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Usa, fratelli abusati dal padre si barricano 3 mesi nella loro camera: «Lasciateci con mamma»

Ty e Brynlee Larson erano ricorsi a questo gesto estremo per sottrarsi all'ordine di un giudice che voleva farli tornare a vivere con il padre

Usa, fratelli abusati dal padre si barricano 3 mesi nella loro camera: «Lasciateci con mamma»
Usa, fratelli abusati dal padre si barricano 3 mesi nella loro camera: «Lasciateci con mamma»
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Sabato 18 Marzo 2023, 10:16 | 4 Minuti di Lettura

Dopo essersi barricati per tre mesi nella loro camera, Ty e Brynlee Larson hanno ieri riconquistato la libertà. I due fratelli dello Utah, Ty di 15 anni e la sorella Brynlee di 12, erano ricorsi a questo gesto estremo per sottrarsi all'ordine di un giudice che voleva farli tornare a vivere con il padre. Ty e Brynlee sostengono da anni che il padre ha abusato sessualmente e mentalmente di loro e vogliono restare con la madre. Ma i due ragazzi non sono stati creduti dal giudice, e quando lo scorso dicembre sono arrivati gli agenti per prelevarli, loro hanno deciso di proteggersi chiudendosi in camera. Ty ha anche cominciato a raccontare la sua vicenda su TikTok, con il risultato che centinaia di migliaia di persone hanno scoperto la loro vicenda e si è creato un movimento di opinione perché il giudice cambiasse la sua sentenza.


Lo scorso lunedì finalmente il giudice Derek Pullan ha ammesso: «Oggi sono emerse nuove informazioni riguardanti gravi accuse di abuso». Pullan ha sostenuto che «le accuse di abusi sessuali e altri tipi di abusi contro i bambini per mano di Brent Larson sono state presentate dopo la sentenza di questa corte in merito all'affidamento». La dichiarazione, quasi un scusa, è apparsa incredibile considerato che Brent Larson è stato oggetto di indagini sia da parte del procuratore della contea di Salt Lake City, sia da parte del procuratore federale dello Utah sin dal 2018. Anzi è ancora sotto inchiesta. Eppure il giudice Pullan non ha dato ascolto ai due ragazzi, né evidentemente ha sentito i procuratori, ma ha preferito credere alla teoria della «sindrome da alienazione parentale» o "PAS" (Parental Alienation Syndrome). Il padre dei due ragazzi ha infatti presentato in tribunale una esperta di questa molto discussa teoria psicologica e il giudice l'ha accolta in pieno nonostante negli Stati Uniti sia fortemente contestata e non sia neanche stata accettata nel "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders", la bibbia dei disordini mentali. La teoria sostiene che in casi di divorzio e affidamento particolarmente difficili, un genitore può spingere i figli giovani a odiare l'altro genitore, facendo loro un vero e proprio lavaggio del cervello fino a far loro credere che l'altro genitore sia violento o crudele. Il giudice ha accolto la teoria al punto di pretendere che i due ragazzini venissero trasferiti in un campo di recupero, dove per almeno tre mesi sarebbero stati separati dalla madre e avrebbero potuto solo vedere il padre.
Nelle comunicazioni TikTok che Ty ha fatto però è facile vedere che il ragazzino è ragionevole, sicuro di sè, molto preciso nelle sue denunce, spaventato all'idea di essere costretto a essere relegato in un campo lontano dalla madre e dai suoi amici, e molto deciso anche a proteggere la sorella più giovane. La loro storia ha messo a disagio gli stessi poliziotti, che sin da dicembre si sono rifiutati di abbattere la porta della camera barricata, come invece pretendeva il padre che li aveva accompagnati. Ty ha raccontato che la loro vita si è ridotta a correre in gabinetto e a lavarsi solo la notte, a ordinare da mangiare telefonicamente a qualche pizzeria o trattoria locale facendoselo lasciare davanti alla porta sul retro della casa, dove potevano andarlo a prelevare sempre di notte. Le sue conversazioni via TikTok riferivano di come uscivano di camera in punta di piedi, spaventati che potesse esserci qualche poliziotto di guardia, e di come tentavano di evitare di coinvolgere la madre per paura che il giudice la accusasse di oltraggio alla corte e potesse ordinarne l'arresto.


IL PUBBLICO E IL GIUDICE
Le pressioni via internet hanno ottenuto che il sito di indagini giornalistiche ProPublica cominciasse a scrivere del caso, e cominciasse a fare domande alla polizia, ai procuratori, ai giudici. Alla fine la pressione del pubblico ha spinto lo stesso ufficio dello sceriffo a chiedere al giudice di riaprire il caso. Il giudice ha precisato però che se l'inchiesta su Larson non si concluderà con una incriminazione, la sua sentenza originale tornerà in vigore. Nel frattempo il padre insiste sulla propria innocenza, e sostiene che le indagini del 2018 così come quelle in corso adesso sono basate su «accuse false». Ty e Brynlee dal canto loro hanno spiegato di non sentirsi ancora al sicuro: «È' come essere persi in un bosco e di colpo ti trovi in uno spazio aperto e col sole, ma devi ancora camminare per uscire dal bosco».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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