Caliendo, astensione Udc, Fli, Api, Mpa
su sfiducia. Fini: non facciamo imboscate

Fini e Casini
Fini e Casini
8 Minuti di Lettura
Martedì 3 Agosto 2010, 11:25 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 23:41
ROMA (3 agosto) - Udc, Fli, Api, e Mpa proporanno ai rispettivi gruppi di astenersi nel voto di mercoled sulla mozione di sfiducia Pd e Idv al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, coinvolto nell'inchiesta sulla P3. C' convergenza sulla posizione dell'astensione per ciascuno all'interno del proprio gruppo» ha annunciato il finiano Benedetto Della Vedova al termine dellla riunione nella sede del gruppo Udc alla Camera, durata mezz'ora.



I partecipanti si affrettano a gettare acqua sul fuoco rispetto alla nascita di un “terzo polo”. Il primo a smentire scenari terzisti è Italo Bocchino: «Nel sistema bipolare il terzo polo non esiste - afferma - È come giocare a tennis e sedersi sulla rete». L'ex vicepresidente vicario del Pdl riserva però una stilettata al governo: «Lealtà al governo Berlusconi da parte del gruppo Futuro e libertà? Lealtà al mandato ricevuto dagli elettori». E Pier Ferdinando Casini, dopo aver riunito i suoi nel pomeriggio: «Queste ipotesi le lasciamo al gossip giornalistico», sottolineando invece il concetto di area di «responsabilità». Amedeo Ciccanti, senatore Udc, parla di «area di dialogo, che può anche arrivare a strutturarsi come un terzo polo politico ed elettorale se si creano le condizioni operative nel futuro». E Lorenzo Cesa: «Speriamo ci siano convergenze non solo sul caso Caliendo ma anche sulle questioni che dovrà affrontare il Parlamento a settembre-ottobre». In serata Fini usa parole chiare: «Nessuno è autorizzato, perchè non è la mia idea nè il mio progetto, a parlare della riunione di oggi come si trattasse di prove del terzo polo. La riunione di oggi con Api, Udc e Mpa è un fatto politico perchè è la prima volta che forze di maggioranza, e noi siamo maggioranza, e forze di opposizione si confrontano su valori come garantismo».



Il neonato fronte astensionista alla Camera è composto da 85 deputati (33 finiani, 39 dell'Udc, otto dell'Api e cinque dell'Mpa). E se anche i due repubblicani e i tre dell'Svp si astenessero si arriverebbe a 90. Numeri che l'attuale maggioranza non può non considerare. Gli uomini di Berlusconi si sono messi subito al lavoro per convincere i finiani più dubbiosi a dissociarsi dalla scelta dell'astensione e a votare a favore del sottosegretario. Al centro delle attenzioni è tutta l'ala moderata di Futuro e Libertà (Ronchi, Urso, Consolo, Menia e Moffa) che non vuole arrivare a una rottura. È una questione di numeri. Pdl e Lega hanno 303 voti: ma se alla fine una fetta dei finiani decidesse di dissociarsi e votare insieme al resto della maggioranza portando il totale a più di 316 voti (la maggioranza assoluta della Camera) Berlusconi potrebbe fregarsi le mani, e ogni voto in più sarebbe un boccone amaro per Fini. Se invece la maggioranza si fermerà prima di quella quota, saranno i finiani a esultare, avendo dimostrato di avere nelle loro mani la sopravvivenza del governo.



Fini: «Nervi saldi, noi non facciamo imboscate». Così il presidente della Camera ha iniziato il discorso alla cena dei gruppi Futuro e libertà nella sede di Farefuturo. Ai deputati chiamati ad esprimersi sulla sfiducia a Caliendo Fini ha spiegato che la linea è quella dell'astensione, ma non esistono ipotesi di terzo polo. «C'è libertà di confronto - ha chiarito il presidente della Camera - Caliendo non è Cosentino. Quella su Caliendo è una mozione chiaramente strumentale. Dobbiamo ribadire assoluta fedeltà al programma di governo. Ribadire con i fatti la lealtà al governo. Saremo coerenti, ma c'è libertà di dissenso sulle cose non in programma. Non siamo traditori».



Fini ha chiarito che i membri del governo potranno votare contro la mozione. «Non riuscirei a capire come un membro del governo - ha detto Fini - possa dare un voto difforme da quello del governo di cui fa parte. Gli altri si astengano, chi è al governo voti contro». «Dobbiamo essere consapevoli - ha avvertito Fini - che quanto fatto finora forse è nulla rispetto a quanto ci aspetta. A cominciare dalla campagna di fango mediatica fino alle varie minacce come quelle di elezioni anticipate, che non vengono tanto da Berlusconi ma dagli pseudo berlusconiani».



Fini ha annunciato che Roberto Menia sarà il coordinatore di tutte le iniziative sorte sul territorio, che dovranno confluire tutte in un unico contenitore: «Fisogna affiancare ai gruppi strutture organizzative sul territorio, perchè è finita la fase dell'arcipelago. Serve un raccordo delle diverse iniziative». Silvano Moffa sarà invece il coordinatore dei due gruppi di Camera e Senato. Secondo Fini «uno dei problemi del gruppo del Pdl era che la mano destra spesso non sapeva cosa facesse la sinistra. Serve un coordinatore, una sintesi politica».



Il voto su Caliendo mercoledì alle 17. In Aula si svolgerà l'esame e il voto sulla mozione di sfiducia dell'opposizione nei confronti del sottosegretario alla Giustizia. Il voto, previsto per le ore 17, sarà trasmesso in diretta tv su Raitre.



L'ipotesi di terzo polo non sarebbe un male, secondo Pierluigi Bersani. «In un sistema bipolare, se ci saranno altre posizioni, dovranno pronunciarsi: o di qui o di là. Non so se ci saranno sviluppi ma se vedo Fini e Casini, che in questi anni sono stati più di là che di qua, muoversi in diverse direzioni, allora non mi metto certo a piangere». Il «punto di fondo», per Bersani, non è infatti «solo mandare a casa un governo improbabile e incapace», ma è soprattutto quello di «oltrepassare una fase che si muova dai meccanismi personalistici che hanno portato al Paese più guai che risultati». Ora la priorità è oltre a «mandare a casa Berlusconi» che ci sia un «cambio di fase», e dunque «i movimenti che avvengono vanno in quella direzione: questi sono passi o no verso il superamento di quella fase? Io dico di sì».



L'ipotesi di un governo di transizione guidato da Giulio Tremonti, è «un'evenienza più sensata di un confronto elettorale con un meccanismo come questo - dice poi Bersani - Il nostro mestiere non è quello del Capo dello Stato, non spetta a me decidere. Certo però che non può traghettare quello che ci ha portato fin qui». Bersani ha poi puntualizzato di non avere mai fatto nomi per un eventuale governo di transizione. «Non ho mai fatto nomi - ha sottolineato - ho detto che se questo governo non regge siamo per un governo di transizione per un tempo limitato per una legge elettorale nuova, questo è il punto». Per Bersani la priorità è che il premier riconosca, venendo in Aula, la situazione di crisi in atto, poi il resto del percorso «se si arrivasse lì», dovrebbe essere «indicato dal capo dello Stato». Dopo di che, ha concluso, sulle eventuali future soluzioni «non dico che tutto è accettabile ma ora il punto principale è uscire da una fase».



«Bersani? L'ho sentito, come sento tutti», dice Pier Ferdinando Casini rispondendo su eventuali contatti con il Pd per un'allargamento della «area di convergenza. Non spiego a nessuno quello che deve fare. Ho difficoltà per me stesso figuriamoci per gli altri. Siamo in una fase in cui ciascuno si assume la responsabilità di fare quello che ritiene utile al Paese. Il fatto che ci sia questo accordo imperniato sul tema della responsabilità è per me molto positivo. L'evocazione di un terzo polo la lasciamo al gossip giornalistico».



«Un governo Tremonti non è all'odg. Se questo governo va in crisi, non ne può nascere un altro per fare solo la legge elettorale ma deve affrontare le questioni sociali del Paese. La legge elettorale può essere solo uno dei dei tanti problemi. I nomi, poi, li sceglie il capo dello Stato. Pierluigi Bersani ha fatto bene a smentire questa finta indicazione di Tremonti, perchè non ha proprio senso», ha detto Casini intervistato dal Tg3.



Pri verso l'astensione. Anche il partito repubblicano è orientato ad astenersi nel voto sulla mozione di sfiducia a Caliendo. «Personalmente - dice Giorgio La Malfa - sono per l'astensione - Domani incontrerò con Casini e penso che alla fine la decisione sarà per l'astensione». La Malfa considera «interessantissima» l'area che va formandosi intorno alla decisione di astenersi sulla mozione Caliendo: «Uno schieramento di un'ottantina di deputati è la vera novità di questa legislatura».



Svp non parteciperà al voto. «Non parteciperemo al voto sulla mozione di sfiducia nei confronti di Caliendo - dichiarano i deputati della Svp Siegfried Brugger e Karl Zeller- Non vogliamo concorrere ad una contrapposizione pregiudiziale fra schieramenti, né a sostegno delle ragioni politiche che la maggioranza schiera a difesa di se stessa, né condividendo le motivazioni strumentali che hanno portato Pd e Idv a presentare la mozione di sfiducia in una fase in cui la posizione di Caliendo è di indagato senza alcun rinvio a giudizio».



Di Pietro: per i finiani occasione persa.
«Se si astengono dal voto di sfiducia su Caliendo, i finiani perdono l'occasione per riappropiarsi della loro dignità e libertà - dice il leader Idv, Antonio Di Pietro - Anzi, più passa il tempo e meno sono credibili: dopo tutto il baccano che hanno fatto, sapere che si asterranno dispiace davvero, perché di fatto dimostrano che la ragione per cui sono usciti dal Pdl era molto più piccola di quello che hanno strombazzato ai quattro venti. Però la speranza è l'ultima a morire e mi auguro possa esserci un ripensamento».



Lega: i finiani non pensino di bloccare il governo. «Prendiamo atto della scelta dei finiani di consultarsi e votare con una parte dell'opposizione. Ognuno è libero di fare quel che crede, assumendosene chiaramente la responsabilità. Però se qualcuno pensa in futuro di bloccare con manovre da palazzo l'azione del governo e le riforme si sbaglia di grosso. Né permetteremo ribaltoni, governi tecnici o di larghe intese»: lo dichiarano Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, capigruppo della Lega Nord al Senato e alla Camera.



Caliendo: vado avanti, su di me strumentalizzazione politica.
«Vado avanti, continuo il mio lavoro»: Giacomo Caliendo non si scompone alla vigilia della mozione di sfiducia in aula a Montecitorio, assicurando .di essere completamente estraneo ai fatti e di aver portato elementi e testimoni per chiarire la sua posizione. «Non c'è nessun caso, mi aspetto dalla Procura una valutazione delle cose che ho riferito». Eppure, una parte della maggioranza sottolinea l'esigenza di valutare l'opportunità di mantenere le deleghe: «Se avessi fatto qualcosa si potrebbe parlare di opportunità - dice - Se si accertassero miei comportamenti, non dico illeciti, ma anche solo scorretti, farei le mie valutazioni. Ma adesso la valutazione politica spetta al presidente del Consiglio e il governo non è favorevole alla mozione di sfiducia. In questa vicenda c'è una strumentalizzazione politica: Repubblica ha pubblicato verbali falsi e inventati».



Giovanardi: sfiducia vuol dire abdicare alla democrazia. «Votare la mozione di sfiducia al sottosegretario Giacomo Caliendo, o astenersi, vuole dire abdicare ad ogni forma di rispetto verso la democrazia e le sue regole - dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, in una nota firmata da altri sette parlamentari - Ci troviamo nuovamente oggi a dover assistere attoniti alla richiesta di dimissioni di un sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi sulla base di accuse a dir poco fumose e senza nessun accertamento di responsabilità. Votare su questa mozione o astenersi su di essa vuol dire abdicare ad ogni forma di rispetto verso la democrazia e le sue regole, lasciando parlamentari e membri di governo alla mercè delle iniziative più spregiudicate dalle quali nessuno si illuda di poter essere domani al sicuro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA