Bimbo ucciso nel Tevere, padre assassino
a moglie: se mi lasci ammazzo tuo figlio

Le ricerche del bimbo nel Tevere (foto Massimo Percossi - Ansa)
Le ricerche del bimbo nel Tevere (foto Massimo Percossi - Ansa)
di Sara Menafra
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Lunedì 6 Febbraio 2012, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 14:14
ROMA - Aveva picchiato la compagna pi volte, anche se lei non aveva mai voluto denunciarlo. L’ultima volta due giorni prima della tragedia, quando l’aveva riportata nella casa materna di Trastevere, provata dall’anoressia, con un segno di coltello sul braccio, sussurrandole una promessa: «Se mi lasci ammazzo tuo figlio». Eppure nessuno tra i familiari e gli amici immaginava che Patrizio Franceschelli, 26 anni, disoccupato, avrebbe tenuto fede a quella minaccia, quando all’alba di sabato scorso, con la neve che imbiancava Roma, si è presentato nella stessa casa per rapire il figlio di entrambi, il piccolo Claudio di appena sedici mesi, e buttarlo nel fiume dopo una fuga di oltre un chilometro.



In attesa dell’interrogatorio di convalida che si svolgerà questa mattina nel carcere di Regina Coeli, i carabinieri del nucleo radiomobile, guidati dal colonnello Mauro Conte, e il pm Attilio Pisani stanno cercando di ricostruire la storia di Patrizio Franceschelli e della compagna, Claudia Maccarelli, da giorni ricoverata all’ospedale Santo Spirito per gravi problemi di anoressia e depressione. Nel 2010 Franceschelli era stato arrestato due volte per traffico di stupefacenti, finendo in entrambi i casi agli arresti domiciliari. E probabilmente aveva qualche problema di dipendenza. Non lavorava, ma aveva convinto Claudia a vivere con lui nella casa di sua madre, a Corviale, assieme al bambino.



Un rapporto difficile, fatto di litigi continui, che era peggiorato man mano che Claudia sprofondava in una spirale di depressione e anoressia che lui, raccontano i familiari, pretendeva di curare forzando la donna a mangiare contro la sua volontà. La ragazza aveva spesso trovato rifugio nella casa materna, in via degli Orti di Alibert a Trastevere, portando il bambino con sé. L’ultima lite a metà settimana. Patrizio aveva accompagnato la ragazza dalla madre. La giovane sembrava sconvolta, incapace di riconoscere persino i familiari. Una situazione tanto grave da spingere Rita ad accompagnare immediatamente Claudia al pronto soccorso e ad accettare il ricovero al Santo Spirito. La nonna sapeva anche delle minacce che Patrizio aveva fatto alla compagna, di quella frase: «Se mi lasci ammazzo tuo figlio» che le aveva ripetuto più volte, urlando. Ma, tra una tempesta e l’altra il rapporto con il giovane aveva avuto anche degli sprazzi di luce. Franceschelli era abituato a considerare la casa di via Orti d’Alibert come fosse la sua, a frequentarla per vedere il bambino quando voleva, senza problemi. Nei giorni di festa c’era stato più volte, l’ultima per portare il piccolo Claudio a vedere le giostre in piazza Navona.



Dopo la lite di metà settimana non si era fatto più sentire, neppure una telefonata. Fino a sabato mattina, all’alba. La lite con Rita, la fuga col bambino fra le braccia, fin al ponte Mazzini da dove l’ha buttato nel fiume urlando. Alla scena hanno assistito un agente della polizia penitenziaria e la sorella di Claudia, incinta al nono mese. Entrambi saranno ascoltati nei prossimi giorni dai magistrati che hanno in programma di sentire più volte anche Patrizio. Subito dopo l’arresto, lui ha detto solo: «Ho buttato mio figlio nel Tevere».
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