Dl lavoro, intesa nella maggioranza
Precari, si cambia: previste solo multe

Il premier Matteo Renzi
Il premier Matteo Renzi
di Diodato Pirone
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Sabato 3 Maggio 2014, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 21:52
ROMA - Accordo nella maggioranza su alcune correzioni del testo del decreto lavoro che quindi - per diventare legge definitiva - dovr ritornare alla Camera. Si tratta di otto emendamenti che politicamente vengono incontro alle richieste di maggior apertura alle aziende formulate dal Nuovo Centrodestra e da Scelta Civica.





Non si tratta di grandissime novità e quindi resta la ciccia, ovvero, il tetto dei cinque rinnovi per i 36 mesi di durata massima del contratto a termine che era stato introdotto alla Camera per volontà del Pd. Tanto è bastato per far cantar vittoria al ministro del Lavoro Giuliano Poletti («E’ una buona mediazione») e al segretario dell’Ncd Angelino Alfano («Grazie a noi meno Fornero e più Biagi»). Il Pd però chiede che tutti «smettano di piazzare le proprie bandierine sul decreto». Messaggio rivolto sia agli alfaniani che alla sinistra interna che peraltro mostra una spaccatura fra l’ex viceministro Stefano Fassina che parla della necessità di nuove modifiche alla Camera e il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano che si dichiara soddisfatto. Da registrare anche i mal di pancia della Cgil e, ovviamente, delle opposizioni rappresentate da Forza Italia, Grillini e Sel. Da registrare anche che il gruppo forzista ha presentato in commissione un emendamento a firma di Silvio Berlusconi che, com’è noto, è decaduto da senatore lo scorso novembre.





IL PERCORSO

Ora il percorso del decreto dovrebbe essere il seguente: esame della Commissione e martedì dell’aula di Palazzo Madama con possibile approvazione entro la prossima settimana probabilmente con voto di fiducia visto che i grillini hanno presentato centinaia di emendamenti.

Qual è la novità più importante? Se una società sfora il limite del 20% dei contratti a termine sul totale dei dipendenti non c’è più l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato ma una multa pari al 20% della retribuzione del lavoratore nel caso in cui lo sforamento riguardi un solo dipendente e al 50 per cento in tutti gli altri casi.





Un altro ritocco con un minimo di peso è relativo alla stabilizzazione obbligatoria di una quota di apprendisti che ora vale per le aziende con oltre i 50 dipendenti (nel testo passato alla Camera la quota era 30). Inoltre, la formazione per l'apprendistato sarà mista, pubblica e privata (il testo passato alla Camera parlava solo di formazione pubblica). Nessun limite del 20%, invece, per i contratti a termine negli enti di ricerca e per le aziende con meno di 5 dipendenti.





Superato lo scoglio di questo decreto la battaglia sul si trasferirà sulla delega di riforma che il governo ha chiesto e che, con ogni probabilità, ruoterà intorno all’introduzione - per i neoassunti - del contratto a tempo indeterminato con indennità crescenti in caso di licenziamento.
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