarsi a bordo di pescherecci diretti in Grecia. E oggi fonti greche parlano di non più di 18 dispersi, chiarendo che le liste dei passeggeri in possesso delle autorità italiane risulterebbero gonfiate a causa delle presenza di nomi duplicati o trascritti più volte con grafia diversa.

Numeri che cambiano di ora in ora, insomma, e sui quali non c'è chiarezza. E poi il giallo dei clandestini. Fra i 49 sbarcati lunedì a Bari ve n'erano tre, ma molti passeggeri hanno raccontato di averne visti gruppi anche di venti. Al numero complessivo dei passeggeri e dei dispersi potrebbe quindi aggiungersi quello dei migranti nascosti nelle stive della nave e probabilmente morti nel rogo.

Sulla loro presenza gli inquirenti al momento non hanno conferme certe e si attende l'arrivo del relitto, domani, anche per verificare se a bordo vi siano altri cadaveri. Uno dei pochi dati certi ad oggi è il numero dei corpi recuperati in mare: nove persone, cui si aggiungono altri due cadaveri che sono stati avvistati, ma che non è stato possibile raggiungere. Il bilancio della tragedia resta dunque finora a 11 morti.

Solo quattro le vittime identificate e formalmente riconosciute. Si tratta dei due autotrasportatori napoletani Michele Liccardo di 32 anni e Giovanni Rinaldi di 34, le cui famiglie sono assistite dall'avvocato Davide Bellomo, di un sacerdote georgiano e di un cittadino greco.

Tra le cinque salme non identificate c'è poi il corpo di una donna. Ieri mattina alcuni funzionari dell'ambasciata turca hanno raggiungo l'istituto di medicina legale barese per tentare un riconoscimento della salma. Dagli elenchi in loro possesso, infatti, risulterebbero ancora dispersi tre cittadini turchi, tra cui una donna e il suo fidanzato.

Il fratello di lei, che avrebbe riferito alle autorità turche di non essere a conoscenza del viaggio della sorella a bordo della Norman Atlantic, sarà a Bari nei prossimi giorni per il riconoscimento. Risultano dispersi gli altri due. Il corpo della donna è l'unico che presenterebbe segni di ustioni e bruciature, tuttavia compatibili con lesioni da assideramento.

Soltanto le autopsie potranno stabilire con certezza le cause dei decessi, se legati all'incendio sulla motonave, ad annegamento oppure all'assideramento nelle fasi di trasbordo durante i soccorsi.

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