G8, Bertolaso: «Non merito il patibolo»
Toro, pm indagato, lascia la magistratura

Guido Bertolaso (foto Merlini - LaPresse)
Guido Bertolaso (foto Merlini - LaPresse)
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Mercoledì 17 Febbraio 2010, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:20
ROMA (17 febbraio) - Io su un patibolo che non merito, mi sento come un alluvionato. Guido Bertolaso descrive cos la sua situazione al personale della Protezione civile al quale ha scritto una lettera. Mentre il Pdl continua a parlare di inchieste ad orologeria» e Umberto Bossi spera che la magistratura attaccandio Bertolaso non voglia colpire il premier, Francesco Rutelli esprime solidarietà al capo della Protezione civile: l'Italia, dice, crocefigge chi fa.



Sul fronte dell'inchiesta il legale del capo della Protezione civile (oggi in Calabria per l'emergenza frane) esprime «grande perplessità» sul passaggio della competenza dalla magistratura della Capitale a quella di Perugia. L'imprenditore Riccardo Fusi intanto repinge le accuse e fa sapere che non ha mai pagato il coordinatore Pdl, Denis Verdini. La procura di Venezia, invece afferma di non aver aperto alcuna indagine sui «risvolti» dell'inchiesta sui funzionari della Protezione civile nella città della laguna.



Bertolaso: io su patibolo che non ho meritato. Un «patibolo che non ho scelto né meritato». Così Guido Bertolaso definisce la sua situazione in una lettera aperta inviata «alle donne e agli uomini della Protezione civile». «Faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sentono colpiti ingiustamente per questo attacco forsennato e squallido che mi riguarda - afferma - e, da questo patibolo che non ho scelto nè meritato, vi saluto con tutto il mio affetto e la mia fedeltà al patto di rispetto e di onore che ci ha permesso di realizzare qualcosa di buono, molto buono, troppo buono per non suscitare tempeste di fango».



«Mi sento come un alluvionato». È in atto «un'operazione contro di me», che colpisce anche «le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana» scrive Bertolaso nella lettera in cui si definisce «parte lesa, non coimputato o colpevole» e afferma di sentirsi come un «alluvionato». Nel testo Bertolaso si dice «fin d'ora responsabile di qualche possibile errore e omissione» che fino a prova contraria non sono «reati, congiure, atti intenzionali e voluti». Inoltre il capo della Protezione civile parla di sè come di una «alluvionato», facendo un parallelismo tra la sua situazione attuale e quella delle tante persone vittime di catastrofi naturali che ha conosciuto nel suo lavoro. Catastrofi che possono essere «naturali o antropiche; oggi dico, azione con intenti distruttivi premeditata e voluta».



Secondo Bertolaso c'è chi getta «fango nel ventilatore e coloro che a secchi alimentano questa operazione, colpiscono senza alcuno scrupolo non solo la vittima designata, ma anche tutte le persone che costituiscono la rete dei rapporti di vita di ciascuno, la moglie, i figli, i parenti, gli amici. Nel mio caso, anche le migliaia di persone che lavorano nella Protezione Civile italiana», specie «i volontari». Esprimendo «rabbia», «dolore», «sofferenza», Bertolaso sottolinea che in questo modo si «travolge tutto in nome di un preteso diritto a veder chiaro, a scovare i colpevoli, linciarli, sputtanandoli per toglierli di mezzo».



Legale Bertolaso: perplessità competenza Perugia. Il legale di Bertolaso, l'avvocato Filippo Dinacci, ha espresso «grande perplessità» sul passaggio della competenza dalla magistratura della Capitale a quella umbra per i filoni che riguardano i cosiddetti grandi eventi. Secondo Dinacci, «non esiste connessione» tra la posizione di Bertolaso, indagato per corruzione, e quella del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, inquisito per rivelazione di segreto di ufficio nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla procura di Firenze e poi passata a quella di Perugia per competenza proprio per il coinvolgimento del magistrato.



Il procuratore Toro si dimette dalla magistratura.
Il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, indagato nell'ambito dell'inchiesta per gli appalti G8 alla Maddalena, si è dimesso dall'ordine giudiziario. La decisione, «definitiva», è stata comunicata da Toro al procuratore capo della Repubblica e presa in relazione al suo coinvolgimento quale indagato nell'inchiesta dalla procura di Firenze, ormai passata a Perugia, sugli appalti per i lavori alla Maddalena per il G8. L'atto, dato per conoscenza a Ferrara, sarà trasmessa a breve al Consiglio superiore e al ministro della Giustizia. Essendo Toro da oltre quarant'anni in magistratura le sue dimissioni non hanno bisogno di essere accettate. Stante, inoltre, questa sua decisione l'eventuale procedimento disciplinare che avrebbe potuto avviare la Cassazione non è più possibile.



Pm Perugia: atteggiamento Toro per rallentare indagini. Elementi ritenuti interessanti per l'indagine che a Perugia riguarda l'ormai ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro sarebbero emersi dalla deposizione resa ieri nel capoluogo umbro dai pm romani Sergio Colaiocco ed Assunta Cocomello già titolari dell'inchiesta condotta nella capitale sugli appalti per i cosiddetti Grandi eventi. I due magistrati sono stati sentiti come persone informate dei fatti nel corso dell'incontro di ieri con i pubblici ministeri perugini. Sul contenuto viene mantenuto il massimo riserbo. I pm romani si sarebbero comunque soffermati sul ruolo di Toro, confermando tra l'altro che il magistrato, il quale a piazzale Clodio era a capo del pool impegnato a indagare sui reati contro la pubblica amministrazione, era a conoscenza di elementi relativi agli accertamenti svolti. Avrebbero inoltre accennato a un presunto suo atteggiamento volto a rallentare in qualche modo l'indagine in corso. Elementi ora al vaglio della procura di Perugia della quale è, al momento, la competenza anche sull'indagine relativa ai Grandi eventi.



Indaga anche la magistratura dell'Aquila.
La Procura dell'Aquila indaga da tempo su possibili infiltrazioni dei cosiddetti comitati di affari negli appalti sia del terremoto sia del G8 svoltosi nel capoluogo abruzzese. La notizia, trapelata oggi, è stata confermatadallo stesso procuratore, Alfredo Rossini, che nei giorni scorsi aveva chiesto ufficialmente ai magistrati fiorentini copia degli atti relativi all'inchiesta sui grandi eventi, tra cui il G8 alla Maddalena . «Ci sono tante persone che sono venute e si sono organizzate per fare delle speculazioni truffaldine in questo settore - ha spiegato Rossini - e pure su questo aspetto ci siamo interessati fin dall'inizio. Abbiamo tra l'altro un fascicolo abbastanza consistente, aperto dal mese di agosto».



A Firenze altri indagati. Ci sarebbero nuovi sviluppi nel filone fiorentino dell'inchiesta della Procura di Firenze sugli appalti per i Grandi eventi. Secondo ambienti investigativi, ci sarebbero altri indagati nella vicenda della Scuola marescialli dei carabinieri di Firenze. Si tratta di una delle opere che avrebbero dovuto essere realizzate nell'area di Castello. L'appalto venne vinto nel 2001 dalla Btp di Riccardo Fusi, alla quale fu però poi tolto e dato, nel

2005, all'Astaldi. Nel registro degli indagati comparirebbero i nomi di nuove persone hanno ricevuto avvisi di garanzia, ma che la scorsa settimana non erano state perquisite. Alla Procura di Firenze dovrebbe restare la competenza su questo filone di indagini, e anche la parte relativa al nuovo Auditorium del Maggio Musicale (il cosiddetto Parco della Musica di Firenze), mentre il resto dell'inchiesta dovrebbe essere trasferito a Perugia o Roma. Sia Fusi che il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso avrebbero presentato ricorso per il dissequestro dei documenti. Intanto il Tribunale del Riesame di Firenze potrebbe decidere già venerdì, ma più probabilmente martedì prossimo, sulla richiesta di scarcerazione presentata dai legali dei 4 arrestati, Angelo Balducci, Fabio De Santis, Mauro Della Giovampaola e Diego Anemone, richiesta respinta ieri dal gip fiorentino Rosario Lupo.



Fusi: ho chiesto aiuto a Verdini, ma mai pagato. «Sono un grande escluso, altro che grande corruttore. Non ho mai pagato un euro ma neppure raccattato lavori» afferma, in un'intervista a Repubblica, Riccardo Fusi, imprenditore indagato per corruzione e associazione a delinquere con aggravante di mafia. Dei suoi rapporti con il coordinatore Pdl, Denis Verdini, Fusi spiega: «Certo che gli ho chiesto aiuto, siamo amici, più che amici. E quando devo parlare con qualcuno a Roma telefono a Denis. Tutto qui». Ma «il sistema Verdini non esiste».A proposito della circostanza emersa dalle indagini secondo cui Fusi avrebbe accompagnato Piscicelli a comprare due orologi Rolex da regalare al dirigente pubblico De Santis e a una collega, Fusi replica: «Ho solo accompagnato Piscicelli a comprare un orologio e lo ha pagato lui».



Intanto la Procura di Venezia fa sapere di non avere in corso nessuna indagine sui «risvolti» dell'inchiesta sui funzionari della Protezione civile nella città della laguna. Sulla base delle intercettazioni della Procura di Firenze, emergerebbero notti a «luci rosse» con le escort in esclusivi alberghi veneziani e anche il nuovo Palazzo del Cinema al Lido verrebbe in qualche modo sfiorato, tanto che ieri, sempre sull'onda dell'inchiesta sui funzionari della Protezione civile e gli appalti, gli ambientalisti hanno annunciato la presentazione alle Procure di Venezia e Firenze di un esposto sul Palacinema e gli altri interventi immobiliari al Lido per chiedere la sospensione dei lavori di costruzione del Palazzo del cinema, previsto per i 150 anni dell'Unità d'Italia, per «verificare la legittimità» di alcuni aspetti. Intanto, secondo i giornali locali, il commissario per il Palacinema Vincenzo Spaziante ha deciso di avocare a sè il controllo diretto di tutte le pratiche che riguardano la nuova struttura e gli appalti ad essa collegati.



Bossi: spero non si voglia colpire il premier. «Bertolaso è bravo a fare il suo mestiere e Berlusconi gli dice di andare avanti». Umberto Bossi si ferma a scambiare qualche battuta con i giornalisti alla Camera sul caso Bertolaso. Il leader della Lega ribadisce la sua fiducia al capo della Protezione civile e a chi gli chiede se attaccando il sottosegretario si voglia colpire il premier replica: «Spero di no, altrimenti il Paese diventa davvero brutto. Sta per arrivare la primavera -aggiunge con una battuta- e spero che arrivi il sole...».



Rutelli: l'Italia crocefigge chi fa. «Questo è un Paese che ha sfiducia, che di solito crocifigge chi fa». Così Francesco Rutelli parla a Radio anch'io dell'inchiesta. Il leader di Api rivendica il lavoro fatto ai tempi del Giubileo come sindaco di Roma insieme al capo della Protezione civile: «Bertolaso deve fare quello che sa fare, il servitore pubblico». «Io - ha aggiunto - l'ho sperimentato durante in Giubileo, e lo voglio rivendicare anche alla luce delle tante polemiche che ci furono allora. In quell'occasione si disse che sarebbe stato tutto un disastro. A Roma organizzammo più di 800 cantieri in due anni e concludemmo in tempo il 96% dei lavori». «Allora non ci fu un avviso di garanzia, una tangente. Perchè - si è chiesto Rutelli - in questo paese ci scordiamo in fretta delle cose buone?». Il leader dell'Api ricorda come al contrario, dieci anni prima, «ai Mondiali di calcio, fu una strage di morti sul lavoro. Al Giubileo non ci fu neanche una vittima, perché, in quell'occasione, chiamammo tutti a controllare».



Rutelli osserva come in Italia abbiamo grandi conflitti di interesse, che non sono solo quelli di Berlusconi, di cui «parliamo tanto». E facendo riferimento ai media e alla carta stampata in particolare osserva: «Qualche volta, leggendo i giornali viene voglia di dire: mettete sulla testa o in apertura di pagina un avviso come quello sui pacchetti di sigarette: attenzione, l'editore di questo giornale ha avuto x posti letto dalla regione y che producono x centinaia di euro al giorno. In questo modo - conclude - il lettore potrebbe farsi un'idea del perchè quel giornale fa una campagna contro Tizio o contro Caio».



«Ho un pregiudizio favorevole nei riguardi di Guido Bertolaso - dice Rutelli - lo difendo dall'invidia di coloro che combattono chi realizza. L'ho avuto accanto nel Giubileo e lo conosco per essere un grande lavoratore onesto e integro». Per Rutelli, Bertolaso «non può essere il salvatore della patria una settimana e una specie di reprobo quella seguente. Non ha servito solo il governo Berlusconi ma anche altri». Dunque per il leader dell'Api Bertolaso «va giudicato per quello che ha fatto. Mi ritrovo a fianco di tutti quelli che hanno lavorato nel fango con la Protezione Civile e hanno gestito l'emergenza». Quindi il capo della Protezione civile «deve fare quello che sa fare, il servitore pubblico».



Parlando poi della possibilità di un nuovo partito formato da Api e Udc, Rutelli afferma: «Può accadere ma senza fretta, deve essere una formazione nuova, non credo dobbiamo avere fretta. In questi anni di cambiamenti avvertiamo la necessità di una aggregazione più larga, non di micro-partiti». L'Api è nato, aggiunge, perché il sistema politico attuale è «diviso in curva nord e curva sud, come dimostra anche la vicenda di Bertolaso, ed è evidente che queste due 'curvè non ce la fanno a portare l'Italia nella direzione giusta».



Di Pietro: mozione di sfiducia contro premier se continua a difendere Bertolaso. «Noi abbiamo presentato la mozione di sfiducia contro Bertolaso ma se il premier insiste a confermarlo presenteremo una mozione di sfiducia contro di lui». Il leader Idv Antonio Di Pietro alza il tiro, raggiungendo a piazza Montecitorio il sit-in del popolo viola che il 27 febbraio manifesterà in difesa della Costituzione.



Bondi: inchieste a orologeria. «È evidente che alla vigilia di ogni tornata elettorale sono scattate, secondo un meccanismo ad orologeria, delle inchieste giudiziarie. Ormai questa è una costante della nostra vita politica negli ultimi vent'anni almeno». Lo afferma Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali e coordinatore nazionale del Pdl, intervenendo a La telefonata, rubrica di Maurizio Belpietro all'interno di Mattino Cinque, su Canale 5.



La Russa ribadisce: non è una nuova tangentopoli. Quelli recenti sono «fatti gravi che devono destare alalrme» ma non vanno però confusi «con un sistema di "corruzione ambientale" come Mani Pulite» afferma Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore Pdl dopo i casi di corruzione di Milko Pennisi, consigliere comunale a Milano, e quelli emersi dall'inchiesta sul G8.



Lotito querela. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, citerà per danni Repubblica dopo essere stato accostato, in un servizio pubblicato ieri, alla «cricca del signor Anemone, arrestato per i presunti illeciti legati al G8 della Maddalena». Lo ha annunciato il legale del presidente della Lazio, Gianmichele Gentile il quale sottolinea che l'unico rapporto di Lotito con Anemone è stato relativo ad un allenamento svolto dalla Lazio su un campo sintetico in vista di una partita in Europa League.
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