Bestemmia e barzellette di Berlusconi,
Osservatore Romano: deplorevoli battute

Silvio Berlusconi (foto Maurizio Brambatti - Ansa)
Silvio Berlusconi (foto Maurizio Brambatti - Ansa)
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Sabato 2 Ottobre 2010, 13:19 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 01:40
ROMA (2 ottobre) - Ci mancava solo la bestemmia dentro la barzelletta del presidente: comincia cos l'editoriale di Avvenire firmato M. T., le iniziali del direttore Marco Tarquinio, all'indomani del video pubblicato dal sito de L'Espresso, in cui Berlusconi racconta una barzelletta contro Rosy Bindi che si conclude con una bestemmia. «C'è una cultura della battuta a ogni costo che ha preso piede e fa brutta la nostra politica. E su questo tanti dovrebbero tornare a riflettere - esorta il quotidiano dei vescovi - Ma su ogni uomo delle istituzioni, su ogni ministro e a maggior ragione sul capo del governo grava, inseorabile, un più alto dovere di sobrietà e di rispetto. Per ciò che si rappresenta, per i sentimenti dei cittadini e per Colui che non va nominato invano».



«Insopportabile bestemmia». Per il giornale dei vescovi è una «insopportabile bestemmia» quella pronunciata da Berlusconi: «Si potrebbe ragionare - scrive Avvenire - all'infinito sullo strano timer che governa il "rilascio" mediatico - come se si trattasse di mangime per pesci o polli - di battute e gaffe "private" (o semi-pubbliche) del premier. E non sarebbe un ragionare strano o inutile. Ma il problema principale stavolta non è il timer. Il problema è il deposito di battute e gaffe (vere o presunte). Il problema è che dal deposito sia affiorata anche un'insopportabile bestemmia (anche se vecchia di mesi e mesi non è, purtroppo, meno tale)».



L'Osservatore Romano: «Deplorevoli battute che offendono il sentimento dei credenti e la memoria sacra dei sei milioni di vittime della Shoah». Così il giornale definisce le barzellette di Berlusconi, parlando delle «nuove tensioni e polemiche» che attraversano l'Italia, «in un clima già turbato dall'inquietante e oscuro episodio dell'attentato al direttore del quotidiano Libero. In questo contesto appaiono tanto più deplorevoli alcune battute del capo del Governo, più o meno recenti e di cui peraltro Berlusconi si è subito scusato, che offendono indistintamente il sentimento dei credenti e la memoria sacra dei sei milioni di vittime della Shoah. Rendendo tristemente attuale quanto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana aveva detto lunedì scorso e cioè: “Il linguaggio in uso nella scena pubblica deve essere confacente a civiltà ed educazione. Fa malinconia l'illusione di risultare spiritosi o più incisivi, quando a patire le conseguenze è tutto un costume generale».



Enrico Letta: l'Italia non può tollerare un premier così. «Credo che l'Italia non possa permettersi un primo ministro così - dice il vicesegretario del Pd, Enrico Letta - Se la bestemmia fosse scappata ad un altro presidente del Consiglio sarebbe venuto giù il mondo, l'ha detta Berlusconi e noto reazioni troppo timide e questo mi preoccupa, perché significa che da lui si tollera tutto. Penso che tutte queste esternazioni di ieri, dall'invettiva contro la magistratura alla solita, insopportabile battuta sessista nei confronti della Bindi, denotino un presidente del Consiglio che è, come dire? fuori...».



Lupi: il premier si è scusato, niente strumentalizzazioni. «Berlusconi ha sbagliato, mi sembra che il presidente abbia chiesto scusa - replica il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl) - Quando accadono questi fatti ci sono solo poche cose da fare: dare un giudizio, e lui ha sbagliato, chiedere scusa, e lui lo ha fatto, e, per un cattolico, andarsi a confessare. E' inutile continuare ad alimentare polemiche e strumentalizzare. Mi piacerebbe che per il bene comune del Paese la politica si concentrasse sul contenuto del discorso di Berlusconi in Parlamento. Il futuro? Sono convinto che si deve avere fiducia nella fiducia e penso che la legislatura andrà avanti fino al 2013».



Monsignor Fisichella: la bestemmia va contestualizzata. «Bisogna sempre in questi momenti saper contestualizzare le cose - dice monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione - Certamente non bisogna da un lato diminuire la nostra attenzione, quando siamo persone pubbliche, a non venir meno a quello che è il nostro linguaggio e la nostra condizione. D'altra parte credo che in Italia dobbiamo essere capaci di non creare delle burrasche ogni giorno per strumentalizzare situazioni politiche che hanno già un loro valore piuttosto delicato. Ritengo anche che si debba fare di tutto per evitare il conflitto e dobbiamo quindi guardare a cose più importanti e sono convinto che anche i mezzi di comunicazione faranno la loro parte».



Rosy Bindi: amareggiata dalle parole di Fisichella. «Fin da piccola mi hanno insegnato a non pronunciare il nome del Signore invano. È una profonda, intima convinzione della mia fede, un segno di rispetto verso me stessa e gli altri e una regola di buona educazione. Sarò all'antica, ma mi amareggia profondamente e mi turba constatare che per un pastore della mia Chiesa, anche se voce isolata rispetto a quelle di altri pastori, di Avvenire e Famiglia Cristiana, ci sarebbero occasioni e circostanze nelle quali è possibile derogare anche dal secondo comandamento - dice Rosy Bindi commentanto monsignor Fisichella - Basta solo valutare il contesto per giustificare espressioni sguaiate, irriverenti e persino blasfeme. Anch'io penso che contestualizzare fatti e parole sia importante: aiuta a interpretare meglio gli eventi, a capire le responsabilità, a distinguere tra azioni volontarie e involontarie, tra reato e peccato. La contestualizzazione è in fondo un esercizio di laicità ma potrebbe diventare relativismo. Se è così, c'è qualcosa di contraddittorio e profondamente diseducativo nel minimizzare la blasfemia del premier. Come si può condurre in modo credibile la battaglia contro il relativismo etico e la perdita di valori della nostra società se poi nel giudizio ci si ferma davanti alla soglia dei potenti? Ha senso invocare l'impegno di una nuova generazione di politici cattolici, chiamati a fare la giustizia e a dare il buon esempio nel servizio alla comunità, e poi autorizzare volgarità e bestemmie a seconda dei contesti? Non c'è giustizia se non è accompagnata da un pò di onestà, di coerenza personale e per i credenti non c'è carità senza verità». So bene, conclude Bindi, «quanto sia difficile l'azione pastorale dei nostri vescovi, quanto complesso l'impegno di evangelizzazione e di formazione di una forte e libera coscienza cristiana. Ma non vorrei che questa fatica fosse vanificata da troppe frettolose contestualizzazioni».
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