Melania assassinata con la tecnica militare
“assalto alla sentinella”

Una foto di Melania il giorno dei funerali
Una foto di Melania il giorno dei funerali
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Venerdì 24 Giugno 2011, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 18:56
dal nostro inviato - Nino Cirillo

ASCOLI PICENO - Melania Rea, giovane madre e moglie innamorata, stata uccisa con tecnica militare. E’ stata messa a tacere con una mano sulla bocca, le è stata procurata una tremenda torsione del capo e poi è partita la prima coltellata alla gola, un colpo fortissimo con effetti amplificati proprio da quella torsione, il più forte - anche se non mortale - di tutti e trentadue i colpi che le sono stati inferti.



Si chiama assalto alla sentinella. O almeno, così lo chiamano in gergo i militari perché si tratta della tecnica specifica, studiata e ristudiata in mille addestramenti, per neutralizzare, appunto, l’uomo di guardia. Che Melania sia stata uccisa proprio così lo dicono oggi, alla vigilia dell’interrogatorio del marito Salvatore Parolisi - nel frattempo indagato per omicidio volontario - le carte dell’autopsia del professor Tagliabracci. Carte che neppure la difesa del caporal maggiore - gli avvocati Biscotti e Gentile - finora ha potuto vedere perché mancano, stranamente ma non tanto, nella prima documentazione giunta al loro perito di parte, il professor Varetto.



Stranamente ma non tanto perché questa ricostruzione della tecnica militare usata per uccidere Melania sarà uno dei pezzi forti dell’appuntamento di questo pomeriggio in Procura, talmente forte, almeno per i pm Monti e Picardi, da dover essere mantenuto in qualche modo coperto, da dover costituire, nel limiti del possibile, un effetto sorpresa.



Che l’omicidio di Melania Rea sia stato commesso con metodo, e con metodo militare, lo si intuì già un mese fa, quando i giornali si impadronirono di un’altra importante indiscrezione: i pantaloni della donna furono trovati sì abbassati, ma troppo abbassati, molto più di quanto ci sarebbe bisogno per una banale pipì nel bosco. E questa è un’altra tecnica puramente militare: i pantaloni del nemico abbassati proprio fino a giù per rendergli impossibile qualsiasi tentativo di fuga.



C’è ancora un’altra conferma a queste indiscrezioni. Tra i quesiti ai quali è stato chiamato a rispondere il professor Tagliabracci ce n’è uno che rimanda quasi esplicitamente all’assalto alla sentinella: gli chiedono se sono state rinvenute tracce epiteliali sulla bocca della donna. La risposta di Tagliabracci non si conosce ancora, ma il quesito sembra inequivocabile.



E questo potrebbe essere solo l’antipasto, perché i sostituti Monti e Picardi stanno preparando il faccia a faccia con Parolisi senza tralasciare il minimo dettaglio. Ad esempio, è curioso notare che mentre Monti ha già interrogato Parolisi più volte, per Picardi sarà l’esordio, e un esordio molto particolare, da napoletano a napoletano, con tutti i risvolti che un po’ di dialetto, nelle pieghe più drammatiche dell’interrogatorio, può comportare.



Ma ci sarà di più. Non è sicuro che per questo pomeriggio saranno pronti i supertabulati telefonici di cui si parla da giorni, quelle che con il nuovo metodo Sfera consentirebbero di avere a disposizione la tracciabilità completa del telefonino di Parolisi nel pomeriggio del 18 aprile, di sapere, cioè, se davvero è passato da Colle San Marco come racconta, a dispetto dei ragazzi in gita che hanno scaricato le loro digitali senza mai pizzicarlo e anche dei due pensionati che continuano a dire di non aver visto nessuno, né vicino all’altalena né sullo spiazzo.



Ma alcune intercettazioni telefoniche nuove di zecca Monti e Picardi sembrano intenzionati a utilizzarle proprio oggi pomeriggio. Nuove di zecca nel senso che nessuno ancora le conosce, seguendo un metodo che i magistrati di Taranto, nel caso di Avetrana, hanno inaugurato con un certo successo: contestare all’imputato le frasi più compromettenti un po’ alla volta, per fiaccarne la resistenza, per aprire più facilmente un varco alle contraddizioni.



C’è già un toto interrogatorio. Chi giura che Salvatore Parolisi si avvarrà della facoltà di non rispondere, chi parla di un ordine di custodia già bell’e pronto e solo da adattare alla circostanze, chi semplicemente aspetta. Che il caporale di Frattamaggiore, responsabile o no dell’omicidio di sua moglie, si liberi della montagna di bugìe propinate finora e dica finalmente la verità.
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