Burtone in carcere, insulti ai carabinieri
Maricica morta per trauma cranico

Alessio Burtone viene portato a Regina Coeli (Eidon)
Alessio Burtone viene portato a Regina Coeli (Eidon)
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Lunedì 18 Ottobre 2010, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:46

ROMA (18 ottobre) - Si aprono le porte del carcere per Alessio Burtone, il giovane di 20 anni accusato di avere con un pugno provocato la morte di Maricica Hahaianu, infermiera romena deceduta venerd scorso al Policlinico Casilino. Il gip ha firmato l'ordinanza notificata dai carabinieri a Burtone. Il giovane ha lasciato gli arresti domiciliari ed è stato condotto nel carcere di Regina Coeli. Mercoledì mattina sarà interrogato.

Pericolo di recidiva, di fuga e di inquinamento delle prove. Per questo motivo il gip Sandro Di Lorenzo ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Alessio Burtone. L'accusa resta di omicidio preterintenzionale. «Alla stregua dei nuovi elementi di valutazione acquisiti risulta più pressante innanzitutto l'esigenza cautelare attinente il pericolo di recidiva - scrive il gip - atteso che Alessio Burtone ha dimostrato abituale ed irrefrenabile ricorso alla violenza fisica, intesa come ordinaria reazione ad eventuali contrasti con terzi».

Dopo le 17 Burtone è stato prelevato dalla sua abitazione da quattro carabinieri, che lo hanno portato a Regina Coeli. «Alessio libero», «Alessio uno di noi», hanno gridato decine di ragazzi, tutti amici della famiglia. Molti hanno insultato i militari gridando «carabinieri pezzi di merda» e facendo gesti ingiuriosi. «Siete degli sciacalli. Vergognatevi» hanno urlato alcuni abitanti a cameraman e giornalisti. Urla contro la stampa anche dagli amici: «Siete dei pezzi di merda». Burtone si è infilato nell'auto dei carabinieri nascondendosi con il cappuccio di una felpa blu. La sorella è rientrata nell'androne del palazzo piangendo, abbracciata ad alcuni amici.

«Ho paura del carcere. Sono addolorato, ma ancor di più per la morte della donna. Non mi aspettavo tutto questo». Sono le ultime parole di Burtone prima di essereportato a Regina Coeli. Il ventenne dopo essere stato ammanettato è stato abbracciato dai familiari in lacrime. «Ti staremo vicino», gli ha detto la madre. Il padre l'ha abbracciato piangendo a dirotto e al momento dei saluti si è ritirato nella sua camera da letto.

«Roma non ha piú un sindaco - ripetono alcuni amici di Alessio - da oggi Alemanno è il sindaco di Bucarest. Difende i romeni in qualsiasi occasione. Poi invece non parla di episodi come un ragazzo picchiato da due romeni e ricoverato in fin di vita al policlinico Casilino». C'è chi è preoccupato per le sorti di Alessio in carcere. «Sicuramente verrà picchiato dagli altri detenuti soprattutto se romeni - ha detto Maui - È stato arrestato come un mafioso. I carabinieri sono venuti a prenderlo con otto auto». Sul portone del palazzo di Alessio rimarrà lo striscione “Alessio libero” che gli stessi ragazzi hanno messo nei giorni scorsi. «Lo abbiamo rifatto - spiega Andrea - perchè la donna delle pulizie, romena, lo aveva staccato. Pensa che coincidenza». «Maricica prendeva spesso il 511 e dava sempre fastidio ai passeggeri. Creava sempre un pretesto per litigare, era un'attaccabrighe - dice un altro -Tempo fa si è fatta menare per prendersi i soldi del risarcimento. Quindi non è Alessio il pregiudicato, non è vero».

«Deve andare in carcere e pagare per quello che ha fatto. Siamo sollevati perchè giustizia è fatta», ha detto Giovanni Petroiou, fratello di Maricica, dopo aver appreso che Alessio Burtone era stato portato in carcere.

«È stato fatto un processo mediatico inizialmente sulla provocazione di Maricica, ma noi siamo sereni, le carte processuali parlano chiaro - ha detto Alessandro Di Giovanni, avvocato della famiglia di Maricica Hahaianu - Una provocazione la faccio io. Se il ragazzo fosse stato romeno e la ragazza italiana oggi ci sarebbe stato questo sparuto gruppo di persone che si sono schierate dalla parte dell'indagato? Credo che la risposta sia chiara. C'è un video che parla chiaro e ci sono ricostruzioni testimoniali. Tutti sono in grado di vedere cosa è accaduto, c'è stato un pugno di estrema violenza, la signora perde conoscenza nel momento in cui lo riceve e cade come un sacco. Noi siamo sereni come è serena la Procura, poi è normale che la difesa faccia il suo ruolo».

Il difensore: una manata, non un pugno. «Dagli esami del medico legale risulta che sul volto della donna non c'è una grossa lesione da cazzotto, ma solo un'escoriazione di un centimetro dovuta a una manata - sostiene Fabrizio Gallo - Ora sono più sereno. È evidente che ha detto la verità, non avevo nessuna intenzione di uccidere. In base a quanto emerso dalle risultanze probatorie, dalle testimonianze e dalle prime indicazioni date dai consulenti dopo l'autopsia, il capo d'imputazione dovrà esser modificato perché non è possibile evincere da queste risultanze che il mio assistito abbia colpito la signora con un violento pugno al capo. Nessuna lesione è stata rilevata al capo eccetto quella alla nuca, e nessuna violenza è stata inferta al viso. È stata rilevata solo un'escoriazione di 1,3 centimetri sotto il lato sinistro del labbro con nessun versamento interno al labbro e nessuna lesione riferibile a pugni. Si tratta di un dato che il video se guardato bene può dimostrare, confermando che si è trattato di una manata in faccia e di una spinta che è stata determinante per la caduta mortale».

«Se tornassi indietro mi farei menare». «È tutto così assurdo - aveva detto sconfortato Alessio Burtone al suo legale, Fabrizio Gallo - Se tornassi indietro mi farei menare ma non alzerei più le mani in vita mia». «Il ragazzo - ha detto Gallo dopo il pronunciamento del gip - è nella sua stanza. È distrutto e attende che vengano a prenderlo per condurlo in carcere. È un fortissimo dolore per lui, non sta bene ed è molto provato».

La Procura aveva chiesto al gip l'aggravamento della misura cautelare, ossia il trasferimento in carcere, per Alessio Burtone. L'iniziativa era dettata dalle mutate esigenze cautelari per Burtone, accusato di omicidio preterintenzionale dopo la morte dell'infermiera. La Procura aveva già fatto ricorso al Tribunale del Riesame il 14 ottobre per chiedere l'emissione della custodia cautelare in carcere, impugnando la decisione del gip di metterlo ai domiciliari. In sede di convalida dell'arresto il pm Antonio Calaresu si era opposto alla richiesta di arresti domiciliari. Il gip, comunque, aveva deciso di concedere al giovane la misura più attenuata.

L'autopsia: profondo trauma cranico determinato dalla caduta. Un profondo trauma cranico determinato dal violento urto alla nuca e un'escoriazione di circa un centimetro sotto al labbro sinistro. Questi gli elementi che emergono dall'autopsia sul corpo di Maricica Hahaianu.

Nessun nesso tra morte e cure ospedaliere. Dai primi risultati dell'esame autoptico, svolto presso l'istituto di medicina legale dell'università La Sapienza, non emergerebbe un nesso tra la morte e l'operato dei medici del Policlinico Casilino che hanno tentato di salvare la donna. Tutti i dati saranno comunque ancora esaminati e i consulenti consegneranno entro 30 giorni alla procura una relazione che viene definita «attendibile» e «chiara» sulle cause del decesso di Maricica.

Alessio Burtone è «sereno e pronto a rispettare la decisione del gip - aveva detto Gallo questa mattina - Ci potremmo trovare anche davanti al fatto che Alessio non abbia tutta la responsabilità. Così cambierebbe il quadro probatorio. Nel caso in cui fossero accertate responsabilità da parte dell’ospedale, Alessio risponderebbe di delitto colposo per reato di omicidio e la pena prevista sarebbe da uno a cinque anni».

«Stiamo valutando la possibilità di presentare querela contro chi ha definito Alessio assassino. Qualora la perizia dovesse dare la responsabilità della morte di Maricica ad altri chi ha usato frasi offensive ne subirà le conseguenze sia penali che civili - ha aggiunto Fabrizio Gallo - Il sindaco ha usato delle frasi offensive. Mi pare abbia definito Alessio un assassino. Se fosse così ci sarà una querela da parte della famiglia. I politici dovrebbero essere più prudenti prima di chiamare un ragazzo assassino. Perché se così non fosse non ci farebbero una bella figura».

I medici del Policlinico Casilino: accuse strumentali. «Le dichiarazioni di alcuni familiari di Maricica Hahaianu sono gravi. Crediamo che le accuse sulla responsabilità dei medici riguardo alla sua morte possano essere strumentalizzate e utilizzate per alleggerire la pena dell'accusato». È quanto hanno fatto sapere alcuni medici del Policlinico Casilino di Roma, dove era ricoverata la donna romena.

Il grande piazzale della stazione Anagnina intitolato a Maricica Hahaianu. La proposta verrà approvata nel prossimo Consiglio del X Municipio per poi essere sottoposta all’attenzione del Consiglio comunale. «Sono sicuro riceverà il consenso di tutte le forze politiche», aggiunge il presidente del X Municipio Sandro Medici.

Fini: episodio di stupida violenza a prescindere dalla razza. «La violenza è sempre da condannare ed è sempre stupida, al di là di chi la compie e di chi, ahimè, la subisce - dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, riferendosi alla morte dell'infermiera romena - Si tratta di uno degli episodi di ordinaria violenza nelle città italiane. Mi rifiuto di dare una lettura di tipo etnico-razziale. Così come è profondamente sbagliato quando uno straniero aggredisce un italiano dire vergognatevi, siete incapaci di rispettare le regole, sarebbe altrettanto fuor di luogo rovesciare il ragionamento».

Robilotta: un premio a tesi dedicate a Maricica. «La Fondazione Regionale per le Autonomie Locali del Lazio ReSeT, con l’Arall, l’Associazione Onlus Giovanna D’Arco e la Cooperativa Sociale Infocarcere, intitolerà a Maricica Hahaianu, la giovane inferimiera uccisa nel metro di Roma, un bando di concorso per premiare tre tesi di laurea in materia di welfare». Lo rende noto, in un comunicato, Donato Robilotta, presidente dell’Arall, l’Associazione regionale delle Autonomie Locali del Lazio. «Il bando di concorso - ha spiegato Robilotta - sarà riservato, per l’edizione 2011, a tesi di laurea dedicate ai temi dell’educazione e della formazione dei giovani, nonché sul sistema di welfare regionale e locale».

Giro: ora vigilare su Burtone. «Prendo atto della decisione del Gip senza commentarla. Ora compito dei magistrati è fare il proprio dovere mentre come politico posso solo lanciare un appello, credo condivisibile da parte di tutti, a vigilare su questo ragazzo date le sue condizioni di profonda prostrazione», dice il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. Giro, sottosegretario ai Beni e alle attività culturali, aveva insistito sulla sua posizione contro la custodia cautelare in carcere: «Non partecipo ad alcuna gara tra innocentisti e colpevolisti e non minimizzo nulla ma preferisco attendere gli esiti dell'autopsia e della verifica attenta dei fatti. Per il momento mi limito ad osservare che l'omicidio è con tutta evidenza preterintenzionale e che in questo caso specifico è possibile valutare la possibilità di conservare la misura degli arresti domiciliari di un giovane che rischia nel carcere di essere esposto a gravissimi rischi per la propria incolumità personale considerando il suo stato di prostrazione. Tutto qui».

«Con tutto il rispetto per l'amico Giro credo che le sue premure siano del tutto infondate. Alessio Burtone con il gravissimo gesto che ha commesso si è dimostrato un soggetto socialmente pericoloso che non merita di rimanere agli arresti domiciliari. Un atteggiamento di questo genere sarebbe visto da tutta la città di Roma come una pericolosa indulgenza, un atto di ingiustizia ed un esempio assolutamente negativo», aveva replicato ieri a Giro il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

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