Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi: nuovi interrogatori. La famiglia: «Noi all'oscuro»

L'obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze

Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi: nuovi interrogatori. La famiglia: «Noi all'oscuro»
Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi: nuovi interrogatori. La famiglia: «Noi all'oscuro»
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 22:37

È ancora un giallo senza risposte quello di Emanuela Orlandi, la figlia di alto dipendente del Vaticano scomparsa senza lasciare traccia, un mistero che va avanti da quasi 40 anni. Tanti sono passati da quel 22 giugno 1983 quando Emanuela sparì nel nulla, appena quindicenne. Indagini, illazioni, depistaggi, che hanno portato ad una altalena di speranze e delusioni. La famiglia non si è mai arresa. «È un sacrosanto diritto avere verità e giustizia, non ci rinunceremo mai», ripete da anni il fratello Pietro, persino di recente in occasione della scomparsa del papa Emerito Benedetto XVI. Dopo l'archiviazione delle indagini da parte della Procura di Roma, Pietro era tornato a chiedere giustizia direttamente al Tribunale Vaticano, presentando una denuncia di scomparsa alla Gendarmeria e al Promotore di Giustizia. 

Emanuela Orlandi, le nuove indagini della magistratura vaticana

E oggi la notizia che il Pm vaticano ha dato seguito alla richiesta. La famiglia Orlandi aveva presentato un'istanza per la prima volta nel 2017. Il fascicolo era stato aperto «ma da allora non è stato fatto niente, non è stato interrogato nessuno», ha denunciato più volte l'avvocato di famiglia, Laura Sgrò. Che invano ha anche chiesto che venisse sentito il boss mafioso Pippo Calò. All'epoca dei fatti, nel 1983, era a Roma, era un personaggio a conoscenza «di quello che succedeva», collegato alla banda della Magliana, ritenuta, nel novero delle ipotesi, coinvolta nella scomparsa della ragazza. Emanuela Orlandi, che oggi avrebbe più di cinquant'anni, scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza è la figlia quindicenne di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano. A maggio era già scomparsa un'altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, e i due casi vengono quasi subito collegati. In questi termini - come di «una stessa cosa» - ne ha parlato Ali Agca, l'attentatore del Papa, ma non sono mai emersi elementi concreti che avvalorassero questa pista. Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi, nè le due ragazze avevano frequentazioni in comune. 

Tornando al caso di Emanuela, quella che sembrava la comune scomparsa di una adolescente si trasforma in un giallo internazionale che coinvolge in pieno la Santa Sede. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l'attentato di Agca contro Wojtyla. Il Papa interviene con diversi appelli. La presenza della Orlandi, negli anni, è segnalata in diverse località ma le rivelazioni non sono mai risultate attendibili. Senza elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997. Poi la banda della Magliana, che spesso era stata tirata in ballo nella vicenda, rientra in primo piano a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda.

Emanuela Orlandi, secondo la Minardi, sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all'Ospedale San Camillo. Ma neanche su questa pista emergono prove concrete. 

Le ultime rivelazioni

Nulla di fatto neanche dopo le analisi svolte sulle ossa rinvenute nella cripta di Sant'Apollinare, a Roma, nella quale era stato sepolto, in deroga ad ogni norma, proprio il boss Renatino De Pedis. Nel 2016 l'archiviazione dell'inchiesta da parte della Procura di Roma, confermata dalla Cassazione. Poi la denuncia alle magistratura vaticana. Nell'ottobre 2018, un altro giallo: il Vaticano dà il via libera all'analisi del dna su alcune ossa ritrovate durante dei lavori nella sede della Nunziatura Vaticana di Via Po a Roma. Ma le indagini accertano che non ci sono legami né con Emanuela Orlandi, né con Mirella Gregori. L'11 luglio 2019 si effettua un'ulteriore ispezione ma stavolta in Vaticano, in due tombe del cimitero Teutonico, quelle delle principesse Sofia di Hohenlohe-Waldenburg-Bartenstein e Carlotta Federica di Meclemburgo-Schwerin. Al loro interno non vengono però rinvenuti resti umani; tuttavia, nell'adiacente edificio che ospita il Collegio Teutonico, è stata individuata una grande quantità di ossa umane, che raccolte in ventisei sacchi, sono poi esaminati da un perito. Terminata tale procedura, gli organi inquirenti del Vaticano chiedono e ottengono l'archiviazione del fascicolo penale da parte del giudice unico, il quale ha concede agli Orlandi di esaminare privatamente i reperti. Il decreto di archiviazione è stato comunque impugnato dal legale di fiducia della famiglia Orlandi. Gli ulteriori accertamenti, hanno infine escluso la presenza dei resti di Emanuela tra i reperti esaminati. L'avvocato Laura Sgrò informa la stampa nel maggio del 2021. Ultima puntata prima di Natale, la proposta di legge per l'avvio di una commissione di inchiesta parlamentare.

L'avvocato della famiglia: «Noi all'oscuro»

«Noi ne siamo all'oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati». Lo dice la legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, commentando con l'Ansa la notizia della riapertura delle indagini vaticane sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Il fratello Pietro: «Spero di essere ascoltato»

«Mi colpisce la riapertura delle indagini, una riapertura improvvisa. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga». Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, commenta così all'Adnkronos la notizia di una nuova riapertura del caso decisa dal promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria. «Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di aprire una inchiesta parlamentare - continua - Magari potrebbe nascere una collaborazione tra Stato italiano e Vaticano, mancata per 40 anni. È chiaramente una notizia positiva e mi auguro di essere sentito dagli inquirenti».

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