Inchiesta P4, la nuova "Ruby" è una
ventunenne di Cison di Valmarino

(archivio)
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Venerdì 24 Giugno 2011, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 15:35
TREVISO - Gianna ha 21 anni, di Gai di Cison di Valmarino, ma da anni fa la spola tra Roma a Milano. lei la "Ruby" dell’inchiesta P4, un intreccio di poteri forti sui quali ha aperto uno squarcio la procura di Napoli. Gianna Sperandio da Cison è l'amica di Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl che i magistrati campani vorrebbero arrestare.



Il paese lo frequenta poco, ma quando arriva non fa nulla per non farsi notare. Un mesetto fa è arrivata in piazza a bordo di una Ferrari nera fiammante accompagnata da un transessuale. I compaesani sorridono e portano pazienza. La mamma vive a Cison, la zia lavora in Comune, persone tranquille e benvolute. Più simile a lei la sorella di un paio d’anni più grande.



Gianna, ventenne dalla vita frenetica e dalle forti simpatie per i trans, secondo le carte dell’inchiesta, ha una relazione stabile con il parlamentare. Trans sono, infatti, quasi tutti i suoi amici e trans "al rovescio" è lei stessa, che ha fatto mettere a verbale di amare soprattutto le donne (ma frequenta regolarmente Papa, che la colma di regali, la porta a Montecitorio e le presenta il padre) e si è fatta operare al seno per ridurselo.



Per sbarcare il lunario Gianna si prostituiva, ma dopo avere incontrato il deputato in spiaggia a Latina ha smesso di ricevere i clienti: incontra solo Papa, che le dà in cambio soldi, auto di lusso, capi d'abbigliamento firmati, cellulari.



Il giorno in cui la polizia la ferma Gianna non ha con sè la tessera magnetica per accedere a Montecitorio. Racconterà poi ai pm: «L'onorevole Papa mi ha fornito una tessera di riconoscimento emessa dalla Camera dei deputati per poter accedere a Montecitorio. Mi sono telefonicamente rallegrata che non l'avessi con me quando sono stata fermata, non faceva una bella figura che una persona che poteva accedere a Montecitorio si facesse le canne».



E Papa si occupa di lei assiduamente, come quando chiama il maresciallo dei carabinieri Enrico La Monica e gli segnala un’auto parcheggiata in un paesino del Trevigiano, proprio Cison, chiedendogli di "sorvegliare" un’auto: «Se possiamo fare in modo di tenere un pochettino di controllo -si legge nelle intercettazioni- perché dentro questo cortile di questa casa ci sta una macchina molto importante, molto bella, perché là la zona è piena di marocchini e hanno tentato un paio di volte di rubarla».



L'interlocutore non afferra. «Allora -chiarisce Papa- la domanda è: lì in zona teniamo qualcuno...?». La Monica spiega che «deve vedere com'è collocato», altrimenti chiamerà il comandante di stazione. Il parlamentare lo blocca: non deve far sapere niente a nessuno. «Senza dire niente, dovremmo fare in modo che quando escono le radiomobili di notte, di farci fare qualche passaggio proprio lì». Perchè? «È che se si rubano la macchina -si lascia scappare Papa-non possono fare denuncia».



A Cison si narra di feste in locali altolocati con personaggio di spicco. Gianna era la protagonista e con lei un bel po’ di persone finite nell’inchiesta.
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