Renzi: sabato i ministri, lunedì fiducia
Grillo: sei vecchio. Lui: mi spiace per M5S

Matteo Renzi (foto Giuseppe Lami - Ansa)
Matteo Renzi (foto Giuseppe Lami - Ansa)
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Giovedì 20 Febbraio 2014, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 15:39
Dopo un giorno e mezzo molto tosto di incontri, dialoghi e approfondimenti, sono

decisamente convinto che ci sono le condizioni per fare un ottimo lavoro». Lo ha detto il premier incaricato Matteo Renzi al termine delle consultazioni. In sera, poco dopo le 19, Renzi è salito al Colle dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per riferire sull'esito dei colloqui. All'incontro, durato circa due ore, il premier era accopagnato dal ministro Graziano Del Rio.



«Mi prendo domani per la redazione di un documento programmatico» per l'azione del governo, ha detto oggi Renzi che conta di «sciogliere la riserva nella giornata di sabato e chiedere ai presidenti di Senato e Camera di recarmi in aula a partire da lunedì della prossima settimana» per la fiducia. Il voto è previsto per lunedì con una maggioranza che «resta quella del precedente governo».



Nel pomeriggio Renzi ha incontrato il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. In mattinata invece aveva visto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che ha confermato che rimarrà all'opposizione, ma ha dato disponibilità a «lavorare insieme, dicendo no a qualsiasi cambiamento sulla nuova legge elettorale». Poi alla Camera è stata la volta del Pd e alle 13.45 è toccato al M5S, con una delegazione guidata da Beppe Grillo e trasmessa in streaming su internet. Lo sconro Renzi-Grillo (
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L'ultimo colloquio, quello con Grillo, è stato particolarmente duro, e si è concluso sostanzialmente con un nulla di fatto.



Renzi. «So che non mi crederete, non stiamo discutendo di nomi noi siamo interessati a darci un metodo per evitare di riaprire le discussioni dopo, una volta chiarito il percorso la strada porterà al raggiungimento degli obiettivi», ha detto Renzi a proposito del totoministri.



«È evidente che la segreteria del Pd rimarrà nei termini del segretario anche se cambierà la squadra. Ora pensiamo al programma di governo e poi penseremo al Pd», ha sottolineato Renzi alla domanda se resterà segretario del Pd nel caso in cui riuscisse a formare il governo. «Per quello che mi riguarda il Pd non deve cambiare nome», ha poi aggiunto, rispondendo a una domanda sulla possibilità, ventilata da Dario Nardella, che il Partito democratico cambi nome. «Sono allergico ai vertici di maggioranza...poi se vogliono vedersi si vedano», ha detto ancora Renzi, rispondendo alla domanda se parteciperà al vertice di maggioranza chiesto da Angelino Alfano.



«È stato un colloquio molto civile e rispettoso e io considero un grandissimo valore il fatto che le regole si scrivano insieme, ma non c'è alcun ragionamento con Forza Italia su questo», ha risposto poi Renzi a chi gli chiedeva se da parte di Berlusconi siano arrivate richieste sui provvedimenti che riguardano la giustizia.



«Abbiamo il desiderio di scrivere insieme le regole del gioco, dopo 20 anni che le regole sono state scritte gli uni contro gli altri. Stavolta se riusciamo a scrivere le regole anche con le opposizioni è positivo e rinnovo l'appello a tutti a non buttare via un'occasione gigantesca. Abbiamo bisogno di cambiare l'Italia», sono state ancora le parole di Renzi.



Berlusconi C'è bisogno di «riforme istituzionali»; «il Paese ha assolutamente bisogno di diventare un Paese governabile cosa che oggi non è, lo posso dire avendo avuto responsabilità di governo per diversi anni». Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi al termine delle consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi.



«È necessaria una sola camera per approvare le leggi, il premier ha solo potere di rappresentanza», ha detto Berlusconi, che ha poi continuato: «Anche la Corte costituzionale va modificata: non si può lasciare al Capo dello Stato la prerogativa di nominare cinque membri. Oggi la Corte costituzionale da istituzione di garanzia è diventato un organo politico della sinistra».



«Abbiamo discusso della necessità di approvare secondo i tempi previsti la legge elettorale su cui non ci sono possibilità di cambiamento» perchè, ricorda il Cavaliere, «già noi abbiamo aderito alla richieste sugli sbarramenti che sono scesi a livelli che pensavamo non dovessero essere così bassi». Berlusconi ribadisce infatti che «il male del nostro Paese è non solo gli assetti istituzionali, ma anche che noi italiani non abbiamo mai imparato a votare e frazioniamo il nostro voto e rimaniamo sempre molto distanti dal sistemi della democrazia bipolare delle maggiori democrazie del mondo».



«Serve l'elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini, è una riforma nella quale crediamo», ha ribadito il leader di Forza Italia.



«Auguriamo buon lavoro al premier incaricato e al suo team, siamo anche d'accordo per un ringiovanimento della squadra di governo. Oggi ho incontrato un premier che ha la metà dei miei anni e questo è un buon segnale anche per il rinnovamento della classe dirigente», ha affermato Berlusconi sorridendo.



«Sulle riforme e su lavoro, fisco, giustizia abbiamo dato al presidente incaricato la nostra assoluta disponibilità a lavorare insieme», ha detto Berlusconi. Sulla gestione normale «siamo opposizione: se i provvedimenti saranno favorevoli ai cittadini, bene, altrimenti diremo no».



«Sulla par condicio varrà la pena di insistere per arrivare a una legge che preveda che i grandi partiti durante campagna elettorale abbiano lo spazio corrispondente alla loro grandezza numerica», ha sottolineato Berlusconi.



Il leader di Forza Italia ha poi lasciato Montecitorio. Atteso da una folla di giornalisti e curiosi all'uscita dell'edificio dei Gruppi parlamentari, il Cavaliere si è limitato a salutare i cronisti senza rispondere alle loro domande.



Il colloquio con il Pd. «Abbiamo svolto un colloquio assolutamente positivo con Renzi molto impegnato e determinato per provare a costruire un governo di svolta. A Renzi abbiamo espresso la condivisone del Pd rispetto a sfida che ha davanti». Così il capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza al termine delle consultazioni con il premier incaricato.



«La sfida delle riforme è una sfida centrale per noi», ha detto Speranza, «Per noi la questione della legge elettorale e la riforma costituzionale, in particolare quella del titolo V, sono assolutamente centrali».



La Lega all'opposizione. Le consultazioni «stanno andando male per noi. Ieri Salvini ha chiesto un impegno forte sul Nord, di lasciare qui le tasse e sostenere le imprese. La risposta è stata negativa, staremo bene all'opposizione». A dirlo il presidente della Regione ed ex leader della Lega Roberto Maroni commentando la situazione politica nazionale a margine del Patto per lo Sviluppo a Palazzo Lombardia. Maroni ha poi aggiunto di essere «come governatore preoccupato di chi avrà i ministeri strategici a partire da quello delle infrastrutture».



Ma sulle riforme costituzionali, a partire da quella per il Senato, «ci stiamo - ha risposto Maroni - siamo pronti» a partecipare. «Le riforme - ha aggiunto Maroni - si fanno in Parlamento, non le fa il governo. E su questo noi ci stiamo». Il governatore lombardo ha indicato la necessità di interventi per «il Senato federale, per maggiore autonomia alle Regioni del nord e la possibilità di creare per via costituzionale le macroregioni». Maroni concorda anche sull'ipotesi di riforma del Titolo V e chiede di «eliminare le competenze concorrenti» fra Stato e Regioni.




L'arrivo di Renzi a Montecitorio «La scorta? Ci vuole non per me ma per i giornalisti!», aveva detto Renzi arrivando alla Camera ha commentato con i commessi mentre saliva in ascensore la ressa di cameraman e giornalisti dalla quale per difendersi si è "liberato" dando qualche spintone.



Renzi è uscito da solo a piedi dall'albergo dove risiede in questi giorni e si è recato di buon passo verso Montecitorio. Ad attenderlo però alcuni fotografi che gli correvano davanti per poterlo riprendere, cosa che lo ha infastidito Renzi, dato che il «corteo» che si era creato travolgeva i passanti: «Ragazzi così non va - ha detto - impedite anche il rapporto con le persone». Diversi passanti hanno riconosciuto Renzi tendendogli la mano per farsela stringere o applaudendolo.



All'arrivo a Montecitorio c'erano ad aspettarlo diverse decine di fotografi e cameraman che gli sono andati incontro formando una specie di muro, dal quale però il premier incaricato si è liberato con tre-quattro spintoni ben assestati che gli hanno consentito di raggiungere il portone ed hanno lasciato sorpresi i cronisti. «Presidente è in ritardo», gli fanno notare alcuni giornalisti dentro Montecitorio: «No, solamente di un minuto» la pronta risposta di Renzi.