Melania, Parolisi al Riesame: io innocente
Martedì la decisione di giudici

Salvatore Parolisi
Salvatore Parolisi
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Lunedì 22 Agosto 2011, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 22:57
ROMA - Il tribunale del Riesame dell'Aquila render noto marted la decisione sull'istanza di scarcerazione presentata da Salvatore Parolisi, il quale ha reso oggi allo stesso Riesame dichiarazioni spontanee affermando con forza la propria innocenza. Lo hanno annunciato i legali del caporal maggiore, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, che a cinclusione dell'udienza si sono detti «soddisfatti di come sono andate le cose», senza aggiungere altro. Poco prima che lasciassero il Palazzo di giustizia, dall'aula era uscito Parolisi che, accompagnato da una decina di agenti di polizia giudiziaria, è risalito su un furgone della polizia penitenziaria per tornare al carcere di Teramo. Nelle due occasioni in cui avrebbe potuto parlare - davanti ai gip di Ascoli, prima, e di Teramo, poi - non lo ha fatto, avvalendosi della facoltà di non rispondere.



Gli esami condotti dai periti della difesa scagionerebbero Salvatore Parolisi, il quale, nelle dichiarazioni spontanee rese in circa mezz'ora, avrebbe ricostruito tutta la vicenda, ribadendo di non avere ucciso la moglie e di avere raccontato la verità sulla scomparsa di Melania. A sostegno delle sue affermazioni, le conclusioni dei periti di parte che hanno illustrato le risultanze sulle posizioni dei cellulari della coppia e sulle tracce di Dna trovate sul corpo di Melania. Riguardo a queste ultime, il genetista Emiliano Giardina, dell'Università di Tor Vergata, ha sostenuto che «il Dna rilevato su diverse parti del corpo di Melania non è del marito; riteniamo che ulteriori accertamenti sarebbero importanti per capire cosa è successo». Questo aspetto, assieme ad altri, secondo la difesa avvalorerebbe la tesi che l'assassino di Melania sia un'altra persona.



La difesa ha puntato molto anche sui rilievi riguardanti i cellulari, perché dalla loro posizione è possibile stabilire la presenza della coppia a Ripe di Civitella (Teramo) - dove il 20 aprile fu trovato il corpo di Melania Rea - o a Colle S.Marco (Ascoli Piceno), dove Parolisi afferma di essersi recato con la moglie il giorno della scomparsa, il 18 aprile. In quelle zone, però, i telefoni «agganciano» le celle di entrambe le località. Il perito della difesa, Roberto Cusani - ordinario di ingegneria telecomunicazioni alla Sapienza - ha sostenuto che «le investigazioni, dal punto vista tecnico, sono state fatte in maniera corretta, ma sono state interpretate dagli inquirenti in maniera un po' forzata perchè, incrociandole con altri dati, qualcosa di probabile o di possibile è diventato quasi certo». Quindi, se per l'accusa il 18 aprile Salvatore e Melania erano a Ripe di Civitella, per la difesa non si può escludere che si trovassero a Colle San Marco.



Parolisi era arrivato stamattina al Riesame a bordo di un furgone della polizia penitenziaria proveniente dal carcere teramano di Castrogno. L'uomo si trova in carcere dal 20 luglio scorso. È l'unico indagato per l'assassionio della moglie, originaria di Somma Vesuviana. la donna è stata uccisa con 32 coltellate il 20 aprile 2011 nel bosco delle Casermette di Ripa di Civitella del Tronto. Gli inquirenti ritengono che l'omicidio sia avvenuto due giorni prima, ovvero il 18 aprile.



Smagrito, molto provato, Parolisi è comparso davanti ai giudici del tribunale del Riesame che - dopo avere esaminato la memoria difensiva di 150 pagine, hanno ascoltato l'intervento dei suoi difensori. L'udienza si è svolta in camera di consiglio, quindi chiusa al pubblico; erano presenti i magistrati della procura di Teramo anche se la seduta era dedicata esclusivamente alla difesa. Il collegio - presidente Gargarella (presidente), Tracanna e Serafini - deciderà domani sull'istanza, perché martedì scadono i termini.



Attorno al tribunale si è riunita una piccola folla di giornalisti e cameramen, ma anche curiosi; uno di questi, quando Parolisi è passato, scortato da due agenti di polizia penitenziaria, gli ha urlato contro. Intanto, Tgcom ha diffuso una nota in cui rivela alcune indiscrezioni sulla perizia difensiva che si baserebbe su tre punti chiave: l'ora della morte, le tracce del Dna, le celle telefoniche. Nella memoria si contesta la perizia medico legale nella parte in cui stabilisce data e ora del decesso. Secondo la difesa, la Procura avrebbe ha fatto in modo di «adattare» l'ora della morte di Melania proprio per mettere sotto accusa Parolisi. Si può dimostrare che quando Melania è stata uccisa, Parolisi era al parco di Colle San Marco.



Per quanto riguarda il Dna, secondo i legali tutti gli sforzi degli inquirenti si sono concentrati solo sul profilo di Parolisi mentre sono state trascurate altre tracce, delle quali non si è mai sentito parlare. Sul corpo di Melania sono state trovate tracce biologiche riconducibili a sei profili maschili, mai approfonditi, e altre tracce miste.



Il terzo interrogativo riguarda le celle telefoniche. Secondo gli avvocati non si può affermare con certezza assoluta che il telefono di Melania prendesse solo in corrispondenza del monumento dei caduti di Colle San Marco.



Due Procure e due Gip (prima Ascoli Piceno, poi Teramo, competente per territorio) sono convinti che Parolisi abbia ucciso Melania. Divergono solo sui moventi: per i magistrati marchigiani e i pm di Teramo avrebbe ucciso perché «pressato» dalla sua amante, Ludovica, a lasciare la moglie e a mettersi con lei; per il fip di Teramo, invece, sarebbe entrato in un «corto circuito» determinato da un'insieme di situazioni non solo di rapporto di coppia, ma legate anche al mondo del suo lavoro. Una frase detta da Salvatore alla sorella, e intercettata, lo inchioderebbe: «Ha pagato Melania».