Il record di Virginia, tre volte positiva al Covid in meno di un anno: «Prima l'angoscia, ora la rabbia con i no vax»

La rabbia di una mamma: "Tuteliamo chi si è vaccinato e chi non può farlo per motivi di salute"

Virginia, tre volte positiva in un anno: «Prima l'angoscia, ora la rabbia. Basta tutelare i no vax»
Virginia, tre volte positiva in un anno: «Prima l'angoscia, ora la rabbia. Basta tutelare i no vax»
di Enrico Chillè
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 17:23

Tre volte positiva al Covid in meno di un anno. È la vicenda di Virginia Coccia, una donna che vive a Roma con il marito e i loro due figli, e che oggi spiega: «La prima esperienza è stata angosciante e ho avuto paura, ora il sentimento che predomina è la rabbia per misure politiche spacciate per misure sanitarie».

La prima positività

Intervistata da Leggo, Virginia racconta la propria esperienza. I primi a risultare positivi sono stati il marito e la figlia maggiore, l'8 gennaio scorso. Il giorno successivo, il tampone si è rivelato positivo anche per Virginia e per il figlio più piccolo. «La prima volta è stata brutta e difficile. Non abbiamo avuto sintomi molto gravi, anche se mio marito ha dovuto ricorrere al cortisone e all'antibiotico per una brutta tosse. Mio figlio piccolo non ha avuto alcun sintomo, io e mia figlia invece siamo state colpite a livello muscolare e fisico: eravamo spossate, facevamo fatica anche a mangiare» - racconta la donna - «Pur senza sintomi gravi, quello che ci ha colpito duramente è stato il Long Covid. Mesi dopo la negativizzazione, infatti, ho accusato uno dei sintomi del Long Covid, cioè la nebbia mentale, per un po' di tempo. Senza contare la spossatezza: non avevo affanno, ma mi stancavo facilmente».

La seconda positività

Neanche il tempo di riprendersi e, a marzo, arriva anche la seconda positività. «Avevamo avuto un contatto con un positivo, pensavamo di stare tranquilli perché avevamo tutti gli anticorpi dopo il primo contagio.

Con il test sierologico avevo scoperto di averne meno rispetto alla mia famiglia e sono stata l'unica a essere nuovamente contagiata» - racconta ancora Virginia - «Quell'esperienza è stata diversa, ci eravamo già passati e ci sentivamo più forti rispetto a gennaio. Non è stato comunque piacevole, sono rimasta isolata dalla mia famiglia e ho passato la quarantena da sola, in camera da letto. Avevo solo lievi sintomi, prima di scoprire di essere positiva pensavo fosse un colpo di freddo».

Il vaccino in estate

Dopo le due positività, con l'apertura graduale delle prenotazioni per fasce d'età, Virginia e suo marito, tra giugno e luglio, hanno potuto vaccinarsi con, rispettivamente, Moderna e Pfizer. La dose booster era programmata per il prossimo gennaio, ma la nuova ondata di contagi ha stravolto i piani.

La terza positività

Arriviamo infine agli ultimi giorni di questo 2021, con l'impennata di contagi causata principalmente dalla variante Omicron e la terza positività in meno di un anno. «Questa ondata ha coinvolto tutta la mia famiglia, quella di mio marito e diversi amici. In questi giorni sono sempre di più le persone intorno a noi che risultano positive» - spiega Virginia Coccia - «A differenza delle altre due volte, oggi non ho alcun sintomo, mentre mio marito ha tosse e ha ripreso la terapia a base di cortisone. Mia figlia ha un po' di tosse e qualche dolore alle ossa, mio figlio invece solo qualche linea di febbre».

«Prima tanta angoscia, ora solo rabbia. Basta tutelare i no vax»

Se con la prima infezione, come è normale che sia, Virginia Coccia ha provato angoscia e timore, ora il sentimento che predomina è senza dubbio l'amarezza. «Mi sono sempre fidata della scienza, ho sempre fatto vaccinare i miei figli anche se non a cuor leggero. Sappiamo benissimo che il vaccino non evita di contagiarsi, ma evita la malattia grave: il nostro caso lo dimostra. Credo di essere particolarmente suscettibile a questo virus, ma nessuno ha mai voluto condurre delle indagini in tal senso», spiega ancora la donna. Che della prima infezione ricorda soprattutto la paura: «Siamo stati fortunati, abbiamo avuto intorno parenti e amici che ci hanno sostenuto in ogni modo. Ci facevano la spesa, ci portavano cibi pronti, chiacchieravano con noi sotto le finestre. Io però avevo paura, mi sentivo piegata nell'anima, temevo che di noi quattro qualcuno ne potesse uscire male e, da mamma, speravo solo che potesse capitare a me e non ai miei figli. Il tutto, mentre intorno a noi c'erano persone che continuavano a ripetere che il virus non esiste e che il Covid è solo un'influenza». 


Rispetto a un anno fa, le impressioni e i sentimenti sono cambiati radicalmente: «In questo momento prevale la rabbia. Mi ritrovo per la terza volta in questa situazione, costretta all'isolamento, perché dobbiamo continuare a tutelare quel 15-20% di persone che non vogliono vaccinarsi. Le famiglie sono costrette anche ad affrontare le spese per i tamponi, non è giusto. Inoltre non tutti possono permettersi di restare a casa, mio marito è un libero professionista e se non lavora, non guadagna. Le varianti continueranno a svilupparsi attraverso i contagi dei non vaccinati».

«Serve il lockdown per i non vaccinati»

Con le nuove norme stabilite ieri dal Governo, per chi ha la dose booster non sarà più necessaria la quarantena in caso di contatti con un positivo. «Sono d'accordo con questa misura, ma non sono più d'accordo con la tutela che diamo ai non vaccinati: per loro serve il lockdown. Non si tratta più di una misura sanitaria, ma esclusivamente politica. Dobbiamo poi distinguere chi non si vaccina per paura o per principio da chi non si vaccina perché non può farlo per motivi di salute. Perché una persona, che vorrebbe vaccinarsi ma non può farlo, è costretta ad affrontare il costo dei tamponi ogni 48 ore per andare a lavorare?» - spiega Virginia Coccia - «Nessuno si è vaccinato a cuor leggero, anche perché tutti, chi più e chi meno, sono stati male nelle ore successive all'inoculazione, anche se al massimo per due giorni. I no vax adesso devono stare a casa, se hanno soldi da spendere per tamponarsi ogni 48 ore evidentemente possono anche restare a casa e mangiare comunque».

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