Antonio Caprarica lascia la Rai
"L'azienda mi perseguita"

Antonio Caprarica lascia la Rai "L'azienda mi perseguita"
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Mercoledì 18 Dicembre 2013, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 10:16
LONDRA - Antonio Caprarica, storico corrispondente Rai da Londra, tronca il rapporto con la tv pubblica e annuncia azioni giudiziarie, denunciando «pressioni con metodi inammissibili e offensivi». «Di fronte al mio rifiuto della proposta di andare via dall'azienda con un incentivo - spiega all'agenzia Ansa - ho ricevuto contestazioni risibili».



«Avevo ancora due anni e mezzo di lavoro davanti a me ed ho per questo rifiutato la proposta di andare via con incentivo - spiega Caprarica -. Prima la Rai mi ha mandato un auditing, che non ha trovato e non poteva trovare niente. Poi mi ha inviato in data 7 ottobre una lettera di contestazioni di violazioni di regole burocratiche interne, come ad esempio la mancanza di una procura negoziale per potere assumere collaboratori».



«Tale potere - sostiene Caprarica - è comunque implicito nella nomina di corrispondente capo, nessuno mi ha mai chiesto la procura e se fosse effettivamente servita avrebbe dovuta darmela l'azienda. Poi mi hanno contestato la mancanza di una gara europea per la scelta dei collaboratori. A Londra non abbiamo dipendenti fissi ma solo collaboratori esterni, che lavorano lì da 30 anni e ho già trovato quando sono arrivato. Eppure la Rai di Gubitosi contesta a me di non aver fatto la gara. E la stessa situazione c'è a Berlino e in altre sedi e nessuno ha mai dato indicazioni in questo senso».



«Senza nemmeno aspettare una mia risposta - dice ancora il giornalista - mi ha convocato il direttore generale dicendomi che se fossi andato via il procedimento disciplinare sarebbe decaduto. Io ho risposto che dalla Rai sarei uscito solo a testa alta e, a quanto mi risultava, l'azienda aveva già contattato un collega a cui aveva offerto la sede di Londra, cosa che il dg non ha potuto negare».



«Il 14 novembre - racconta ancora - ho prodotto le mie difese comprese la registrazione delle parole del direttore del personale che nel contestarmi la lettera aveva ammesso che alcuni di quegli addebiti erano risibili e pretestuosi. La reazione della Rai il 21 novembre è stata inviarmi un'altra lettera di addebito. E, negandomi il diritto alla difesa, la direzione del personale mi ha inviato due lettere consecutive, invitandomi ad astenermi dalla gestione amministrativa della sede, di fatto esautorandomi dalle mie funzioni».



«Non ci vuole un'intelligenza particolare per capire che non c'è stato nessun tribunale equanime nei miei confronti - prosegue Caprarica -. Anche il cda, da me tenuto al corrente, non ha dato segni di vita. D'altronde l'8 novembre il dg ha tenuto a sottolineare che la materia era di sua esclusiva competenza. Infine la Rai mi ha proposto alcuni mesi di ferie pagate prima di andare via, cosa che ho rifiutato perché non si sprecano così i soldi dei dipendenti».



«Ho deciso quindi di andar via per giusta causa per consentire che sia un tribunale vero a giudicare -

prosegue Caprarica -. Provo un'infinita amarezza di fronte al vertice di un'azienda, a cui ho dato la vita, che non ha alcun rispetto per il suo passato, nè per il capitale umano di cui cerca brutalmente di disfarsi».



«Antonio Caprarica sostiene di essere stato costretto a dimettersi dalla Rai con "pressioni e metodi inammissibili e offensivi". Gli esprimo solidarietà e

amicizia». Lo afferma il senatore del Pd Corradino Mineo. «Soprattutto spero che il direttore generale, Luigi Guibitosi - prosegue Mineo - abbia la bontà di spiegarci come mai abbia deciso di liberarsi di un bravo giornalista come Caprarica e, invece, di assumere all'esterno una lunga fila manager esecutivi: dal responsabile amministrativo a quella delle relazioni istituzionali, dal capo dell'audit al responsabile della sicurezza».



«La Rai va certo riformata - prosegue Mineo - partendo dalla ridefinizione della sua missione culturale, del ruolo che può giocare nel panorama informativo e della capacità di sostenere il meglio della produzione audiovisiva nazionale. Purtroppo tutto fa pensare che l'attuale dg si occupi più di rafforzare il proprio potere in azienda che di promuovere la Rai. In America, quando un manager si comporta così, i mercati ne deducono che sta per svendere».