Monti: l'Italia non fallirà, altrimenti l'abisso
La Borsa vola, lo spread cala a 375

Mario Monti
Mario Monti
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Lunedì 5 Dicembre 2011, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 23:35
ROMA - Chiamatelo decreto salva-Italia. Cos il premier Mario Monti aveva definito ieri la dura manovra da 30 miliardi lordi (20 di correzione) varata dal governo. Secondo il presidente del Consiglio l'intervento, che prevede una stretta sulle pensioni e una stangata sulla casa, è l'unico modo per non far precipitare l'Italia, ma è anche più equo di quanto non sia stata dipinto perché non è di sole tasse e non colpisce i soliti noti. La Borsa festeggia il varo della manovra con un balzo del 2,9%, a picco lo spread fra Btp decennali e Bund tedeschi che cala a quota 375.



Le reazioni dei partiti.
Mentre la Lega paga di "manovra da buttare" e l'Idv dice che non voterà il provvedimento, Silvio Berlusconi sostiene che Monti dovrà porre la fiducia, altrimenti non sarà possibile arrivare all'approvazione. Il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini, dice: «Noi avremmo fatto una manovra diversa, ma insisteremo», mentre il leader Udc, Casini, lancia l'idea di un coordinamento tra gruppi parlamentari «perché il governo non è figlio di nessuno».



Bossi: manovra da buttare, Monti eroe di una guerra persa. La manovra è tutta da buttare? viene chiesto a Umberto Bossi. «Direi di sì - risponde il leader della Lega - Questa manovra non serve a niente. Mario Monti si è nominato eroe di salvezza di una guerra già persa dall'Italia. La guerra è persa». E a chi gli domanda se Monti lo abbia convinto, Bossi risponde: «No, no».



Di Pietro: così com'è non la votiamo». «Così com'è, noi la manovra non la votiamo - ha detto il leader Idv, Antonio Di Pietro - La respingeremo se non sarà corretta. Perché la reputiamo iniqua e ingiusta, da riscrivere in Parlamento».



Berlusconi: devono porre la fiducia. «Devono porre la fiducia - ha detto Silvio Berlusconi - altrimenti non credo ci sia la possibilità di approvare la manovra. Questa manovra contiene diverse cose su cui non siamo aperti. Tuttavia il problema non è una singola parte, ma la necessità di approvarla per intero per la situazione che si è creata». Noi sosteniamo questo governo lealmente e continueremo a sostenerlo. E lo faremo anche se ci saranno, dopo il lavoro della Commissioni, delle cose su cui non avremmo un opinione positiva».



Casini: il governo non è figlio di nessuno, serve coordinamento tra gruppi. «Da parte della politica non deve esserci vigliaccheria, pavidità o gioco dello scaricabarile ma condivisione e partecipazione nel sostenere la manovra del governo Monti» dice il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che durante il dibattito alla Camera sulla manovra lancia l'idea di un «coordinamento tra gruppi parlamentari», perché il governo Monti «non è fatto di partiti, ma non può essere figlio di nessuno. Noi non siamo contenti, ma convinti, non abbiamo soddisfazioni da esternare, ma siamo convinti che la strada è quella da noi indicata in questi anni».



Franceschini: noi avremmo fatto altro, ma insisteremo. «Sappiamo che è stato difficile fare un decreto facendo sintesi tra esigenze diverse e vi ringraziamo - ha detto il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini, rivolto ai membri del governo - Noi avremmo fatto una manovra diversa, puntando più sull'equità: con più gradualità sulle pensioni, una franchigia maggiore per la prima casa e un maggior carico su patrimoni e rendite finanziarie. Le cose che noi abbiamo in mente non sono dettate da problemi di consenso ma dal rispetto dei principi di giustizia sociale. Noi continueremo a lavorare perchè la guerra all'evasione fiscale sia rafforzata, abbassando la soglia dei mille euro per i contanti e insistendo su un maggior prelievo sullo scudo fiscale».



Il discorso di Monti alla Camera. Ma non farli oggi significherebbe doverne fare «di ben più gravi tra qualche giorno». Mario Monti ha affrontato così la prova dell'aula di Montecitorio illustrando la manovra anti-crisi approvata ieri dal Consiglio dei ministri.



«Si rischia l'abisso». I toni che sceglie il premier sono drammatici: se non si riuscirà a ridurre il debito pubblico «c'è il rischio di sprofondare nell'abisso». Fuori dall'Europa, per il nostro Paese, c'è solo «il baratro della povertà, del crollo dei redditi, dell'isolamento». Le misure prese , che serviranno a «far cambiare passo al paese», sono dunque «necessarie per salvare l'Italia».



«L'Italia non fallirà». Non nascondere i rischi che corriamo non significa però abbandonare la speranza di una guarigione. L'Italia, dice il professore, «non fallirà»: il calo degli spread, seguito all'approvazione della manovra, già fa capire che i mercati cominciano a fidarsi. Il discorso di Monti parte con la spiegazione della logica che sta dietro ai sacrifici chiesti agli italiani.



Nei sacrifici il seme dell'Italia dei nostri figli. «Gli interventi, anche dolorosi, deliberati e trasmessi all'attenzione del Parlamento - dice Monti all'assemblea - contengono i semi dell'Italia dei nostri figli». Solo accettando di concorrere al risanamento dei conti sarà possibile «la salvezza di una nazione che sta attraversando un momento molto critico».



Gli interventi del governo «mirano a riportare l'Italia nella dignità di paese fondatore dell'Europa». Lo sforzo che si chiede al paese «è grande e urgentissimo», ma deve essere chiaro a tutti che «solo costruendo un sostanziale avanzo primario sarà possibile tornare a crescere».



L'Europa e il mondo, sottolinea il premier, tengono «gli occhi puntati su quest'aula». E la Camera ha una grande responsabilità: deve contribuire a «invertire la spirale della crescita del debito, che può arrivare ad avere conseguenze drammatiche sull'Eurozona».



«Il futuro dell'euro nelle mani dell'Italia». A scanso di equivoci, Monti ricorda che al punto in cui siamo arrivati «il futuro dell'euro dipende anche dalle nostre scelte». «Se l'Italia non sarà in grado di reagire - ammonisce il premier - le conseguenze sarebbero drammatiche e potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza della moneta unica, con conseguenze destabilizzanti per l'economia mondiale». È per questo che bisogna agire. Cogliendo però i segnali positivi che cominciano ad arrivare: in primo luogo quelli forniti dallo spread in calo. «Lo spread sta dimostrando un'attenzione positiva per quello che abbiamo approvato», dice il presidente del consiglio, che si mostra ottimista sulla tenuta dei titoli di Stato italiani: «Guardiamo con fiducia ai nostri titoli di Stato, hanno rendimenti alti ma speriamo che scendano presto».



Monti disegna un orizzonte temporale di medio periodo: il suo governo, spiega, «è consapevole di aver ricevuto un mandato limitato nel tempo» ma con le misure approvate dal consiglio dei ministri «siamo solo all'inizio». Non nel senso che bisogna aspettarsi una stangata «ogni 17 giorni», sdrammatizza il premier; ma è chiaro che quello che il Parlamento è chiamato ad approvare è solo «un primo passo» nella direzione di quelle riforme strutturali che possono fare da volano alla crescita. Monti solletica l'orgoglio nazionale, quando dice che «l'Italia è pronta a fare ciò che deve fare ma non vuole che sia l'Europa a farlo» al suo posto.



Monti ribadisce che la sua creatura concilia «rigore, equità e sviluppo. Ieri - sottolinea - abbiamo preso le decisioni che danno risposta all'emergenza e che danno avvio alle riforme strutturali capaci di restituire dinamismo economico all'Italia e a rispettare gli impegni presi».



Approvando la manovra, aggiunge, l'Italia «sarà in grado di superare con tranquillità tutte le fasi di monitoraggio in corso». Monti spiega la manovra per filo e per segno, con una speciale sottolineatura per il capitolo che riguarda i costi della politica: illustra le misure che tagliano le unghie alle province, ma chiede uno sforzo ulteriore al Parlamento, che dovrà impegnarsi per una legge per il loro superamento definitivo.



«Con questo pacchetto Italia più forte».
«Vi assicuro - conclude il presidente del Consiglio - che, armato, se voi vorrete, di questo pacchetto, potrò, a nome del governo e a nome del Paese, rappresentare in Europa con più vigore, con più forza, con più credibilità, che non deriva dalla persona, ma da quello che l'Italia fa in casa propria, le posizioni che riteniamo migliori per uno sviluppo equilibrato e armonico dell'Unione europea, ancoraggio sicuro per l'Italia».



«Confido che saremo sostenuti in Parlamento», aveva già detto in mattinata il premier nel corso di un intervento alla stampa estera, nel corso del quale ha ricordato che l'Esecutivo è sostenuto da forze politiche che «fino all'altro ieri non si parlavano e si combattevano».



«Senza questo pacchetto l'Italia crolla, va in una situazione simile a quella della Grecia, verso la quale abbiamo grande simpatia ma che non vogliamo imitare», ha sottolineato quindi Monti. «Abbiamo la stretta necessità e la profonda convinzione di salvare l'Italia in modo che tutti contribuiscano a questo sforzo», ha sottolineato il premier.



«Credo che abbiamo le mani legate meno di altri governi in Parlamento e non abbiamo il pensiero della rieleggibilità», ha poi spiegato il premier, sostenendo che il suo governo non ha «ambizioni elettorali». Non abbiamo, ha spiegato il premier, «una prospettiva o un'ambizione di sopravvivenza politica elettorale al di là del nostro periodo in carica e al di là della missione dificcile che ci è stata affidata».
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