Era noto come "il pacificatore", tanto amato dai suoi parrocchiani e stimato dai colleghi che nel 2015 Papa Francesco lo aveva nominato vescovo ausiliare di Los Angeles. Enorme quindi lo choc e il lutto quando Monsignor David O'Connell è stato trovato ucciso da un colpo di pistola al petto, nel pomeriggio di sabato, in un quartiere residenziale di Los Angeles. La notizia è venuta dall'arcivescovo in persona, José Gomez: «Non abbiamo parole per esprimere la nostra tristezza. Come sacerdote e poi come vescovo David è stato un uomo di profonda fede, un uomo che portava la pace, con un cuore per la condizione dei poveri e degli immigrati e la passione di costruire una comunità».
Ieri pomeriggio la polizia non aveva ancora trovato indizi che puntassero su possibili colpevoli. Non aveva neanche identificato la persona che aveva chiamato il numero delle emergenze per avvertire che al numero 1500 di Janlu Avenue, nella zona residenziale di Hacienda Heights, c'era «un individuo ferito che non respirava e sanguinava». Ieri sera l'Arcidiocesi si limitava a dire che O'Connell era morto in modo «inatteso», mentre le autorità hanno confermato che era stato un «omicidio». Invece chiedevano a chiunque avesse informazioni di rivolgersi alla polizia, e comunicavano anche un numero per informazioni anonime. Certo il vescovo operava nei quartieri fra i più difficili e poveri della città, nella zona sud di Los Angeles.
David O'Connell era nato nel 1953 in Irlanda, aveva studiato a Dublino ed era nell'arcidiocesi di Los Angeles dal 1979, dove era stato sacerdote in varie parrocchie e dove era diventato membro della squadra interdiocesana per l'assistenza all'immigrazione nella California del Sud dove aiutava a coordinare l'azione della Chiesa verso le famiglie che provenivano dal centro America. Ultimamente aveva compiti pastorali nella chiesa di S. Frances Cabrini e in quella dell'Ascensione, aveva cioè due congregazioni, per un totale di 4000 famiglie e due scuole in aree afflitte da gravi problemi di sopravvivenza. Era però noto e molto amato per il suo infaticabile lavoro a favore dei migranti, e in particolare dei bambini, dei quali favoriva l'iscrizione a scuola e molti dei quali lo hanno ripagato non solo diplomandosi ma continuando gli studi e ottenendo la laurea.
O'Connell aveva allora già al suo attivo 37 anni come sacerdote in varie parrocchie: «Essere pastore per un'area per così tanti anni significa conoscere le persone, i loro figli - aveva raccontato quel giorno di agosto del 2015 - Li hai sposati, hai battezzato i loro figli, hai sposato i loro figli. Sanno dove andare se hanno bisogno di aiuto. Puoi far parte delle loro lotte: lotta per aiutare gli immigrati, per aiutare i poveri, per aiutare le persone in emergenza. Puoi far parte di così tante famiglie. È un modo molto significativo di vivere».