Napolitano giura e striglia i partiti: larghe intese non sono un orrore

Giorgio Napolitano si commuove durante il giuramento
Giorgio Napolitano si commuove durante il giuramento
di Mario Stanganelli
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Martedì 23 Aprile 2013, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 10:00
ROMA - A Massimo Cacciari parso un dramma di Jonesco: l’assurdo era che pi Giorgio Napolitano - nel suo discorso di ieri alla Camera dopo il giuramento - bacchettava i partiti, colpevoli di «una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità», che lo hanno costretto ad accettare la nuova elezione, e più i rappresentanti delle forze politiche lo sommergevano di applausi. Con una visibile eccezione, quella dei parlamentari di M5S, contegnosi ma che mai hanno battuto le mani. Dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione, e smaltito i tre o quattro momenti in cui la commozione lo ha vinto, il capo dello Stato è entrato nel merito della situazione che lo ha reso, per responsabilità altrui, protagonista della «scelta eccezionale» di essere il primo presidente della Repubblica ad essere confermato per un secondo mandato.



TATTICISMI


L’accusa di Napolitano era che nel corso della scorsa legislatura come nelle prime confuse settimane dell’attuale, a una fondata e pressante domanda di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica «non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni, calcoli di convenienza, tatticismi».«Imperdonabile», a questo proposito, ha detto il Presidente la mancata riforma della legge elettorale. Come «non meno imperdonabile è il nulla di fatto in materia di pur limitate riforme della Costituzione, mai giunte ad infrangere il tabù del bicameralismo paritario». Ricordato di aver speso «tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità delle forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per uscire da uno stallo fatale», il capo dello Stato è risalito a quella che, a suo avviso, è la causa principale di questa situazione di stallo: «Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, che è segno di una regressione». Premesso che a 56 giorni dalle elezioni, si deve senza indugio formare un governo, Napolitano ha affermato che «la condizione è una sola: fare i conti con la realtà delle forze nel Parlamento» e dove, «sulla base dei risultati elettorali, non c’è partito o coalizione che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sue sole forze». Di qui la «necessità di intese tra forze diverse per far nascere e vivere un governo oggi in Italia». E alla luce di questi dati, il capo dello Stato che col nuovo mandato ha di nuovo in mano l’arma dello scioglimento delle Camere, aggiunge, in uno dei passaggi più determinati del suo discorso: «Ho il dovere di essere franco: se mi troverò di nuovo davanti a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese. Non si può più sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca di soluzioni praticabili».



Napolitano rivolge un monito anche al M5S: «Apprezzo l’impegno con cui il movimento, largamente premiato dal corpo elettorale, si impegna alle Camere. Quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella avventurosa e deviante della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Né può reggere e dare frutti la contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono, da ben più di un secolo e ovunque, i partiti». In conclusione l’invito a tutte le forze politiche a «prendersi con realismo le proprie responsabilità». Quanto alle proprie, Napolitano dice di accingersi al suo secondo mandato «senza illusioni», ma promettendo di restare «fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno». Incondizionato e bipartisan l’apprezzamento dei leader politici per Napolitano, con l’eccezione dei grillini che lo hanno trovato carente dal punto di vista delle «garanzie». Al contrario, per Silvio Berlusconi si è trattato del «discorso più ineccepibile e straordinario che abbia mai sentito in 20 anni». Un intervento si «efficacia eccezionale», secondo Pier Luigi Bersani. Mentre, per Pier Ferdinando Casini, il Presidente «è stato grande: ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità».



La giornata di Napolitano, iniziata con l’atto delle dimissioni che chiudevano il suo primo mandato, è proseguita col giuramento e il discorso a Montecitorio, dove è stato accolto dai presidenti Boldrini e Grasso. Poi l’omaggio all’Altare della Patria, accompagnato dal premier Monti e, infine, il rientro al Quirinale applaudito da passanti e turisti.
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