È stato accolto dalla Cassazione, con rinvio per un nuovo esame davanti alla Corte di Assise di Bergamo, il ricorso della difesa di Massimo Bossetti - l'uomo condannato all'ergastolo in via definitiva per l'omicidio della minorenne Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra (Bergamo) - in tema di indagini difensive funzionali all'eventuale provvedimento del giudizio di revisione del processo.
La Prima Sezione penale della Suprema Corte ha infatti annullato con rinvio l'ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di Assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell'eventuale revisione del processo. Adesso, in seguito alla decisione emessa in camera di consiglio dagli 'ermellini,' al termine di una discussione a porte chiuse, la Corte di Assise di Bergamo dovrà consentire alla difesa la ricognizione dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, stabilendo contestualmente le opportune cautele idonee a garantirne l'integrità.
Il processo
All'esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, la Corte di Assise - spiegano fonti della Cassazione - dovrà valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità.
Il Dna
Tuttavia, come emerso nei dibattimenti che si sono aperti in seguito ai tentativi della difesa di riaprire il processo e giocare la carta della revisione, la prova regina che ha puntato il dito contro Bossetti - il campione genetico 31 G20 che raccoglieva la traccia del suo Dna, trovato sui leggins della vittima - a furia di essere analizzata è esaurita. Quindi l'esame del Dna su quella traccia non può più essere eseguito. Tra circa un mese si dovrebbero conoscere le motivazioni della decisione emessa questa sera dai supremi giudici, e si capirà con precisione per quali reperti è stato consentito l'accesso da parte della difesa dell'imputato.