Veronesi, il figlio choc: «Alla fine
papà non ha voluto essere curato»

Alberto Veronesi abbraccia Sala
Alberto Veronesi abbraccia Sala
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Giovedì 10 Novembre 2016, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 16:57

MILANO - «In fondo lui che ha sempre predicato l'eutanasia, cioè il diritto di non soffrire, in qualche modo non ha voluto essere curato alla fine». Lo ha spiegato Alberto Veronesi, figlio dell'oncologo Umberto, ricordando le ultime ore di vita del padre parlando con i giornalisti a margine della camera ardente. 



«Non ha voluto essere ricoverato, non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n'è andato in maniera naturale - ha aggiunto -. Nessuno pensava che ci sarebbe stato un decorso così rapido, pensavamo addirittura di festeggiare i suoi 91 anni il 28 novembre». «Invece, adesso, ricordiamo l'ultimo compleanno in cui ha raccontato tutta la sua vita». 
 

 

Una folla commossa e nutrita sta rendendo omaggio all "maestro del saper vivere". In tanti, milanesi doc e d'adozione ma anche molti italiani di passaggio nel capoluogo lombardo, sono in coda. Ci sono "vecchi laureati" - come dice Franco Iacona, 74 anni - dell'università Cattolica di Milano ma anche tantssimi pazienri del professor Veronesi. "Ha creato una corrente di pensiero - dicono - si deve molto a lui più che alle istituzioni". Tra la gente in fila anche la cantante Rita Pavone, che è stata paziente dall'oncologo e lo ha ricordato così: «A qualunque ora lo chiamassi, lui c'era sempre, c'era sempre per tutti. Era una persona di una tale cortesia e disponibilità, per me ha fatto molto, ma preferisco tenerlo per me». L'ex ètoile Carla Fracci è arrivata alla camera ardente insieme al marito: « Veronesi ha creato e lascia molto - ha spiegato - ha aiutato l'umanità. È stato così vicino a tutti e sempre sorridente. Questa è la cosa straordinaria di quest'uomo, la sua intelligenza, il suo genio. È una grande perdita».

Tra i visitatori anche molti giovani. Tre di loro, tutti 15enni, hanno voluto rendere omaggio all'oncologo una volta usciti da scuola perché «ci sembrava giusto». «Lo conoscevamo perché ce ne parlavano le nostre famiglie», spiegano ricordandolo per «le sue lotte contro il cancro e per la legalizzazione della cannabis». «Io - aggiunge un altro di loro - ne ho sentito parlare perché l'anno scorso mia nonna è morta di cancro e aveva fatto qualcosa con la Fondazione Veronesi». «La Regione Lombardia potrebbe proporre di intitolare a Umberto Veronesi l'Istituto nazionale dei tumori», propone Riccardo De Corato, ex vicesindaco del  capoluogo lombardo. 

La camera ardente resta aperta oggi fino alle 22.30. La cerimonia di commemorazione civile domani alle 11.


 

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